Caira in A2, Serafini: "fiero delle mie ragazze"

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serafini-giampieroEntrare nell'ambiente festoso di una squadra che ha raggiunto la salvezza è forse più difficile che farne parte. Cercare di capire la gioia, l'immensa soddisfazione del risultato è forse impossibile per chi quella soddisfazione non l'ha vissuta, conquistandola con sacrificio. Per questo interrogare i protagonisti di un'impresa (perché questo ormai era diventata la vittoria per il Caira) rimane forse vuoto chiacchierare se non si sa di quali sensazioni, di quali dimostrazioni e sforzi si stia parlando.
Incommensurabile la voce della fierezza di un mister entusiasta e visibilmente emozionato, che nel suo parlare peculiare ed insostituibile ha espresso in due sole parole quanto "salvare il Caira" fosse non un obiettivo, ma un'indiscutibile volontà. "Sono fiero delle mie ragazze – ha dichiarato Serafini che poi girandosi verso le sue atlete ha concluso con un sincero – e ve vojo bene!!" Senza una parola di più né una di meno; senza mascherare l'accento o il dialetto, che sono testimoni di un sentire vero. Il pensiero più interessante, quello di un esperto allenatore, che nella difficoltà ha trovato la forza e l'affetto, dimostrando possibile un risultato che si stava allontanando dalle aspettative di tutti, forse anche le sue. Forte anche la voce di mister Evangelista che sottolinea con forza l'impegno delle gialloblu: "Umiltà e sacrificio nel calcio, come nella vita, ripagano sempre. Non sono mancate mai domenica, per 93 minuti. Posso dirmi fiero e orgoglioso!"
Tante le voci intervenute in occasione di questa vittoria entusiasmante, tutte legate da un senso di appartenenza eccezionale, quasi inaspettato.
"Dall'inizio dell'anno ho dichiarato quasi ogni domenica che dovevamo trovare la grinta, il cuore, la coesione che ci contraddistinguono – spiega capitano Moro – finalmente l'abbiamo fatto. Nel momento più importante, dimostrando che, anche se perseguitate dalla sfortuna e dall'emergenza, siamo una squadra che non molla mai. Cuore, passione e amore per la nostra maglia hanno sopperito alle carenze tattiche e tecniche di una gara tutt'altro che perfetta. La coralità delle intenzioni, le nostre, quelle della società che ringraziamo, dei tifosi, e di tutti, è stata la carica necessaria. È stata la bellezza reale di quest'ultima vittoria."
Come detto, tanti gli infortuni di questa stagione. Il colosso Di Bari fuori per troppe partite, Zannino infortunata ancora oggi, Gallone rientrata solo nella prima dei Play Out e Comparone persa a 4 partite dalla fine. Loro la voce dell'ostinazione e della tenacia, quella di chi ha potuto rientrare e dimostrare, o semplicemente di chi ha sofferto molto di più dovendo guardare e tener duro senza poter intervenire.
"Il resoconto personale non è dei migliori – confida la sfortunata Zannino - Stare fuori per oltre metà stagione è stato snervante. Soprattutto per il salto di categoria: hai lottato tanto per vincere un campionato regionale e ti ritrovi ad un passo dal baratro, con l'ovvia conseguenza di vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti sino a quel momento. La solita storia della squadra novella: breve apparizione e si ritorna in C, senza aver fatto troppo rumore. E invece quanto rumore a Marsico Nuovo! Vincere in questo modo, all'ultima partita dei play out, agli ultimi minuti utili, li stessi che in passato ci avevano penalizzato, è stato indescrivibile: una gioia immensa; un'emozione unica! Il Caira ha toccato il fondo, ha scavato un altro po', ha trovato le fiamme , s'è bruciato; ma poi con una forza sovrumana e un cuore immenso è tornato!"
Anche Comparone, reduce da un grave infortunio al ginocchio, ha confidato la sua immensa gioia per la conquista della salvezza: "Le ragazze mi hanno dato con questa vittoria, emozioni inspiegabili, regalandomi una nuova possibilità, la stessa che ho perso con l'infortunio. Ora la voglia di tornare a giocare, con loro, con questo Caira, è triplicata e l'impegno che metterò nel recupero con essa. Nonostante le difficoltà non ho mai creduto che tra di noi non ci fosse più l'affiatamento di una squadra vera, e domenica lo abbiamo dimostrato in ogni parte del campo, dalla panchina, alle tribune!"
