SIPARI DI SUPERCOPPA

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brescia-supercoppa-cesari14La Supercoppa italiana per le stagioni calcistiche é uno di quei punti che segnano una svolta: apre il sipario dopo la pausa estiva, e lo chiude sulla stagione precedente di cui é l'esito, opponendo le due squadre che, per il calcio femminile italiano, hanno vinto, per ora, gli unici due trofei disponibili. Dovrebbe essere calcio d'agosto (anche se per ora é calcio di settembre inoltrato), una gara magari non brillante ma ricca di colpi di scena. È una gara secca, uno spettacolo in un solo atto in cui solitamente non accade mai ciò che ti aspetti, o meglio accade in un modo che non ti aspetti.
Tutti si aspettavano di vedere il Brescia arrembante della scorsa stagione, una squadra che gioca a memoria e che ha spazzato via ogni record della serie A, un Brescia solido in difesa, devastante in attacco.

Dall'altro lato si aspettavano un Tavagnacco già rassegnato a uscire dalla lotta scudetto a causa delle partenze di pedine fondamentali che hanno consentito il successo in coppa della scorsa stagione. Gli spettatori credevano di vedere una gara dal copione già scritto. Quegli spettatori però che non sanno fare della propria vita uno spettacolo d'improvvisazione. Questi evidentemente non sanno che chi scende in campo pensando di aver già vinto, molto probabilmente perderà (vedi il Brescia fino al 18' della ripresa) e chi pensa di aver già perso, sicuramente perderà (non certo il Tavagnacco).
Chi invece recita da molto tempo sa perfettamente cosa dire quando manca la battuta. Milena Bertolini, in questo senso, é un animale da palcoscenico - per restare nella metafora - mentre le sue ragazze devono ancora diventarlo. Lei prima della gara aveva dichiarato che da sempre le gialloblu sono una squadra ostica, che non molla mai. Nei suoi occhi e nel suo cuore bruciava ancora l'unica ferita su una stagione perfetta: l'unica sconfitta dello scorso campionato per le rondinelle fu proprio contro le friulane, e neppure il ritorno sarebbe stato facile se l'espulsione di Bissoli non avesse compromesso da subito la gara (ma nemmeno quello fu un Tavagnacco arrendevole).
Il gol di Frizza é stato come un occhio di bue puntato sull'attore principale cui tocca una battuta che al momento non ricorda. Quei nanosecondi di afasia fanno scorrere nella mente i fotogrammi di momenti analoghi già vissuti e sicuramente a tutte le ragazze del Brescia saranno venuti in mente gli attimi prima di divenire quell'invincibile armada che abbiamo conosciuto nella scorsa stagione. Ma é proprio in quei frangenti drammatici che si distingue il grande attore dal principiante. Se per quest'ultimo si apre il baratro dei fischi, per il primo si apre un nuovo sipario: quello dell'improvvisazione. Dall'anno scorso la Serie A non é più un affare privato, la solita corsa a due tra Tavagnacco e Torres ma il Brescia sta imparando ora a recitare la parte principale. L'improvvisazione ha così portato dalla testa al cuore, dalla forza delle gambe a quella dello spirito, uno spirito di squadra che ha coronato supercampione la squadra biancoblù. E oltre al gruppo, sono salite sul palco tre protagoniste che sono degne di strappare gli applausi a scena aperta: Valentina Cernoia che con il suo guizzo ha rotto gli schemi di una partita che sembrava sul binario di Udine, Daniela Sabatino che come sempre ha riservato il biglietto di prima fila per il gol e Chiara Marchitelli, attesa al ritorno, lo ha fatto in grande stile, parando il parabile e stregando Camporese all'ultimo rigore, un colpo di scena degno di una grande attrice.
Al Tavagnacco resta l'illusione di aver sfiorato l'Oscar, ma una nomination se la sono meritate Brumana e Parisi, rabbiose e pungenti, propositive ed efficaci, avranno certamente altre scene par rifarsi. Ciò che le giocatrici di Sara di Filippo devono conservare maggiormente é la consapevolezza che giocando sempre così potranno essere il miglior attore non protagonista (per lo Scudetto) del prossimo campionato.

Beatrice Rossi