Diritti tv al calcio femminile

Diritti tv al calcio femminile

Lanciata
20 giugno 2016
Petizione diretta a
Sergio Mattarella (Presidente della Repubblica) (Presidente della Repubblica) e
PETIZIONE CHIUSA
Questa petizione aveva 12.775 sostenitori

Perché questa petizione è importante

Lanciata da CalcioDonne.it

Le squadre di calcio italiane professionistiche e dilettantistiche si spartiscono i soldi incassati dalle televisioni (1 miliardo) ma le donne del calcio sono fuori. Questa petizione chiede che 1% della somma totale dei diritti TV (RE) venga concessa al calcio femminile!

La legge “Melandri-Gentiloni” stabilisce che la cifra incassata dalla Lega Serie A venga decurtata di un 10 per cento destinato ai settori giovanili e al calcio dilettantistico (al calcio femminile non arriva niente), di un ulteriore 0,5 per cento da destinare all’Autorità garante per le comunicazioni e di una parte ancora inferiore per le squadre di Serie B.

Il calcio in Italia è lo sport nazionale, un sistema che genera un giro di affari pari a 13,7 miliardi di euro. 
Un fatturato che negli ultimi due anni è cresciuto in media del 6,1 per cento all’anno, mentre il prodotto interno lordo italiano non supera il 2 per cento.

Mi chiamo Walter Pettinati e da circa 20 anni mi occupo di calcio femminile con la direzione del sito www.calciodonne.it
Dopo tante lotte inutili ho dovuto constatare, oltre alle continue discriminazioni sulle donne, che alla nostra Federazione poco importa del movimento calcio femminile: sono state fatte solo tante promesse, infrante, e propagande di circostanza ma di concreto non è stato fatto niente. Il femminile serve solo ad adempiere alle normative imposte da EUFA e FIFA che riguardano la partecipazione dei Club e Nazionale di calcio alle competizioni Europee e Mondiali. 

In Italia esiste anche il calcio femminile: ci sono i campionati nazionali di serie A e serie B, la primavera, i campionati nazionali e i settori giovanili, gestiti separatamente dalla FIGC-LND, Comitati Regionali e Settore Giovanile e Scolastico della FIGC. Le società e le calciatrici sono costrette a fare grossi sacrifici per portare avanti l’attività e la loro passione, con la speranza che un giorno l’Italia del calcio e della politica si svegli e scopra che il calcio femminile è uno sport da grandi numeri e attrazione mediatica come in tutto il resto d’Europa.
Il nostro è un calcio diverso, pulito nella filosofia ed etica, dove non esistono falli tattici o simulazioni, dove si gioca per vincere, dove i tifosi applaudono entrambe le squadre senza cori discriminatori. E alla fine è sempre una gran festa.

In tutta Europa e nel Mondo il calcio femminile ha ottenuto un gran successo, con gli stadi strapieni di pubblico e un tifo folkloristico tutto da vedere ma soprattutto da vivere. Un successo costruito nel tempo grazie all’impegno della UEFA e della FIFA che ogni anno finanziano vari progetti a tutte le Federazioni (anche quella Italiana, ma alle società Italiane non arriva niente) ma grazie soprattutto a quei Governi che hanno dato concrete pari opportunità alle loro donne. Da tutto ciò il movimento femminile (non italiano) ha sfornato numeri e ritorni mediatici da capogiro. Noi invece siamo, senza esagerare, il terzo Mondo del calcio!

E’ raccapricciante constatare che il calcio professionistico continui a ignorare (obbligo Under 12 a parte) il movimento delle donne e soprattutto continui ad ignorarci nella famosa “Legge Melandri” nata per dividere i proventi dei diritti tv tra le società di serie A e LND ma anche per finanziare lo sport minore tra cui giace il sotterrato e calpestato il calcio femminile.  

