GABBIADINI & CARISSIMI VISTE DA UNA PICCOLA CAMPIONESSA DI GIORNALISMO

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verona-carissimi-gabbiadiniMelania Gabbiadini e Marta Carissimi sono state ospiti  in un  corso di giornalismo sportivo svoltosi in una scuola di Verona. Perla Piazza, brava a giocare a calcio quanto nel  giornalismo, ha avuto modo di intervistare le due campionesse. Buona lettura:
PP-Come  ti sei avvicinata al mondo del calcio da bambina?
Gabbiadini - Ho cominciato a tirare calci ad un pallone all'età di 9 anni. In famiglia già tutti giocavano a calcio, papà, zii, cugini e quindi posso dire che la mia è una passione ereditaria. Oggi sono ancora qui con la stessa passione e la stessa voglia che mi hanno spinta vent'anni fa ad iniziare questo sport.
Carissimi - Fin da quando ero bambina ho sempre praticato sport. All'inizio ho cominciato con la ginnastica artistica, poi con pattinaggio su strada, dove sono stata anche campionessa regionale e infine con la pallavolo. Continuavo però a portare avanti la mia passione per il calcio e fu così, che spinta anche dai miei compagni di classe, mi presentai nella squadra maschile di calcio del mio paese, l'U.S.Gassino. Successivamente, però, gli allenamenti di calcio e quelli della pallavolo iniziarono a sovrapporsi; fu allora che scelsi di continuare soltanto con il calcio nella squadra maschile, dove ho giocato per cinque anni, fino alla prima superiore.

PP- Ci puoi descrivere la tua carriera calcistica?
Gabbiadini - Come ho detto prima, ho iniziato a giocare a calcio a 9 anni e fino a 12 ho militato con i maschi. In seguito sono passata nella squadra a 7 femminile del mio paese dove ho giocato per 4 anni. Successivamente mi sono trasferita al Bergamo Calcio e ho iniziato a giocare a 11. Qui ho giocato in serie C, serie B e due anni di serie A. Poi la squadra si è sciolta e nel 2004  sono passata al Verona e questo è il mio nono anno qui. In questa squadra ho vinto tanto: Scudetto, due Palloni d'oro, Supercoppa e nel 2005 ho partecipato anche alla Champions dove siamo arrivate alla semifinale persa contro il Francoforte. Inoltre faccio parte della Nazionale da 11 anni ed ho partecipato a due Europei.
Carissimi - Dopo l'esperienza con la squadra maschile del mio paese, sono passata al Torino,  squadra di serie A con la quale ho esordito nella massima serie a 15 anni. Sei mesi dopo ottenni la prima convocazione in Nazionale under 19, benché fossi un'under 17 e questa proprio non me l'ha aspettavo. A fine stagione partecipai agli Europei in Germania. Direi proprio che in quell'anno ebbi delle grandi soddisfazioni. Poi nel 2007 prima convocazione in Nazionale maggiore, con cui ho partecipato all'Europeo del 2009. Adesso sono al Verona, dopo nove anni al Toro, e spero di raggiungere grandi traguardi anche con questa maglia.

PP-I tuoi genitori ti hanno sostenuta o ostacolata nella sua scelta di iniziare a giocare a calcio?
Gabbiadini -  I miei genitori mi hanno sempre sostenuta in tutte le scelte che ho preso, mi hanno sempre seguita e lo fanno tutt'ora e questo per me è stato fondamentale nell'arco della mia carriera.
Carissimi - All'inizio mio papà non fu particolarmente entusiasta, ma neanche si oppose. Mia mamma non era proprio d'accordo e ricordo che mi disse: "Tanto quando arriverà il primo freddo smetterai", ma adesso posso dire che non è andata proprio così. Ricordo anche che un giorno stavo guardando una partita della Nazionale maschile alla televisione e iniziai a cantare l'inno; incuriositi i miei genitori mi chiesero cosa stessi facendo e io risposi: "Sto imparando l'inno, perché un giorno lo canterò in campo con la Nazionale femminile". Questo vuol dire che se una persona crede in quello che fa, con tanti sacrifici potrà raggiungere i suoi obbiettivi. Adesso i miei genitori sono contenti e apprezzano i miei sacrifici.

