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IL CALCIO GIAPPONESE: L'OSAKA TOIN UNDER 17

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Giovedì 13 marzo, a seguito del C.F. BOCCONI MILANO 1999 nella splendida cornice del Centro Sportivo Novarello (Centro Sportivo che ospita quotidianamente il Novara Calcio), ho avuto la fortuna di conoscere Stefano Iorio che da anni si occupa di organizzazione di stage formativi per squadre di calcio.
Una Selezione U15-U19 della Bocconi era lì per affrontare in amichevole una Selezione U17 nipponica ma… prima di dare il mio commento tecnico in base a quanto osservato dal campo, ho chiesto a Stefano di fornirci un’estratto della sua esperienza al seguito della squadra giapponese che ritengo molto importante ed utile per confrontare e magari integrare per una crescita del nostro movimento calcistico femminile e, ne riporto qui uno stralcio.

“Lavorando per la Sport Events Society ho cominciato ad occuparmi dell’organizzazione di stage formativi per squadre di calcio. Dalla nostra nascita, 2 anni fa, fino ad ora abbiamo collaborato esclusivamente con federazioni e squadre giapponesi di calcio le quali mi hanno consentito di conoscere e relazionarmi ad una cultura quasi totalmente diversa dalla nostra. Una premessa necessaria prima di approfondire gli aspetti sportivi è da fare sulla loro vita in generale: sono un popolo estremamente ordinato, preciso, disciplinato, forse anche troppo, ma soprattutto molto tradizionalista e abbastanza diffidente nei primi tempi in cui ci si ha a che fare
Quello appena concluso è il terzo stage che organizzo personalmente per i clienti giapponesi ed ho saputo, quindi, come fare per esaudire le loro richieste al meglio per far sì che potessero incastrarsi con le possibilità delle varie strutture e squadre italiane.
Ci siamo affidati alla struttura di Novarello come avevamo già fatto 2 anni fa sempre con la stessa squadra: si tratta di un liceo di Osaka, Osaka Toin, più precisamente della loro selezione U17 femminile di calcio.
Di solito quando organizziamo questi stage per le squadre, il loro desiderio è quello di fare una settimana full immersion nelle metodiche d’allenamento del calcio italiano, con allenamenti alla mattina e seguenti amichevoli il pomeriggio per poter mettere in pratica sin da subito ciò che viene spiegato loro da un apposito allenatore italiano.
Sono atleti nel vero senso della parola, e non basterebbero poche righe per poter spiegare al meglio il loro rapporto con lo sport: basti solo pensare che dopo 4 ore dal loro arrivo in Italia hanno deciso di fare mezz’ora in più di riscaldamento per l’imminente partita amichevole contro il Real Meda.
La loro cura maniacale dei dettagli e la loro disciplina si può notare sin dai primi minuti del riscaldamento, una sorta di corsa e successiva danza che contiene praticamente tutti i movimenti classici del nostro riscaldamento: il tutto cantato con una sintonia impressionante.
Il loro comportamento in campo rispecchia la loro vita, cioè ordinate, pulite, corrette, un tocco di palla, con entrambi i piedi, da far invidia a molto giovani maschi italiani, ma con un piccolo grande difetto: poca personalità. Questa potrebbe essere fondamentalmente considerata la motivazione per cui vogliono allenarsi “all’italiana”, cioè acquisire quel qualcosa in più nella fase di realizzazione e concretizzazione dell’azione, perché parliamoci chiaramente, dal punto di vista della creazione del gioco e delle idee non hanno nulla da imparare da noi, anzi potrebbero benissimo insegnare calcio a molti di noi. Anche se ho giocato a calcio a 11 solo per un anno, sono stato un giocatore di calcio a 5 per 15 anni e mi sento di poter dire che il loro “problema”, se così si può definire, non si risolve con degli allenamenti in Italia: la personalità o ce l’hai o non ce l’hai. Manca loro lo spunto finale, l’essere smaliziate, scrollarsi di dosso il possesso di quel pallone che potrebbe essere mantenuto per tutti i 90 minuti di una partita: ne è la dimostrazione il fatto che il totale dei tiri fatti non corrisponde, anzi è di molto minore, alla quantità di azioni create.
