Una guerriera nel Genoa Women: Silvia Nietante si racconta

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Squadra di appartenenza, ruolo in campo e anno di nascita?
Milito nel Genoa Women, centrocampista nata nel 1990.


Quando è nata la tua passione per il calcio?
Non penso che si possa considerare come nascita di una passione. Credo sia il calcio che abbia scelto me. Ho provato diverse attività prima di approdare all'unico che di sicuro mi apparteneva.
Fin da piccolina tutto quello che aveva una forma sferica diventava centro delle mie attenzioni. La mia famiglia, arresa, dovette accompagnarmi al campetto vicino a casa all'età di 8 anni.

Che cosa rappresenta, per te, questo sport?
E' lo sport più bello del mondo.
E non è solo sport, è maestro di vita. Ci sono talmente tante sfumature, belle o brutte che siano, nel calcio e in tutto ciò che ci gira intorno,
che solo che conoscerle ed averci a che fare equivale ad accrescere la propria persona.
E' meravigliosa anche la sensazione del senso di appartenenza, di far parte di qualcosa in cui ciò che vale e ciò che conta sei tu e quello che sai fare.
Alla fine di tutto, ma all'inizio di tutto, mi diverto a giocare a pallone ora come 20 anni fa nello stesso modo.

Quali le emozioni?
Il turbinio di emozioni che ho provato nel corso della mia esperienza passa dalla testa ai piedi per poi ripartire al contrario.
Ho provato la gioia nel gol dell'ultimo minuto, ho provato la tristezza per il mancato gol dell'ultimo minuto.
Ho provato la rabbia di quelle domeniche in cui non gira nulla, e ho provato la goliardia per quelle domeniche in cui tutto gira bene.
Ho provato il dolore degli infortuni e mi sono sentita invincibile quando dopo mesi di riabilitazione torni in campo.
Ho pregato la fortuna di farci segnare il rigore, poi la sfortuna per farlo sbagliare alle avversarie.

Ci parli della tua carriera fino a questo momento?
Come già detto ho iniziato molto presto, avevo 8 anni e, dopo che mia mamma mi faceva attraversare la strada, andavo da sola fino al campetto dopo si allenava la Goliardica.
Feci le Giovanissime li per poi crescere nelle fasi della primavera dell Athletic Albaro. Successivamente feci il salto in serie B con il Bogliasco Pieve, quell'anno vincemmo la categoria e salimmo in serie A2.
Scelsi poi di non seguire la squadra del Bogliasco ormai diventata Molassana e scendere di categoria per il Valpolcevera. Rimasi li qualche anno per poi spostarmi ulteriormente al Real Arenzano e a Lagaccio dove rimasi fino al 2016.
Scelsi poi la serie A nel Cuneo per un anno per ritornare in Liguria nella Lavagnese ed infine qui, nel Genoa Women.

Da quanto giochi nel Genoa?
È la mia prima stagione.
Ho accolto a braccia aperte il progetto fin da quando mi è stato presentato dai presidenti,
abbiamo passato momenti difficili e ce ne saranno molti altri, ma sono certa che i risultati non tarderanno ad arrivare.

Che cosa rappresenta, per te, questa società?
Genoa è decisamente la mia squadra, non mi posso reputare una tifosa come la tipologia vorrebbe, ma non ci sono altri colori che rosso blu nel mio cuore.
Il Genoa è quel regalo che si fa in circostanze in cui uno non sa cosa regalare e si sente dire "vai al Genoa Store e prendile qualcosa, non sbagli sicuro".
IL Genoa Women è lo stesso, il movimento femminile sta crescendo, non è facile, è un processo lungo, ma ci stiamo arrivando.
Per lo meno mi piace pensarla così!

Che giocatrice ti reputi?
Vivo nel magico mondo di Holly e Benjie, dove tutto è possibile anche all'ultimo secondo dell'ultimo minuto per cui non mollo mai.
Sono sicura che ci sia sempre da imparare e cerco di essere a disposizione della squadra e del mister.

I tuoi pregi e difetti in campo?
Così come sono impulsiva nella vita, nel calcio dovrei riuscire a leggere le situazioni di gioco con più tranquillità gestendo corsa ed emozioni.
Cerco di essere sempre positiva ed aiutare le compagne.

Ci parli di te a tutto tondo?
Amo la mia vita, amo la mia famiglia, mi piace molto il mio lavoro e il calcio corona e contorna il tutto.
Cerco la stabilità e tranquillità nella vita, sono una persona ambiziosa e legata agli affetti.

Progetti futuri?
Tendo a vivere abbastanza sul presente, difficilmente la mia vista mi porta troppo in avanti.
Dal calcio cercherò sempre di ottenere tutto quello che può darmi e cercherò sempre di dare tutto quello che ho finchè entrambi non ci saremmo stancati l'una dell'altro o viceversa.
Dalla vita lo stesso se non molto di più.

Hai un motto particolare a cui ti ispiri?
Chi non fa non falla.
Credo che sia questo un mantra di primaria importanza, tentare e provarci e se si cade, rialzarsi.

Enrico Ferranti.
Foto: Ramella Fazzari Fotografia

 

 

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