Protagonista della partita di Marsico anche il giovane portiere Zullo, che ha ritrovato un posto da titolare nell'ultima gara dopo l'infortunio dell'ottima Altieri, costretta alla panchina; "Pensavo di non essere in grado di affrontare questo campionato; - dichiara Zullo – e questa convinzione ha portato solo negatività, sia al mio pensiero che al mio operato. Ma a Marsico, su quel campo, qualcosa è scattato e ho sentito di meritare, insieme alle mie compagne, quel posto in A2. Da ora solo un grande impegno per confermarlo!"
Grande l'entusiasmo anche e soprattutto della panchina. È li che si vede davvero cosa è squadra e cosa no; lì, dove non c'è modo di buttar fuori ansia e adrenalina. E la panchina del Caira è verde come il rettangolo di gioco; è carica, è fondamentale, è la voce dell'anima di una squadra, quella vera, che soffre l'immobilità ma carica l'aspettativa. "Una sola partita – spiega l'instancabile D'Alessandro – ha ripagato ogni momento di sacrificio e frustrazione". Completa il suo pensiero una motivata Di Meo: "La sveglia presto della domenica mattina, le migliaia di km percorsi, gli allenamenti sotto l'acqua incessante, la profonda delusione dopo tutti quei pareggi all'ultimo minuto. Tutto è stato ripagato da quel triplice fischio che ha decretato quella salvezza in cui forse più nessuno credeva. Ce la siamo presa con forza. La forza che ci ha contraddistinto da sempre!" "Domenica in campo – confida Pietrangelo - ho visto undici leoni, per la prima volta tutti e undici diretti verso la stessa preda. Solo un grande orgoglio far parte di questa squadra. Spero di poter giocare con le ragazze ancora e ancora, e di crescere, non solo calcisticamente, insieme a loro."
Le gialloblu però non dimenticano la sofferenza dei risultati; i pareggi all'ultimo minuto, gli infortuni continui, e la sempre più alta urgenza in campo. "Un continuo campanello d'allarme! – spiega Gallone, al rientro con il Palermo nella prima dei Play out – Questo è stato il tema della nostra stagione, con una rosa poco completa, e in continua emergenza. Abbiamo perso punti importanti, ma nella partita del dentro o fuori, abbiamo dimostrato, lottando, il nostro valore. Credo che aggiungere qualsiasi altra parola sia del tutto inutile".
Breve e concisa anche la numero 5 Castelli, che ama ricordare con due sole parole il campionato passato: «novantatresimo» e «pareggite» termine "medico" coniato per l'occasione, mai più azzeccato per sottolineare la marea di occasioni sciupate che avrebbero potuto traghettare il Caira alla salvezza molto prima del 12 di Maggio, evitandogli così il rischio di una retrocessione scampata solo all'ultimo.
"Grazie alle parole del mio capitano, - spiega Ferrelli - ho deciso di affrontare quella che è stata per me calcisticamente l'emozione più bella: «Sarà l'esperienza e la fortuna più grande che ti capiterà; - diceva - non è per tutti giocare in A2, una categoria in cui se non sei un lupo devi diventarlo, perché non hai tempo di essere una pecora: ti sbranano!». Forti di un campionato di C appena vinto, non ci siamo dimostrate all'altezza di questa nuova serie, troppo competitiva per essere presa così alla leggera. Dire che nonostante questo non abbiamo mai mollato è sbagliato. Ad un certo punto del percorso ho perso forza, voglia e stimoli. Poi un episodio, una piccola svolta e tutto ha cominciato a girare di nuovo: mi sono ricordata che il calcio è prima di tutto divertimento e sembra una banalità, ma per pensare a cose che non mi competevano ho perso di vista l'unico obiettivo. Non c'era più tempo per sfortuna, infortuni, incomprensioni, bisognava alzare la testa, come c'ha sempre detto il mister e sudare, sacrificarsi per noi stesse e la squadra. Così è arrivata l'unica vera vittoria: 2-0. Non più sconfitte, pareggi, rimonte al 92' ma compattezza e tenacia. I tre fischi più attesi e sperati: rimaniamo in A2. La mia forza non è nei piedi o nella testa, ma nella mie compagne; è grazie a loro se sono stata un "lupetto" al momento giusto."
