Eleonora Rossi, della Sezione di Jesi, è un arbitro di calcio a 5. Con la freschezza dei suoi 27 anni, divisa e fischietto, si fa rispettare in quel mondo calcistico considerato, a torto, esclusivamente maschile. Carisma da vendere e idee ben chiare, la chiacchierata con Eleonora è un piacere da condividere.
Eleonora, quando e come inizia il tuo abbraccio con il mondo arbitrale?
Inizia a 16 anni. Fino a quel momento giocavo a Pallavolo. Mio padre invece era un allenatore di calcio, e un giorno raccontò di esser stato arbitrato da una donna. La cosa mi incuriosì, e decisi di frequentare il corso per diventare arbitro.
Allora poteva essere considerata una “pazzia” perché eravamo veramente poche.
Come si è svolta la tua carriera fino ad ora?
Ho iniziato con il calcio a 11, arrivando fino alla Prima Categoria. Un record per una donna della Sezione di Jesi, di cui vado fiera. Poi per motivi di lavoro sono passata al calcio a 5, e ora sto arbitrando in Serie C1. Mi alleno due volte a
settimana nel nostro polo tecnico, con un preparatore che ci segue a 360 gradi.
Quali le differenze tra le due discipline per un arbitro?
Nel calcio a 5 le distanze si riducono, anche con il pubblico. A volte senti il vibrare della voce del tifoso che sta urlando. Ma a livello caratteriale, l’uomo che gioca si gestisce nella stessa maniera.
Un ambiente particolarmente “caldo” ti influisce nelle decisioni che devi prendere in campo?
Quello che accade in campo è affar mio, quindi guardo e ascolto tutto. Di ciò che mi accade alle spalle non sento assolutamente nulla.
Quanti insulti sessisti da parte dei giocatori hai fatto finta di non sentire?
C’è stato un periodo in cui me li appuntavo, e comunque si finisce sempre con il “vai a…lavare i piatti”. La verità è che noi donne partiamo sempre da un gradino più basso nella considerazione dei giocatori, e il “brava” dobbiamo conquistarcelo sul campo.
Un esempio?
Ho arbitrato uno spareggio di Terza Categoria, e arrivata nello spogliatoio udivo perfettamente le esclamazioni dei calciatori, preoccupati per la presenza dell’arbitro donna. Eppure io ero già stata promossa in Seconda; il mio valore l’avevo già dimostrato.
Riceverai anche complimenti...
L’arbitro solitamente esce per ultimo dal campo. Trovare dirigenti che ti aspettano, complimentandosi per il modo in cui hai gestito una partita considerata “non semplice”, ovviamente fa piacere.
Ti capita di riconoscere un errore con te stessa dopo che hai fischiato?
Capita, e ho chiesto scusa. Bisogna ammettere l’errore in testa e andare avanti. Considera, che il anche il semplice gesto di portare il fischietto in bocca senza però fischiare, è considerato un errore, perché siamo osservati, e questo può generare tensioni. Io cerco sempre di sbagliare il meno possibile, ma la perfezione è difficile da trovare.
Quali caratteristiche deve avere una ragazza che volesse intraprendere la tua carriera?
Serve un carattere forte, deciso. Bisogna esser disposte a difendere le proprie ragioni, anche dicendo dei No. Questa è la base di partenza per iniziare un percorso con gli Arbitri, utile nello sviluppare leadership, nell’assumersi responsabilità, e che in generale aiuta a diventare un’adulta migliore.
Servizio di MARCO PIGLIAPOCO
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