Nelle passate settimana ha fatto scalpore la notizia, riportata dai principali quotidiani nazionali, sul taglio dei compensi che i giocatori della Nazionale Norvegese hanno deciso di applicarsi per sostenere le ragazze della Nazionale.
Già il fatto che sia un’iniziativa spontanea e non obbligata è più che lodevole, un passo avanti, un’emancipazione da prendere per esempio, una grande gesto di responsabilità che dovrebbe far riflettere le Istituzioni sportive e non solo. Non ci dimentichiamo però che la Norvegia è uno dei paesi più ricchi al Mondo, dove tutto (in confronto all'Italia) funziona in positivo. Un luogo accessibile per pochi Italiani. La Norvegia non ha mai fatto dell’Unione Europea ma ha pensato bene di dare la giusta serenità e ricchezza, in danaro e d’animo, alla maggioranza del suo popolo.
I dettagli dell'operazione norvegese mi sono sconosciuti ma sta di fatto che la desisione è stata presa bene da tutti:
Importanti le parole di Caroline Graham Hansen, riportate da corriere.it che ha ringraziato su Instagram — anche se con un pizzico di ironia — i compagni dell’altra metà del cielo: «Questo può essere forse un piccolo sacrificio per voi, nei nostri confronti. Può darsi che non compaia neppure nelle vostre buste-paga mensili. E forse era per voi una mossa ovvia da fare! Tuttavia, per noi significa tutto! Per la nostra squadra! Per il nostro sport! E non ultimo, per tutte le atlete che fanno lo stesso lavoro, lo stesso sport degli uomini, ma vengono pagate di meno! Il fatto che diciate che una paga uguale sia la cosa giusta, mi fa desiderare di gridare e di abbracciarvi tutti. Grazie per aver fatto questo passo per noi. Per aver dimostrato equità ed averci aiutato tutte a inseguire i nostri sogni. A farli avverare!».
Joachim Walltin, il presidente della Federcalcio maschile di Oslo, ha commentato l’accordo dal suo punto di vista: «La Norvegia è un Paese dove la parità è molto importante, quindi credo sia un bene per il nostro Paese e per lo sport. In Danimarca stanno ancora negoziando e negli Usa le cose sono migliorate, ma potremmo essere l’unico Paese dove ci sia un trattamento uguale». E ancora: «Farà certamente una differenza per le ragazze. Alcune lavorano e studiano, oltre che giocare a calcio, e così è difficile migliorare la situazione. Per loro, il sentimento di essere veramente rispettate è molto importante».
Tornando qualche secolo indietro, approdo in Italia per andare a scoprire come funzionano i dividendi dei proventi incassati dalle Nazionali.
Attenzione, si sta parlando degli introiti provenienti dallo sfruttamento dell’immagine dei calciatori e delle calciatrici con la Nazionale che l’AIC gestisce per i propri tesserati. Niente a che vedere con i compensi stipulati dai calciatori professionisti con i loro club e i rimborsi pattuiti dalle calciatrici.
Sfatiamo subito una mia credenza
L’AIC non elargisce compensi a nessun calciatore né calciatrice.
Proventi dai diritti d'immagine dei calciatori
A fine anno AIC ripartisce i soldi che provengono dalla Convenzione che viene stipulata tra FIGC e AIC, quest'ultima contratta la somma che la FIGC dovrà corrispondere ai calciatori per lo sfruttamento della loro immagine. Infine, l’AIC aiuta i calciatori e le calciatrici a ripartire tali somme tra di loro. Naturalmente la fetta più grossa arriva dalla Nazionale maschile, segue la Nazionale Under 21 e la Nazionale femminile.
Diverso il discorso dei premi che vengono discussi, per adesso, solo per le competizioni Europee.
Nazionali e Leghe
Si evidenzia che i diritti d’immagini dei calciatori e calciatrici sono di proprietà delle Nazionale e delle Leghe, ma sono separati tra di loro. Per fare un esempio con il calcio femminile: la LND possiede i diritti d’immagine dei campionati; la FIGC quelli delle Nazionali.
Precisato questo aspetto importante, si potrebbe sperare che, in Nazionale, i calciatori decidessero di seguire l’esempio dei loro colleghi del Nord per condividere con le calciatrici i loro proventi e dare la possibilità alle ragazze della nazionale di arrotondare i loro compensi dilettantistici. La palla è nei loro piedi...
Non facciamoci prendere dall’entusiasmo e dai titoloni dei giornali, in Italia, fino a quando il Governo continuerà a proibire lo sport professionistico alle donne, non ci potrà essere nessun tipo di parità, né di rispetto e né di paghe.
Può sembrare strano ma un bel messaggio lo potrebbero dare proprio i nostri calciatori. ma per adesso l'argomento non è stato sfiorato. Vedremo!
Voi che cosa ne pensate?
Walter Pettinati