Nella passata stagione la somma dei proventi ha superato il 1 miliardo con una quota del 10% (100 milioni) assegnata, si pensa ma non viene rilasciata informazione certa, alla Lega Nazionale Dilettanti, alla quale appartiene il Dipartimento calcio femminile.

Il presidente Tavecchio niente ha fatto per far crescere il movimento, niente viene fatto per allineare le opportunità delle donne Italiane alle più fortunate avversarie europee. Basti pensare che in Germania ogni società, che partecipa alla Bundesliga, percepisce 800.000 € all’anno contro gli 0€ di una società Italiana.

A nulla è valsa la Vittoria dell’Europeo Under 19 nel 2008 e al fantastico 3° posto conquistato al Campionato del Mondo Under 17 in Costa Rica nel 2014 per dare credibilità ad un movimento in netta espansione in tutto il mondo. Insomma, le nostre donne pur “handicappate” (termine usato da Tavecchio) hanno dimostrato di saper giocare, divertire e vincere.

Con questa petizione voglio sensibilizzare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio On. Matteo Renzi, la ministra Maria Elena Boschi con delega alle Pari Opportunità e il presidente del CONI Giovanni Malagò affinché la legge “Melandri-Gentiloni” venga nuovamente modificata e che assegni al movimento calcio femminile la quota del 1% della somma totale (RE) dei diritti televisivi in modo da permettere la costituzione della Lega Nazionale femminile per gestire il definitivo sviluppo del movimento calcio femminile.

Il ricorso alle “quote rosa”, a mio avviso, è stata una grande sconfitta per una società che si vanta di essere democratica e vuol insegnare il rispetto alle altre culture mentre non rispetta le “sue” donne ma è anche vero che è stato l’unico modo per portare eguaglianza (almeno) in politica. Purtroppo questo obbligo non è servito ad aprire le menti di tanti uomini Italiani, chiusi nei loro ristretti interessi.

Premesso che, 
le donne partecipano al 50% con gli uomini a generare i profitti dei diritti Tv (Legge Melandri):
sono presenti allo stadio con tifoserie organizzate e non violente;
acquistano gli abbonamenti alle Pay TV per vedere il calcio nelle loro case; 
partecipano attivamente e in maniera prioritaria alla vita dei mariti, compagni e fidanzati calciatori; 
parlano di calcio in TV e le relative trasmissioni nazionali non potrebbero farne a meno dei loro punti di vista originali e diversi dai colleghi uomini; 
allenano le squadre giovanili dilettantistiche dove preparano i futuri campioni a generare redditi per le società maschili professionistiche;
presiedono con successo club dilettantistici e professionistici come ha fatto in passato la Dott.ssa Rosella Sensi con la sua A.S. ROMA;
Sono a pieno titolo facenti parte del 50% del mondo calcistico italiano che genera reddito e non è giusto che alle stesse donne non sia concessa il minimo contributo del 1% della somma totale dei diritti Tv (RE) per crescere in maniera libera e indipendente e poter competere con le avversarie europee.

Mi scuso con tutte le donne per averle declassificate al 1% dei maschi ma purtroppo in Italia, per adesso, funziona così e bisogna, tutti insieme, attivarsi per cambiare queste maledette abitudini discriminatorie nei confronti delle donne.

Pertanto, credo che l’unico mezzo per dare le giuste opportunità allo sviluppo del calcio giocato dalle donne sia un’imposizione dei nostri Governanti per assegnare la quota del 1% della somma totale dei diritti TV (Risorse Economiche) della Legge Melandri e permettere di costituire una Lega Nazionale Femminile, direttamente sotto la FIGC (lo scorso anno abbiamo protocollato in FIGC la richiesta con la maggioranza delle firme dei presidenti) in modo che la stessa neo nata Lega possa attingere ai finanziamenti UEFA e FIFA per tutti i progetti presentati a sostegno del femminile e che possa gestire tutto il movimento calcio femminile.

Walter Pettinati 

PETIZIONE CHIUSA

Questa petizione aveva 12.775 sostenitori

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