Sabato, 20 Aprile 2024
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E PENSIAMO DI FAR CRESCERE IL MOVIMENTO DEL CALCIO FEMMINILE ?????

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Ho deciso di scrivere queste righe per sensibilizzare tutte le persone che gravitano attorno a questo meraviglioso sport ma che purtroppo, a volte, per comodità o superficialità, danneggiano tutto il movimento perché, coi loro atteggiamenti, non aiutano a dare credibilità al nostro calcio femminile. Quanto sto per raccontare ha dell’assurdo ma è accaduto durante una partita del campionato di serie A2 femminile. come ben tutti sappiamo di livello nazionale!!!! E' assurdo che nessuno voglia fare nulla per verificare le cose (vedrai poi nell'articolo che si parla di fatti oggettivi e non soggettivi, quindi facilmente documentabili e verificabili... non stiamo parlando di un rigore dato o non dato da parte in un arbitro che può avere interpretato a suo modo un'azione, ma di una misurazione palesemente contraffatta e dimostrata dai documenti federali che non si vogliono prendere in considerazione per non screditare qualcuno, ma chi??? la divisione? l'arbitro? chi????) Prima di una partita di campionato, la squadra ospite fa reclamo scritto alla terna arbitrale in merito alle visibili ristrette dimensioni del terreno di giuoco su cui si deve svolgere l’incontro. di Marisa Gorno Innanzitutto il direttore di gara fa capire di non conoscere le dimensioni minime richieste per la categoria in oggetto ( dimensioni minime richieste 100mt X 60mt) ritenendo idonee le misure di 45mt X 90mt ( omologate invece per la terza categoria o per il settore giovanile). Si procede in maniera approssimativa alla misurazione dello stesso e al termine, viene comunicato che l’impianto ha le dimensioni sufficienti per la categoria in oggetto e che SI DEVE giocare (ometto le disquisizioni nate sulla presenza o meno dei dirigenti che non è il punto focale del contendere) La partita si gioca. Viene fatto ricorso al giudice sportivo in merito…. SUCCEDE L’ASSURDO!!!!!!!!! L’arbitro ha dichiarato sul referto una misurazione palesemente contraffatta rispetto alle dimensioni reali e cioè mt. 60 x mt. 104! ( non chiedetemi il perché???? E’ parecchio tempo che me lo chiedo e non so darmi risposta… non voglio pensare a coinvolgimenti con la squadra ospitante…) E, visto che, in primo grado, cioè davanti al giudice sportivo,”il rapporto di gara è un documento privilegiato, cioè l’unica testimonianza degna di fede che il giudice sportivo deve prendere in considerazione” il reclamo viene rigettato. Viene richiesta l’omologazione del campo al Comitato di competenza: omologazioni del 12/11/1996 (mt. 50,50 x 100,50) e del 11/11/2002 ( mt. 50,40 x 100) , che risultano essere ampiamente differenti rispetto alle misure riportate dalla terna arbitrale ma molto simili tra loro a distanza di 6 anni… preciso che non vi sono ulteriori omologazioni in merito,pertanto, da regolamento, si ritiene valida l’ultima in termini di tempo; qualora fossero stati fatti ulteriori lavori, e, conseguente, non sia stata fatta la relativa omologazione, il campo sarebbe addirittura NON IDONEO per qualsiasi categoria. Faccio presente che a bordo campo, a poca distanza (circa 1 metro e mezzo) vi è una recinzione lungo tutto il perimetro oltre la quale vi sono le mura della città…. Quindi anche volendo non c’è la possibilità di allargare il terreno di giuoco…. Inoltre sottolineo che stiamo parlando di una differenza di 10 metri relativa alla larghezza… non 10 centimetri…. Nessun problema: si ricorre alla commissione disciplinare che deve acquisire gli atti ufficiali e quindi le omologazioni del campo oltre a richiedere una nuova perizia sul terreno di giuoco per fugare qualsiasi dubbio in merito e riuscire così a dimostrare l’oggettività del falso dichiarato dell’arbitro…. SUCCEDE ANCORA UNA VOLTA L’ASSURDO!!!!!! La commissione disciplinare rigetta il reclamo motivando: “…relativamente alla asserita divergenza tra le misurazioni