LA PIU CARINA: ALICE PIGNAGNOLI

Stampa
Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

INTERVISTA AD ALICE PIGNAGNOLI Nome: ALICE Cognome: PIGNAGNOLI data di nascita: 14.03.88 Segno?: PESCI Squadra: A.C.F.TRADATE Ruolo?: PORTIERE

Capacità calcistiche?: direi buone, ma nel mio ruolo contano tanto le capacità caratteriali e l’esperienza.Per le prime ci siamo, per le seconde c’è ancora tanta strada da fare.. Esperienza calcistica?: 4 anni nella reggiana femminile (primavera e prima squadra) ancora proprietaria del mio cartellino, diverse panchine in serie A. anno sportivo 2005-06 titolare in serie B (Galileo). Quest’anno in prestito in A2 all’a.c.f. Tradate. Come sei in campo?: Euforica sempre, a volte troppo emotiva, ma determinata e decisa. Un po’ troppo chiacchierona dicono le difese.. Se tu non fossi una calciatrice saresti?: Una fotomodella, quando ero ragazzina c’è stato il bivio e ho scelto il calcio. Ora continuo a lavorare in quest’ambito ma ovviamente alcuni settori mi sono prelusi dalla conformazione che ha assunto il mio fisico da sportiva. Descrivi il calcio femminile?: Tanta passione ma troppo dilettantismo a quasi tutti i livelli, sia nella mentalità di giocatrici, dirigenti e allenatori, sia nella modalità pratiche. Che differenza c’è tra il calcio maschile e quello femminile?: C’è una differenza reale che riguarda la fisicità, velocità e potenza, c’è una differenza emotiva che riguarda la passione che traina tutto il movimento femminile, spoglio di ogni possibile interesse che caratterizza quello maschile. E poi ovviamente c’è la differenza di attenzione del mondo mediatico (questo soprattutto in Italia) che porta con se differenze economiche ecc.. Che emozioni ti dà il calcio?: tante emozioni, spesso belle, adrenaliniche, a volte, come in questo momento della mia carriera, brutte, ma comunque emozioni. Che ti fanno crescere come donna e come atleta. Perché la gioia nel vedere le tue compagne che ti corrono in contro dopo aver volato all’incrocio dei pali al 90’, non te la da niente altro al mondo. A chi senti di dire grazie per il calcio?: Soprattutto a me stessa, perché non ho mollato mai anche quando tutto e tutti remavano contro di me, ma anche agli allenatori che mi hanno cresciuta, che mi hanno dato la possibilità di credere in questo sogno, da Milena Bertolini a Maria Mariotti, passando per tutti i preparatori dei portieri. E ad alcune compagne speciali che mi hanno datp tanto Federica D’Astolfo e Fabiana Costi in primis. La persona che nella vita ti ha insegnato tanto?: Ogni persona apporta qualcosa di fondamentale nella mia crescita. Ci sarebbero da citare troppe persone. Squadra di calcio preferita?: Juventus Per poter essere una calciatrice cosa è necessario secondo te?: Buone predisposizioni insite nella ragazza ma soprattutto, determinazione, carattere e voglia di arrivare sempre per prime. Il prezzo più caro che hai pagato per fare la calciatrice?: Ci sono stati dei sacrifici, ad esempio rinunciare alla carriera di fotomodella o in tv (molti programmi proposti erano in orari di allenamenti o partite), alle sere in discoteca con gli amici, ma niente di questo mi è costato caro. Quando ami una cosa.. Cosa pensi di quelle persone, che spesso prendono in giro ragazzi che a giocare non sono bravi o che hanno sbagliato qualcosa e gli attribuiscono l’appellativo di femminuccie, cosa pensi e cosa senti di dire a queste persone?: che non hanno mai vito una partita di calcio femminile e che la mentalità in Italia è ancora molto arretrata. Gli sbagli da non commettere?: pensare di essere arrivate. Nella vita e nel calcio c’è sempre qualcosa da dimostrare, un altro gradino da scalare. Cosa cambieresti nel calcio femminile?: la mentalità e soprattutto le strutture. Se tu fossi al capo di questo movimento, cosa faresti per migliorarlo e per farlo decollare?: forse più che essere a capo dovrei avere la bacchetta magica, ma sarebbe bello che le ragazze potessero almeno mantenersi con il calcio, in modo da non dover arrivare all’allenamento distrutte da 8 ore di lavoro e in modo che le società possano chiedere più impegno e serietà alle giocatrici stesse. E poi fare promozione sui media più importanti in modo che tutta l’Italia veda che cos’è davvero il calcio al femminile. Il tuo carattere?: estroversa ed esuberante, ma anche sensibile. Cosa ti fa arrabbiare?: l’ipocrisia, le persone che non danno una possibilità a chi se lo merita, chi non ha un sogno, i pregiudizi. Hobby?: shopping, lettura, musica e..i ragazzi (non è un hobby vero?!) Il sogno da calciatrice?: la maglia azzurra..scontato? Il sogno nel cassetto?: diventare una vera calciatrice. Che fai nella vita?: studio scienze e tecnologie della comunicazione e dello spettacolo allo IULM a milano, faccio parte di un’agenzia di modelle sempre a milano (la krif), lavoro per la tv e il giornale di reggio emilia e per dei locali nella zona. Cosa aspiri di fare nella vita?: la giornalistapresentatrice televisiva Saresti disposta a lasciare tutto per il calcio?: sono sempre riuscita a fare tutto abbastanza bene e non vedo perché dovrei rinunciare completamente a una parte importante della mia vita. Un tuo commento su questo concorso?: diverso dal solito, può aprire il calcio femminile a una fetta di pubblico che non lo conosce. Come mai hai deciso di partecipare?: i miei amici.. Cosa senti di dire alle altre partecipanti e a chi non partecipa?: alle altre partecipanti che sono state coraggiose a mettersi in gioco, a chi non partecipa che per l’anno prossimo può ripensarci. E’ giusto utilizzare anche l’aspetto esteriore per pubblicizzare il calcio femminile? Credo di si, in fondo siamo donne e da quando siamo state create il nostro aspetto esteriore fa girare il mondo. Daltronde quando si guarda una bella ragazza che palleggia non si può non notare anche la sua maestria. Anche per sfatare il mito che le calciatrici sono tutte maschi mancati. A patto che l’aspetto fisico non sia l’unica cosa.