Il primo giorno di amichevoli si è concluso con la sconfitta contro la Primavera e la vittoria in rimonta 3 a 2 contro la prima squadra del Real Meda. Sono state tutte contente di questo, soprattutto lo staff tecnico a seguito: paradossalmente ma anche giustamente, preferiscono perdere, anche 10 a 0, ma giocare contro un’avversario forte invece di vincere facilmente; d’altronde come non capirle dopo essere venute in Italia apposta per confrontarsi con selezioni di pari età e categoria. Altra cosa fondamentale che le ragazze sono U17 ma con un gruppo di U15 e la loro richiesta iniziale è stata quella di giocare contro prime squadre italiane militanti in Serie A e B femminile: contro quelle più piccole non ci vogliono nemmeno giocare.
Il secondo giorno ha visto di scena la doppia amichevole contro la Primavera e la prima squadra dell’Inter femminile, anche questa una riedizione di due anni fa. Da un certo punto di vista è andata bene, infatti hanno perso entrambe le partite.
Il terzo ed ultimo giorno di attività, invece, ha visto di scena due partite contro una Selezione mista U15-U17 del Calcio Femminile Bocconi Milano e la prima squadra del Romagnano. Sono terminate con una sconfitta la prima e con una importante vittoria la seconda, per la precisione 6 a 1.
Per quanto riguarda gli allenamenti, invece, questi durano anche dalle 2 ore e mezza alle 3 ore. C’è si da considerare il fatto che fosse presente un interprete per le parole e le indicazioni dell’allenatore italiano, ma da quanto mi pare di aver capito in questi 2 anni a contatto con loro, tendono a mantenere la stessa durata anche in patria.
Ripeto, non bastano due pagine per poter spiegare i loro usi, abitudini e comportamenti sia nella vita che nello sport, bisognerebbe poterle osservare e rendersi conto di persona di quello che sono capaci di fare.”
Quanto detto da Stefano lo ritengo estremamente interessante e lo ringrazio per aver accolto la mia richiesta di far conoscere questo mondo, pensieri e metodologie di una Nazione quale il Giappone (Nazione Campione del Mondo in carica) riguardo al loro approccio al gioco più bello del mondo.
Come scritto da Stefano m’ha colpito giunto a Novarello il vedere la squadra nipponica allenarsi così intensamente ed in modo maniacale curando i minimi dettagli formando una sintonia impressionante attraverso una danza, cantata, contenente tutti i movimenti classici del nostro riscaldamento.
L’occupazione degli spazi in campo, la ricerca della compagna con continui scambi e sovrapposizioni con una tale velocità tenuta per tutto l’arco della partita mi lasciarono di stucco però mi fece capire perché scelsero l’Italia come location per il loro stage.
Le giovani ragazze nipponiche sono ben disposte tatticamente, il sacrificio per tutto l’arco della partita encomiabile però…almeno nella partita da me vista, più carenti sotto il lato tecnico rispetto alle nostre ragazze e quale migliore occasione che fare uno stage in Italia cercando in parte di carpire quanto di buono insegna la scuola italiana nel mondo dove ci vede con i tecnici italiani richiesti in ogni parte del mondo… lo stesso Giappone per quanto riguarda la Nazionale maschile ha un tecnico italiano quale: Zaccheroni, vincitore in Italia del campionato quando allenava il Milan..
La C.F. BOCCONI MILANO 1999 nei suoi gol ha proposto magari una minore disposizione tattica rispetto alle avversarie ma.. maggiori gesti tecnici ed il 3-1 con reti di Curati, Calgaro e Gianni hanno sicuramente fatto apprezzare alle ragazze nipponiche, tra l’altro, il bel gesto tecnico di De Bellis che mise in condizione Gianni nel segnare il terzo gol che di fatto chiuse la partita.
Un’esperienza bella, unica nel suo genere e da Mister ben felice di aver vissuto e, mi auguro d’aver fatto cosa gradita condividendola rendendo partecipi de: un “calcio lontano” ma… “così vicino”.

Antonio Genovese

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