Venerdì, 29 Marzo 2024
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BEST WOMEN'S PLAYER, SARA' DERBY DI LUSSO IN CASA WOLFSBURG

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Nilla Fischer la stoppa di petto, perentoria, in mezzo alla difesa. Ferma il pallone fra suola ed erba, avanza di qualche metro, cede la sfera a capitan Kessler e alla sua falcata elegante, leggera. La tedesca accelera, devia verso destra, improvvisa una serpentina al limite dell'area di rigore, si beve mezza difesa del Tyreso come birilli, arriva sul fondo. Uno sguardo alla porta, uno alla povera Soberg. Regala il più bello degli assist a bomber Muller che, tallonata da Sembrant, da due metri insacca.
Le svedesi si gettano a terra nella disperazione mentre il Wolfsburg scrive la storia, portandosi a casa la Coppa per il secondo anno consecutivo. Fischer, Kessler, Muller. Un'assonanza vincente, un'alleanza corroborata: una difende, l'altra crea, l'ultima finalizza.
E non potevano che essere scelte nell'undici titolare delle campionesse d'Europa, come avevamo previsto, le tre finaliste del Best Women's Player of Europe.

Non solo per consuetudine, ma anche per come è arrivata la vittoria di Lisbona. Due volte in svantaggio, tre reti da recuperare. Ma, come ci informò il vecchio Bismarck, i tedeschi temono Dio e poco altro al mondo. Di sicuro hanno dimostrato di non temere il Tyreso, schiaffeggiato da tanta grinta e scippato della Coppa sul più bello. Ed eccole qui, una per reparto (per i profili rimandiamo a: http://www.calciodonne.it/golden-girls/uefa-best-women-s-player/14846-best-women-s-player-in-europe-ecco-i-profili-delle-magnifiche-11), pronte per partire alla volta del Principato.
Sembrerà banale dirlo, ma mettere a confronto giocatrici di ruoli diversi è un po' come chiedere se sia più bella la lineare e solenne Berlino o la calda e festosa Barcellona. E allora non discutiamo di gol, di trofei, di abilità. Per nomi come questi, come per Goessling, per Lotta Schelin, son discorsi scontati. Il punto è, quando si parla di questa triade d'oro, che non ci si può fermare alla tecnica, limitarsi ad elencare doppi passi, discese, scivolate tempestive e lanci col contagiri. Sarebbe un discorso troppo superficiale, persino poco riconoscente e comunque insufficiente quando si tratta di assegnare titoli come questo. Quindi, magie col pallone a parte, le nostre finaliste sono vere e proprie leader, e dubito che chi abbia votato non se ne sia accorto. E se lo dicono pure riferendosi l'una all'altra, segno reciproco di stima sincera, ogni volta qualcuno metta loro un microfono in mano a fine partita. Anche a chi avesse avuto occasione di ammirarle da vicino solo a Lisbona non possono essere sfuggiti gli sguardi, le urla, l'incitamento martellante, la carica profusa al resto del team. Ho visto Nilla Fischer correre verso una Wensing ancora smarrita dopo il gol alla Pinturicchio di Marta, scuoterla dalle spalle come a scrollarle di dosso il peso di un gol che sembrava tagliare le gambe al Wolfsburg. Ho visto Kessler, in ogni partita che ho avuto la fortuna di beccare qua e là per il web, nelle vesti di allenatrice in campo, e continuamente indicare, giostrare, dirigere. Ho visto Muller correre al “Da Luz” come fosse la più giovane in campo, fermandosi solo per inginocchiarsi dopo il poker tedesco.
Ecco perchè meritano più di chiunque altro di stare sul podio. Perchè non sono calciatrici come le altre.
Quanto ai favori del pronostico, un po' per predilezione personale, un po' per un discorso più generale che intreccia personalità e palmarès, non possiamo che riservare la volata decisiva a Muller e Kessler. Non ce ne voglia Nilla Fischer, che ci sentiamo di escludere anche per un discorso più pratico, e cioè che sarebbe difficile premiare per due anni consecutivi un giocatore di difesa (dopo la Angerer nel 2013).
Quindi, dove eravamo rimasti? Ottantesimo minuto della finale. Lo score dice tre a tre. Slalom di Kessler, Muller la mette dentro. La MVP della finale e chi, la Champions, l'ha decisa a suon di gol per il secondo anno di fila. La Kessler distribuisce assist con la facilità con cui la Muller colleziona reti. La Kessler è il centrocampista perfetto, la Muller l'attaccante perfetto. La Kessler danza col pallone fra i piedi, la Muller lo schiaffeggia in rete con una potenza rara. Forse è perchè sono così diverse che in campo hanno costruito le fortune del Wolfsburg, combaciando così bene. Coincidentia oppositorum, la chiamavano.
Un arduo compito, dunque, quello che spetta ai dodici giurati (Martina Angelini per calciodonne.it) che a Montecarlo decreteranno la vincitrice del premio. Bando alle statistiche, ai numeri, ai gol: che ci guidi l'istinto, o non ne potremmo mai venire a capo. Io dico Kessler, perché a parer mio è una di quelle atlete che fanno dello sport un'arte. Peccato solo che non se ne possano assegnare due, di premi. Ma non ci resta che stare tranquilli: a chiunque vada il Best Women's Player, non ci sarà da ridire. Per animo, per esperienza, per classe. E se non ci credete, non vi resta che dare un'occhiata a qualche loro giocata. Tenete una mano sotto alla mascella, perchè resterete davvero a bocca aperta.

 

Alessandra Esperide
(calciodonne.it)

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
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