ufficiali e le omologazioni, questa commissione evidenzia che ciò che si rileva sono, unicamente, le dimensioni del terreno di giuoco rilevate al momento della gara…….. pertanto, anche la ulteriore richiesta di effettuare perizia sul campo si presenta inammissibile trattandosi di accertamento irripetibile, in quanto la dimensione, in particolare della larghezza, ben potrebbe essere stata successivamente modificata, per consentire lo svolgimento delle gare del settore giovanile….” Preciso che il suddetto terreno di giuoco è il campo ufficiale di questa squadra da diversi anni!!!! E che dopo l’accaduto la stessa società ha continuato ad utilizzare questo campo come terreno di giuoco ufficiale nella categoria del campionato nazionale di serie A2. Questo significa che, volendo, in qualsiasi momento si può verificare se il campo è “tornato” di dimensioni idonee per la categoria… a differenza di quanto asserisce la commissione disciplinare… Mi chiedo: come può una commissione disciplinare dichiarare di non poter misurare il terreno di giuoco perché successivamente modificato senza possedere nessuna omologazione in merito? Mi chiedo:ma perché non si vuole verificare l’ampiezza massima del terreno di giuoco? Mi chiedo: ma una commissione disciplinare, composta da ben 7 persone, non sa che le omologazioni sono riferite all’ampiezza massima del terreno di giuoco e non a quella minima? Mi chiedo: ma oggi, oltre ai campi in sintetico esistono anche i quelli elastici? Mi chiedo: come è possibile che non si possa, O NON SI VOGLIA, dimostrare un falso oggettivo come le dimensioni di un campo? Mi chiedo: perché proteggere così palesemente, da parte di tutti, un errore tanto grossolano quanto palese dell’arbitro? Mi chiedo: ma perché allora si obbligano le società sportive a spendere dei soldi per fare le omologazione dei terreni di giuoco se poi non vengono prese in considerazione? Mi chiedo: come è possibile che una società che appartiene da almeno 3 anni al campionato nazionale abbia la possibilità di giocare su un campo nettamente e palesemente non corrispondente alle dimensioni richieste per la categoria? Mi chiedo: possibile che la Divisione Calcio Femminile non si sia accorta che le omologazioni del campo non sono coerenti con la categoria di appartenenza? Mi chiedo: ma allora nessuno controlla i requisiti necessari per appartenere a determinate categorie? Mi chiedo: perché ci devono essere delle società a cui vengono fatte le pulci sui minimi particolari inerenti gli impianti sportivi e ci sono squadre che giocano su campi ampiamente irregolari? ( e non parliamo di alcuni spogliatoi…) Mi chiedo: le regole non devono essere uguali per tutte le società della stessa categoria? Mi chiedo: che credibilità diamo al nostro movimento? Mi chiedo: COME POSSIAMO CREDERE DI FAR CRESCERE IL CALCIO FEMMINILE SE CI SONO SOCIETA’ DI APPARTENENZA CHE NON RISPETTANO LE REGOLE, E CHE NESSUNO DEGLI ORGANI PREPOSTI SI PREOCCUPA DI FARLE RISPETTARE? Vorrei solo che le persone che amano questo sport, che tutte società di appartenenza e tutti quanti gravitino intorno al movimento del calcio femminile si impegnino a rispettare le regole per dare credibilità al nostro movimento…. Un’ultima domanda: Probabilmente molto ingenuamente, mi chiedo: perché la società in oggetto che sa di giocare da parecchi anni su un campo non idoneo, davanti ad un falso arbitrale, e ad un giusto ricorso della squadra avversaria, non aiuta a crescere il nostro movimento dichiarando l’inadeguatezza del campo da giuoco dissociandosi dal falso scritto a referto, dimostrando così la totale estraneità a questa vicenda … Sicuramente è più facile nascondersi dietro i cavilli burocratici ma penso che se si vuole veramente bene a questo sport bisogna che tutti noi ci assumiamo le proprie responsabilità e ci adoperiamo per rispettare e far rispettare le regole anche se comportano molti sacrifici. Gorno Marisa

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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