Venerdì, 29 Marzo 2024
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IL CALCIO FINLANDESE PARLA ITALIANO CON MISTER COSTANTINO

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È stato un derby dello stretto quasi tutto italiano a caratterizzare la prima giornata del campionato finlandese di Serie A femminile con la sfida Honka-Aland. Il fatto che la partita sia stata disputata il primo aprile non deve trarre in inganno: è tutto vero. A vincerla - con tanto di foto in prima pagina e titolo a nove colonne sul principale quotidiano - è stata la formazione ospite, guidata dal tecnico messinese Giovanni Costantino.
Nella squadra dell'allenatore siciliano milita una conoscenza del calcio femminile italiano come il difensore portoghese Raquel Infante, che in passato ha vestito le maglie di Riviera di Romagna e San Zaccaria.
Giovanni Costantino e le sue ragazze hanno regolato le giocatrici dell'Honka guidate dal tecnico finlandese, ma originario di Reggio Calabria, Luciano Posillipo.
Calciodonne.it ha incontrato Costantino, giovanissimo tecnico classe 1984 che per la prima volta è alla guida di una prima squadra dopo diversi anni nel settore giovanile.

 

Come sei diventato allenatore e soprattutto cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera ad un'età che è ancora quella di un calciatore?
In Italia guidavo treni e ho giocato fino al 2008 in Promozione, ma non credo fossi abbastanza bravo. Però avevo la passione per questo sport e quindi ho cercato di svilupparla in altri modi. Inizialmente ho fatto l'osservatore, poi ho deciso di fare il corso da allenatore. Ho studiato molto (dice mostrando una pila di libri sul suo divano, nda) e quando ho iniziato ad allenare mi sentivo come se fossi appena uscito dall'università.

Com'è nata la possibilità di allenare in Finlandia?
È nata grazie ad una telefonata del direttore sportivo Roberto Nuccio e nel 2013 sono arrivato qui, ho fatto una settimana di prova al termine della quale mi è stato offerto un contratto con il settore giovanile del Futura che gioca in serie C. Allenavo maschi e femmine e durante un torneo con i 2002 nelle isole Aland, alcuni dirigenti di una società con squadra maschile e femminile mi hanno notato. Quindi a febbraio ho ricevuto l'offerta dell'Aland. È stato tutto molto strano, perché non ho avuto aiuti da parte di nessuno: sono qua per merito mio.

Qual è stato l'impatto con il calcio femminile?
È ovvio che ci sono differenze, ma io ho portato le mie idee senza pensare che avevo di fronte delle ragazze, ma pensando di allenare una squadra di calcio. All'inizio forse c'era diffidenza nei miei riguardi, ma poi hanno capito che volevo insegnar loro qualcosa e credo abbiano iniziato ad apprezzarmi, anche perché cerco di dare la massima importanza al collettivo, valorizzando tutte le giocatrici allo stesso modo. Devo dire che è anche più facile, perché le donne cercano sempre di dare il centouno per cento in ogni allenamento ed allo stesso tempo io pretendo molto da loro.


Cos'hai portato di diverso nella tua squadra rispetto a prima?
Qui il modo di giocare è incentrato molto sul fisico e poco sulla tecnica sin dai settori giovanili e molto è basato sulle individualità, con le squadre che hanno quasi tutte una disposizione tattica simile. Io ho un'idea diversa di intendere il calcio. Per me la manovra deve essere corale e il gruppo è al centro dell'attenzione. Forse è per questo che abbiamo impressionato nella prima partita, proponendo un calcio diverso rispetto a quello abituale.

Quindi hai cambiato anche il modo di affrontare gli allenamenti?
Sì. Quando sono arrivato, ad esempio, le ragazze impostavano gli allenamenti basandosi molto sul cardiofrequenzimetro. Io ho detto che per me possono anche venderlo, perché i miei allenamenti sono per lo più con il pallone tra i piedi e credo che un bravo allenatore che conosce il materiale umano a sua disposizione debba capire da solo quando l'intensità è bassa, giusta o troppo alta.

Com'è stato metabolizzato dalle ragazze questo cambio di rotta?
All'inizio mi ha parlato una calciatrice della nazionale dicendomi che loro lo utilizzano. Quando gli ho chiesto se avesse avuto dei miglioramenti mi ha risposto di no e che anzi aveva subito degli infortuni. Preciso che il cardiofrequenzimetro non va demonizzato: anche in altri paesi si usa, ma per monitorare e non per stabilire gli obiettivi di un allenamento. Dopo la diffidenza iniziale, ora le ragazze iniziano a ricredersi.

Attorno a voi sembra esserci molta curiosità. È così?
È vero e questo è dovuto anche al fatto che la squadra viene da un periodo nel quale ha avuto diversi infortuni. C'è curiosità di vedere cosa possiamo fare con il recupero di tutte le giocatrici, ma già dopo la vittoria esterna alla prima giornata il giornale ha titolato "shock". Al di là di questo uno degli obiettivi della società per quest'anno è riuscire a portare allo stadio almeno cinquecento persone alla prima casalinga del 16 aprile e per provare a farlo stanno facendo molta pubblicità.

La vostra squadra e il vostro campionato ha molto seguito mediatico?
Vi faccio un esempio. Dopo aver firmato il contratto sono arrivato in un porto a circa trenta chilometri da qui. Era passata l'una di notte del 23 febbraio, ma ad aspettarmi ho trovato due giornalisti e un fotografo. La nostra prima giornata di campionato l'abbiamo giocata a dieci ore di nave da qui, ma le nostre emittenti avevano predisposto la diretta radio ed avevamo anche i giornalisti al seguito. In generale durante la settimana ci sono sempre interviste e i giornalisti mi chiamano per sapere le condizioni della squadra. Alla presentazione della stagione c'è stata la diretta televisiva nazionale e lo scorso anno alcune partite venivano trasmesse in diretta. In definitiva devo dire che ci sentiamo al centro dell'attenzione.

Tutt'altra storia rispetto all'Italia, vero?
Purtroppo il calcio femminile italiano è come se non esistesse sotto questo aspetto. Il problema è culturale prim'ancora che di risorse. Qui in Finlandia sono molto più emancipati, basti pensare che a livello tecnico la nazionale femminile è molto meglio di quella maschile ed una donna che gioca a calcio è vista come un'atleta come qualsiasi altra. In Italia credo servirebbe molta più visibilità, questo potrebbe contribuire a cambiare la mentalità e lo dico io che vengo da una terra molto maschilista come la Sicilia. Bisogna investire di più sui settori giovanili, ma anche sui media. Guardate il Brescia dopo tutte le cose buone che ha fatto in Europa: quanti media se ne sono occupati davvero?


Daniele Pompignoli
Twitter: @dpompignoli

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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