Martedì, 23 Aprile 2024
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A tu per tu con Marta Carissimi!

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carissimi-martaA due giorni dal big match contro la Torres del 22 dicembre, sono stato a Verona per vedere l'ultimo allenamento allo stadio Olivieri delle ragazze gialloblù, prima della partenza per la Sardegna. Vedere da vicino le protagoniste del nostro campionato è sempre interessante e ne ho approfittato per avvicinare una delle principali protagoniste dell'équipe veronese, ovvero Marta Carissimi. L'intervista che ne è seguita è stata il frutto di una piacevolissima chiacchierata con una ragazza sicura di sé, dal carattere forte che rispecchia anche il suo modo di giocare. Determinata e per nulla a disagio davanti ai microfoni, dove non solo ha raccontato la sua storia ed espresso i suoi desideri per il futuro, ma ha fatto anche una lucida panoramica generale sul livello del calcio femminile italiano.
Siamo ormai a Natale Marta, cosa ti piacerebbe trovare sotto l'albero (Non valgono come risposta "la pace nel mondo" e "meno tasse per tutti")?
Beh una vittoria con la Torres ovviamente. Sicuramente la serenità e la felicità sono le cose più importanti e in questo momento la salute del mio ginocchio, visto che non è ancora al meglio. Per il resto mi ritengo una persona fortunata quindi quello che arriverà andrà bene senz'altro. Mi aspetto tutti i regali che ho chiesto ovviamente, ho fatto la letterina a Babbo Natale come i bambini piccoli, così mia mamma sa da dove pescare (e scoppia in una fragorosa risata).
Lo scorso anno il Verona è stata la grande sorpresa del campionato, avete sfiorato il colpaccio quando pochi si aspettavano una stagione così esaltante. Quest'anno forse è successo il contrario, ovvero ci si aspettava qualcosa di più di quanto raccolto. Sei d'accordo?
Si sicuramente, lo scorso campionato la squadra arrivava da un anno di transizione dove era arrivata quinta e non ci si aspettava da noi grandi cose, anche in virtù di una campagna acquisti senza grandi nomi. Eravamo arrivate in estate io e Carolina Pini, ma Karlsson e Toscano Aggio sono invece giunte a campionato in corso. Forse la nostra forza è stata proprio la mancanza di pressione attorno, il fatto di dover vincere per forza, ciò che invece stiamo pagando quest'anno. Gli infortuni di certo non hanno aiutato. Partire con una rosa di 21 giocatrici e dopo due settimane averne 18 e poi 15 non è certo il massimo. Considerando inoltre che le ragazze che si sono infortunate o che stavano rientrando come Melania, sono giocatrici che hanno un peso notevole per questa squadra. Oltre a questo credo che ci manchi un po' di mentalità vincente ed esperienza, rispetto ad altre squadre. In alcune partite questo si è visto, ci manca la capacità di vincere quando si deve vincere. Negli scontri diretti le motivazioni le trovi da sole, ma sono le gare con le piccole che vanno vinte e purtroppo invece abbiamo perso tanti punti quest'anno, proprio in queste partite. La mentalità vincente può essere acquisita, ma serve esperienza e voglia di migliorarsi sempre.
Come si è avvicinata al calcio la Marta Carissimi bambina?
Io in realtà ho iniziato a giocare in quinta elementare, prima il pallone era solo quattro calci in cortile con gli amici. Sono sempre stata portata per lo sport, ma all'inizio mi sono dedicata più alla pallavolo e al pattinaggio su strada e su pista, con anche notevoli risultati, sono stata infatti campionessa regionale di categoria. Abitando in un piccolo paese, come purtroppo spesso succede negli sport minori, ad un certo punto non si sapeva se la squadra di pattinaggio avrebbe continuato l'attività e così, caldamente invitata dai miei compagni di classe, provai con la squadra di calcio del paese di cui loro facevano già parte. Mio papà non fu particolarmente entusiasta, ma neppure si oppose. Mia mamma non era molto d'accodo, ma semplicemente mi disse "tanto con i primi freddi smetterai...", diciamo che non è andata proprio così. Con i maschi ho giocato per cinque anni, fino alla prima superiore. Un giorno stavo guardando una partita della nazionale maschile e davanti al televisore mi sono messa a cantare l'inno. Preoccupati i miei mi chiesero cosa stessi facendo e io gli risposi "devo imparare l'inno, perché un giorno lo canterò in campo con la nazionale femminile".
Dopodiché sei passata al Torino, quando è successo?
Fu l'anno seguente, in seconda superiore. Avevo avuto proposte da diverse squadre, ma Torino era sicuramente il palcoscenico migliore. A giugno fui aggregata alla primavera per un torneo, pensando a settembre di ritrovarmi con le stesse compagne. Invece ad agosto mi sono ritrovata in prima squadra, a giocare in serie A, a quindici anni. Riuscii subito a conquistarmi un posto da titolare. Inizialmente cominciai giocando esterna, poiché come centrale ero ancora un po' piccolina, in seguito passai un po' tutti i ruoli, tranne portiere. Anche questo aspetto mi è servito molto. Imparare ad essere più eclettica mi ha permesso di giocare tanto, poiché sapevo interpretare più ruoli. E' una cosa che dico anche alle mie compagne più giovani quando vengono cambiate di ruolo e mettono il broncio: imparare più ruoli serve, soprattutto ti dà più possibilità di giocare e ti fa capire anche quale lavoro svolgono le tue compagne in campo. In quella prima stagione col Toro, 2002-'03, fui chiamata per la prima volta in nazionale under 19, benché fossi un'under 17. A giugno partecipai agli Europei in Germania. E pensare che sei mesi prima giocavo nei campetti di periferia con i ragazzini e poi ritrovarmi con la nazionale a giocare un europeo... è stata una bella soddisfazione.