PP-Ci può dire qual è stato un momento negativo e quale invece un ricordo bello durante la tua carriera?
Gabbiadini - Un ricordo spiacevole per la mia carriera fu quando sono stata costretta ad  abbandonare il campo da gioco per un lungo periodo di tempo, per la rottura dei due legamenti. Però il gioco del calcio è fatto anche di queste cose che possono succedere. Invece una grandissima emozione l'ho provata all'entrata dello Stadio Bentegodi, durante i sedicesimi di Champions, dove sugli spalti c'erano la spinta e il tifo di 4.000 persone. È stata un'esperienza molto bella, che mi ha arricchito.
Carissimi - Un momento molto brutto anche per me è stato quando mi sono rotta i legamenti di entrambe le gambe; ricordo essere stato un momento molto difficile. Un ricordo molto bello è stato sicuramente la grande cornice di pubblico durante le partite di Champions allo stadio.

PP-Hai ricevuto offerte calcistiche dall'estero?
Gabbiadini - Si ho ricevuto richieste dalla Svezia, dalla Francia  e anche dal campionato americano a Chicago, ma avevo un contratto con il Verona e non me la sentivo di abbandonare la squadra a metà campionato, anche se un po' mi è dispiaciuto non aver provato a fare un'esperienza straniera.
Carissimi -  Ho avuto richieste da una squadra tedesca, ma non ho accettato. In futuro però, mi piacerebbe fare un'esperienza all'estero, magari in Inghilterra. Questa mia futura scelta ha anche fini culturali, perché ad esempio mi piacerebbe migliorare il mio inglese.

PP-Quanto influisce il fattore emotivo prima di ogni partita?
Gabbiadini - Le partite si sentono già dal giorno prima. Poi, se sai di dover affrontare anche una squadra forte che lotta per i tuoi stessi obbiettivi, subentra ancora di più l'emozione e la voglia di fare e dare il massimo.
Carissimi - Sicuramente le partite le senti dal giorno prima, ma poi, sul momento, sei concentrata sulla gara. Poi, però, bisogna tener conto anche di alcuni fattori, come ad esempio la cornice di pubblico presente e l'avversario.

PP-Che tipo di ragazze sono Melania e Marta fuori dal campo di gioco?
Gabbiadini - Ho il diploma di Grafica Pubblicitaria e ho fatto un corso di tatuaggi e nel mio piccolo, questo è il mio hobby e spero in futuro il mio lavoro. Mi piace disegnare, andare al cinema, ascoltare musica di tutti i generi da sola e con gli amici. Mi piacciono gli animali, in particolare i cani e a Bergamo ne ho uno.

Carissimi -  Sono una studentessa e mi mancano pochi esami alla laurea magistrale in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino. Per questo motivo mi alleno solo due giorni a Verona più la partita e gli altri giorni mi alleno con due diverse squadre maschili a Torino. Posso dire che sono una pendolare. Mi piace viaggiare, leggere, praticare sport e ascoltare musica. Quando non gioco a calcio, nel tempo libero vado a vedere le partite casalinghe del Chieri, squadra di pallavolo femminile in A1.

PP-Qual è il livello del calcio femminile in Italia?
Gabbiadini - In Italia il calcio femminile dovrebbe avere più visibilità da parte dei media e l'introduzione nelle scuole per farlo conoscere. La differenza che c'è con le altre squadre importanti europee, oltre all'aspetto tecnico, è soprattutto fisico. Hanno più intensità negli allenamenti e più impianti sportivi a disposizione.
Carissimi -  In Italia il calcio femminile è ancora poco conosciuto e poco seguito, specialmente se paragonato con il calcio maschile o con altre squadre femminili in Paesi come Inghilterra, Stati Uniti e Germania. Poi, manca un campionato veramente competitivo, bisognerebbe diminuire il numero di squadre che militano in serie A e portarlo a 10-12 squadre. In questo modo il campionato sarebbe più equilibrato e di alto livello e porterebbe più interesse.
PP- Per concludere una domanda a Melania, che emozioni hai provato nel ricevere per due anni consecutivi il "Pallone d'oro" come miglior calciatrice italiana?
Gabbiadini - Vincere due volte questo premio è stato molto bello ed emozionante. È il risultato di tanti sacrifici fatti e del duro lavoro svolto sul campo durante gli anni. Ma, se devo dire la verità, il secondo Pallone d'oro non me lo aspettavo perché non pensavo di riuscire a riconfermarmi e per questo mi ha fatto sentire ancora di più orgogliosa e fiera di me stessa.

Un bravissima a: Perla Piazza Istituto Seghetti classe 1A
Fonte:SD+
MAURIZIO FARETTA