Ferelle after day: il cuore, l’orgoglio e quella sensazione da day off

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Il giorno dopo le analisi e soprattutto gli episodi si affrontano sempre in modo un po’ più chiaro. La partita di ieri sera che ha generato un pirotecnico pareggio con la Florentia delle ex, ha sicuramente dato spunti e fornito anche qualche riflessione. Partendo e citando la coreografia dei tifosi, la tribuna del Pala Di Vittorio si è presentata con il vestito buono, l’orgoglio rossoverde non è stato tradito seppur la vera protagonista della serata sia stata la sfortuna.


Le ragazze in rossoverde però hanno trovato l’esperienza giusta e la forza di ribaltare il doppio svantaggio e addirittura sfiorare la vittoria con il portiere di movimento.

I tanti cuori rossi e verdi esposti dai tifosi stanno a significare allora che pubblico e squadra il muscolo più importante del corpo lo condividono, eccome. Nella stessa serata il dieci per eccellenza della storia del calcio a cinque femminile, Lucileia, ha segnato un gol fondamentale e con tutta probabilità ha sentito l’amore dei tifosi rossoverdi come non mai; lo dimostra l’esultanza con gli occhi pieni di gioia verso la tribuna e il pugno alzato. Lo stesso cuore però, quasi paradossalmente, lo ha dimostrato un’avversaria: numero nove sulle spalle e maglia viola indosso. Doppietta e in entrambe i casi testa bassa e mano alzata verso la tribuna in segno di perdono.

Se il dovere di segnare è una imposizione del mestiere di giocatrice, sicuramente il volere esultare è una scelta. Renata l’ha fatta, non facendolo per amore di quella piazza che l’ha resa (parole sue) grande. 4-4 il finale con cinque pali rossoverdi, tante occasioni perse, il fenomeno Tampa che stranamente (si fa per dire) segna solo un gol, Capitan Vanessa che in modo monumentale si è portata la squadra sulle spalle: correndo, tuonando, marcando e lottando fino alla fine, senza riuscire però a mettere il proprio nome nel tabellino per la vittoria finale. Anzi, su un suo tiro poteva arrivare il gol sconfitta come a dire “la beffa delle beffe”.

Da qui la sensazione di Day Off, come dicono gli anglosassoni, ovvero quella idea di aver affrontato una “giornata no” in tutti i sensi nonostante l’orgoglio e il cuore messo in campo e filo conduttore tra tifosi, media e squadra unite nel voler andare avanti prendendosi a Firenze l’unica cosa che è mancata al Pala Di Vittorio: la vittoria. Precisione sotto porta e seconde palle perse, permettendo.

Ufficio Stampa

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