Anche il centrale di centrocampo Mancini non ha esitato ad analizzare criticamente l'anno appena finito: "Abbiamo iniziato quest'avventura cariche, ma sin dagli inizi abbiamo incontrato non poche difficoltà. Abbiamo dovuto fare i conti con squadre più esperte di noi, oltre che con le difficoltà interne, ma grazie alla voglia e al supporto della società, di Felice e al gran lavoro da allenatore, motivatore e a volte anche da psicologo di Mister Serafini abbiamo guadagnato una meritata salvezza con una prestazione tutta cuore e anima; una prestazione da squadra vera!".
"La durezza dell'esperienza, del mancato risultato, dell'apparire svogliate e arrese è stata sfaldata dall'unica vittoria che contava – spiega Di Paolo – mi sento prima responsabile di numerosi fallimenti quest'anno; i gol mangiati, le azioni e le occasioni sciupate, avrebbero potuto evitarci tante sofferenze e tante insicurezze. Avevamo bisogno di vincere per ricominciare a credere, ma non ci riuscivamo. Ho visto in difficoltà anche il Mister che, nonostante la sua esperienza e la sua bravura, ha dovuto fare i conti con un problema, secondo me, ancora indefinito. Credevo non ce la facesse. Credevo non sarebbe riuscito a riportarci a vincere, e non per mancata fiducia verso di lui, ma per il nostro mancato reagire. Quando ha provato a scuoterci sembravamo prive di ogni capacità di reazione. Non so come ha fatto, ma ci ha riprese per la cuffia, ha riportato fuori tutta la voglia di far bene che avevamo nascosto, un po' per sfiducia un po' per noia. Ci ha trainate con i suoi sguardi arrabbiati, ma mai spenti; ci ha strattonate ma con un affetto nato nell'immediato, e per fortuna, quando a ha iniziato a camminare, anche se lentamente abbiamo iniziato quasi tutte a seguirlo; non era facile trascinarci dietro la sua voglia di vincere. Nonostante tutto guardo sempre al positivo delle esperienze, e sono certa che se abbiamo sofferto tanto, tanto abbiamo anche imparato. Di tutto quello che è stato faremo tesoro già dalle prime battute della prossima preparazione!"
Protagonista assoluta dell'anno calcistico cairese appena passato è, senza dubbio, la Di Bari di maglia gialloblu, quella del gol importante, della vittoria sentita e con forza conquistata: "Le emozioni dell'ultima partita a Potenza, dentro o fuori, le sento ancora addosso – dichiara - e resteranno impresse nella mia memoria: il gol che arriva tardi e poi il raddoppio per un'esplosione di gioia pari a quella di una promozione, di uno scudetto. Così è stato per il Caira; abbiamo vinto il nostro piccolo scudetto. Grinta e cuore. Ecco cosa mi ha entusiasmato di questo 0 a 2. Ed ecco: questo significa ancora per me giocare a calcio. Ed è lo stesso per le mie compagne, le giovani e le «anziane», che vivono il club come una famiglia E' stata una stagione sofferta, in salita e in attesa che qualcosa cambiasse, che ci sbloccasse, che arrivassero i gol. Siamo una squadra dalle mille facce, credo sia giusto definirci <uno, nessuno, centomila>: in più partite spettatrici assenti, in alcune dotate di barlume di lucidità, in altre giocatrici degne di queste nome. Unico segno di continuità è il non aver mai smesso di credere che la salvezza fosse alla nostra portata. Qualche volta forse non ce lo siamo detto con la forza necessaria, non ce lo siamo urlato, come a Palermo quando avremmo dovuto chiudere il discorso e rientrare a casa senza il peso di un'altra sfida senza appello; ma evidentemente le sfide all'ultimo respiro ci piacciono, sarà per questo che mi sono ritrovata qui a indossare una maglia diversa da quella che ho vestito per tutta la mia vita! Caira... missione compiuta!"

UFFICIO STAMPA
A.S. Caira Femminile