Nove anni al Torino e poi Verona...
Si, purtroppo il rapporto con il Torino finì non certo nel migliore dei modi, ma era la scelta giusta andare via. Sono arrivata lo scorso anno con tante motivazioni, in una squadra importante. La prima stagione a Verona è stata un'esperienza straordinaria. Dopo l'ultima stagione in granata dove, per vicissitudini societarie, sono stata ferma per molti mesi qui ho avuto una rinascita. Devo molto al Verona. Mi sono trovata benissimo sia con la società che con le ragazze, nonostante io faccia solo due allenamenti con la squadra, poiché abito ancora a Torino. Quest'anno speravo in una stagione altrettanto bella; dopo un avvio altalenante, con il Birmingham ci eravamo riprese, ma purtroppo nel momento migliore mi sono fatta male ancora ed ora sto cercando di ritrovare la mia forma ottimale. La Torres ha sicuramente qualcosa in più, soprattutto come mentalità e forse quest'anno anche il Brescia ci è superiore. Tavagnacco lo vedo più alla nostra portata. A luglio ci sono gli europei e voglio viverli da protagonista, dopo quelli del 2009 dove mi sono conquistata la maglia da titolare strada facendo.
Parliamo proprio della gara di ritorno col Birmingham. Una partita dai contorni epici, che verrà ricordata penso per tanto tempo. Quel giorno ebbi la fortuna di commentare la gara con gli amici di Telenuovo e come tutti i presenti allo stadio mi emozionai ai goal di Cristiana Girelli, ma voglio sottolineare che a centrocampo quella partita l'hai vinta tu, dove hai giocato una gara perfetta.
Si gioca in undici certo, ma credo sia stata la mia partita più bella. Per me quello doveva essere il mio punto di partenza, ovvero se sono riuscita a giocare così devo continuare così, provando a ripetermi subito dalla partita successiva. Certo gli stimoli erano diversi, ma il modo in cui ho giocato quella gara deve rimanere un obbiettivo sul cui confrontarmi. Ora so che in quel modo posso giocare e devo cercare di ripetermi sempre, perché so di poterlo fare. Sono rientrata da tre settimane e non sto ancora bene, pertanto in questo momento mi è difficile, ma voglio riuscirci. E' così che posso dare il migliore contributo alla mia squadra e alla nazionale.
Fuori dal campo chi è Marta Carissimi?
Una studente a cui mancano sei esami alla laurea in ingegneria gestionale al Politecnico di Torino. A casa mi alleno presso la Footballab, primo centro di perfezionamento tecnico individuale in franchising d'Italia, una struttura, ideata da Rita Guarino, dove i ragazzi possono apprendere il calcio in una maniera unica nel suo genere. In pratica c'è un insegnante per ogni allievo, il che permette all'individuo di imparare senza ansie i movimenti, la tecnica ecc. Grazie a loro sono migliorata negli anni. Per ricambiare ho iniziato da un po' di tempo a collaborare con questo centro, facendo io stessa da insegnante a ragazzi più giovani. Puoi dedurre quindi che di altro tempo libero ne ho poco. Mi piace uscire con gli amici e mi sto appassionando molto alla pallavolo. Ho la fortuna di avere vicino il Palaruffini, dove la domenica gioca il Chieri e della quale non perdo mai una partita casalinga. E' una bella vetrina di sport al femminile, specialmente per la cornice di pubblico. Certo il livello della pallavolo italiana è molto alto, ma vedere tante persone in un palazzetto dello sport mi fa riflettere. Non ho capito se per portare tanta gente a vedere una partita di calcio femminile dobbiamo giocare al chiuso oppure indossare le culottes anche noi... è un particolare che mi sfugge.
Visto il successo di alcuni sport americani come il football o il basket in lingerie potrebbe darsi... in effetti voi 4000 persone le avete portate solo al Bentegodi per la Champions. Cosa manca secondo te per fare il salto di qualità?
Credo che manchi un campionato veramente competitivo e questo si può ottenere non aumentando le squadre, ma diminuendole. Certo qualcuno verrebbe penalizzato, tutti vogliono dire "io ho giocato in serie A", ma per rendere un campionato appetibile dal punto di vista mediatico serve un torneo a 10 squadre, già 12 secondo me sono troppe. Il campionato sarebbe più equilibrato e di alto livello, portando così più interesse, più pubblicità, più media e poi tutto il resto verrebbe di conseguenza.
Termina così con questa sensatissima proposta il nostro incontro. La saluto facendole i più sinceri auguri di buone feste e di ottenere i migliori risultati possibili in campionato. Nel vederla allontanarsi ripenso alle sue parole "serve un torneo a 10 squadre, già dodici sono troppe". In effetti in quei paesi dove il calcio femminile ha grandi platee è questo che succede. E' così difficile da capire?

Rudy Trolli

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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