Calcio e adolescenza: tra gioco e prestazione

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Il periodo calcistico che accoglie le nostre ragazze nelle categorie: esordienti e giovanissime e di forte passaggio, infatti l'adolescenza è per eccellenza l'età del cambiamento e dello sviluppo delle potenzialità. E il nostro sport non fa eccezione. Nelle categorie dei pulcini il talento è appena abbozzato, il gioco è l'aspetto dominante. Nel maschio la capacità di giocare a calcio è innata, mentre nelle ragazze è più indotta, con le giuste eccezioni del caso.

Bisogna però specificare, che purtroppo le nuove generazioni hanno un po' perso quella capacità di aggregazione dei loro papà.  Oratori,Campetti di periferia molto improvvisati, o addirittura vicoli dove i cancelli diventavano le porte del "Bernabeu", hanno lasciato spazio alle società sportive.  Qui, mamma e papà possono lasciare senza pensieri i loro ragazzi, senza correre gli innumerevoli pericoli ( come dicono ed enfatizzano i media) che attanagliano le nostre città.

Il calcio è così più professionale, ma non sostituisce il gioco, ancora molto presente nelle nostre ragazze. Il gioco è divertimento, mentre lo sport è prestazione. Nelle squadre inferiori Il gioco è creatività, mentre ora si comincia a parlare di schemi e moduli, con ripetizioni e disciplina.  Certo lo sport ha molti elementi di gioco, però le nostre ragazze ad ogni allenamento e in ogni partita, vengono messe a confronto con se stesse e con i propri limiti; quindi questa consapevolezza, coadiuvata all'incrementarsi degli impegni scolastici, porta l'adolescenza, ad essere è il periodo in cui gli abbandoni della pratica sportiva diventano più frequenti.

Allenatori e dirigenti dovranno monitorare le difficoltà delle atlete per non perdere un'importante fetta di futuro.

Maurizio Faretta