CARA FIGC E CARA LND, PERSEVERARE E’ DIABOLICO

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Oggi vorrei parlarvi di una cosa che certamente non è in cima alle vostre preoccupazioni: il calcio femminile. É vero che il calcio femminile, questo strano sport, non è abituato alle polemiche, ma io un po’ di polemica vorrei farla poiché finalizzata all’ennesima speranza di muovere qualcosa, all’interno del movimento quanto meno.
Non vorrei parlare della situazione del calcio femminile in generale, perché su questa tematica siete tutti molto preparati a fare discorsi d’intenti, vorrei piuttosto portarvi due casi, due esempi concreti in cui le vostre scelte hanno dimostrato poca lungimiranza per non dire poco interesse.

Partiamo dalla Nazionale. Facciamo un breve punto della situazione: per le qualificazioni Mondiali a Canada 2015, la nostra nazionale maggiore occupa il secondo posto nel girone e probabilmente lo manterrà in vista del fatto che il 13 e il 17 settembre, affronterà le due squadre fanalino di coda. La seconda posizione tuttavia non garantisce il diretto accesso ai mondiali, sarà quindi molto probabilmente un play-off a decidere la partecipazione della spedizione italiana alla più grande manifestazione di calcio femminile, fortemente voluta dalla FIFA. Le due gare di qualificazione potevano essere un’occasione importante in cui far conoscere anche la nazionale femminile che non gode certo della stessa fama avuta in carriera dal proprio CT, Antonio Cabrini. Non poniamo il caso in cui una televisione nazionale possa acquistare i diritti per la trasmissione dell’evento perché a mio avviso il calcio è bello se visto dal vivo, dagli spalti di uno stadio, con le prime impressioni, senza replay o commento tecnico, ma questa in fondo è solo un’opinione personale e certo per aumentare la visibilità di questo sport, anzi della versione femminile dello sport più praticato in Italia, sarebbe necessario quanto meno lo stesso trattamento dell’Under 21 maschile.
Per la destinazione di queste due gare avete scelto la città di Vercelli, una città che sfiora i 50.000 abitanti. Ora, magari i Vercellesi sono dei grandissimi appassionati di calcio femminile e nelle due partite riempiranno lo stadio Piola. Ma vorrei chiedervi: sono state considerate altre possibilità? Per esempio quella di portare la Nazionale in una grande città come Milano, Torino o Roma? Magari facendo un po’ di pubblicità? Oppure, cosa ancor più concreta, perché non affidarsi a chi di calcio femminile se ne intende e lo vive come pane quotidiano? Perché non far girare la nazionale femminile nelle città delle formazioni di Serie A? Almeno si è certi di avere degli appassionati al seguito. A Brescia, campione d’Italia -giusto per ricordarlo alle alte sfere - all’ultima di campionato decisiva per l’assegnazione del tricolore, c’erano più di tremila persone. Chiedete alle ragazze del Brescia o della Torres cos’hanno provato. Forse per voi non cambia molto, ma per uno sportivo, gareggiare davanti a un pubblico che incita o in uno stadio a porte chiuse o quasi, non è proprio la stessa cosa, ne scriveva già Pindaro, poeta greco. Magari pensiamoci in vista del Play-off che dite?
Ricollegandomi proprio a Brescia e Torres, parliamo di un’altra situazione molto concreta: l’inizio del campionato di Serie A in relazione alla Champions League. Le gare di andata dei sedicesimi di finale, alle quali prenderanno parte le due formazioni italiane, si disputeranno il 9 e 10 ottobre. Il campionato comincerà solo qualche giorno prima. Ora, poco male per la Torres che essendo testa di serie incontrerà una formazione di gran lunga alla sua portata, molto male invece per il Brescia, che si ritroverà con solo due gare ufficiali nelle gambe: la gara di supercoppa italiana del 27 settembre (per cui si è già aperta una polemica che non vogliamo qui menzionare) e la prima di campionato. Questo a differenza delle dirette avversarie dell’Olympique Lyonnaise (campione di Francia e testa di serie) che avranno già cinque gare di campionato alle spalle. Ma questo se vogliamo non è solo un problema del calcio femminile: noi italiani ci siamo abituati a mandare le nostre squadre che affrontano i preliminari di Champions nella bocca del leone (o del Lione sic!) sperando sempre in un sorteggio favorevole e mai predisponendo a livello di federazione, calendari che favoriscano le nostre partecipazioni alle competizioni europee (che poi sarebbero l'evento principale che fa alzare il ranking così caro a tutti).
Queste mie sollecitazioni solo volte a dimostrare che le scelte sbagliate che si fanno per il calcio femminile, alle volte sono gli stessi identici errori che si fanno nel calcio maschile. Sarebbe ora di cominciare a pensare che il calcio è uno solo e ha due declinazioni, che gli errori sono concessi se da questi si cerca di imparare, non solo perché perseverare è diabolico ma soprattutto perché nel calcio italiano c’è un potenziale inespresso che chiede solo di essere sprigionato.

Beatrice Rossi