Venerdì, 19 Aprile 2024
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Spazio Tecnici

Intervista a Oscar Berti, preparatore atletico dell'Agsm Verona

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verona-oscar-berti1) Un preparatore atletico con un curriculum di tutto rispetto nonostante la giovane età, ci racconti che studi ha fatto e quali esperienze prima di approdare all'Agsm Verona?
Mentre stavo ancora studiando all'università di scienze motorie di Verona una squadra dilettantistica, il Caprino, mi ha chiesto all'età di 21 anni di provare ad iniziare l'esperienza come preparatore atletico in promozione. Era il 2002 ed io giocavo ancora. Ho smesso per intraprendere questa carriera e da li è iniziata la mia avventura con 7 campionati di eccellenza, due di promozione passando da Caprino a Casaleone per poi andare all'Ambrosiana e al Somma.
Nel mentre il Verona ha voluto credere in me e nel 2007 sono entrato all'Hellas, da lì le avventure nei campionati Berretti, allievi nazionali e Lega Pro. Poi la sorprendente possibilità di confrontarmi con realtà diverse ed importanti: l'Albania con il campionato di serie a al Flamurtari col quale abbiamo partecipato all'Europa League.
Alla fine di questa esperienza alcune società di Lega Pro mi hanno contattato ma l'idea di fermarmi un po' a casa dopo l'avventura all'estero è stata forte, cosi sono approdato all'Agsm Verona.

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Intervista a Concepción "Conchi" Sánchez Freire, una carriera in Italia da ex calciatrice spagnola

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sanchez-conchi1) Ha iniziato la sua carriera da calciatrice in Italia? Quanti anni vi è stata?
Cominciai a giocare "ufficialmente" nel 1970 a Madrid, dove si riunirono 8.000 spettatori a vedere la prima partita di calcio femminile con una grande ripercussione mediatica in Spagna. Io ero giovanissima e feci 5 reti con l'aiuto delle mie compagne, vincendo cosi il primo incontro dell' "era moderna" del calcio femminile spagnolo, che aprì le porte a tante ragazze che allora già volevano giocare a calcio.
2) Cosa è riuscita a vincere in Italia e con la sua nazionale spagnola di cui era capitana?
In Italia cominciai a giocare nella "mitica" Gamma 3 di Padova nel 1973 dopo aver giocato un quadrangolare con la prima nazionale spagnola (della quale io ero la capitana) contro la fortissima nazionale italiana che partecipò ai Mondiali del 1970 in Messico. Giocammo due partite in Spagna e due in Italia e fu dopo questo quadrangolare che la Gamma 3 mi diede l'opportunità di giocare in Italia e realizzare il mio sogno di stare affianco a calciatrici come Betti Vignotto, Wilma Seguetti, Elena Schiavo, Lucia Gridelli, Maura Furlotti e tante altre campionesse italiane.
Con la Gamma 3 vinsi il primo scudetto e la mia prima Coppa Italia e ci rimasi fino al 1996 ( fino all'età di 23anni), credo di essere stata la "straniera" che più anni consecutivi ha giocato in Italia.
Gli onori conseguiti in Italia: 7 scudetti, 8 Coppe Italia e molti secondi posti e spareggi, dei quali ora non mi ricordo con esattezza.

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LA TATTICA SI IMPARA CON LE DONNE

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Autore: Massimo Migliorini, allenatore PRO; esperienze in NCAA Division 1, NWSL, con le nazionali della New Zealand U20 e della Turchia maschile.
Il calcio è ormai uno sport mondiale, si gioca infatti in ogni angolo del pianeta, anche i più remoti; i praticanti appartengono ad ogni età, razza, religione e sesso. Nel tempo si sono sviluppate diverse scuole di pensiero su come interpretare e praticare questo sport, solitamente le differenze tra gli stili dipendono dalle nazioni o dalle aree geografiche di origine: la tecnica latina, il controllo palla spagnolo, la grinta sud americana, eccetera.
Un aspetto che in Italia e in gran parte del mondo, purtroppo, viene assolutamente non considerato è che l' interpretazione del gioco deve avere approcci diversi dovuti al sesso dei giocatori: il calcio femminile e quello maschile presentano grandi differenze. La costituzione fisica dell' uomo e della donna consentono prestazioni fisiche differenti ed è assolutamente sbagliato cercare di adattare entrambe allo stesso stile di gioco.
Ci sono nazioni, come gli Stati Uniti, dove ho la fortuna di allenare, in cui il calcio femminile ha la stessa importanza di quello maschile e quindi gli stili di gioco vanno avanti di pari passo, non sono uno succube o imitazione dell' altro; se analizziamo nel dettaglio le differenze, dal punto di vista fisico, troviamo quali sono i punti cardine del gioco delle squadre femminili e quali sono gli aspetti che si cercano di evitare.
La differenza base nelle prestazioni fisiche tra giocatori maschi e femmine si ha fondamentalmente nella potenza espressa; quindi non ci sono nelle partite giocate da donne: lanci di 50 metri, scatti brucianti ripetuti, salti altissimi per i colpi di testa, tiri potenti da oltre 30 metri, recuperi esplosivi, serie di dribbling consecutivi, lunghi rinvii dei portieri; in generale la palla, nei passaggi, viaggia più lentamente rispetto alle partite maschili.

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Intervista a Carolina Morace, una Professionista del calcio femminile

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morace-carolina1) Lei è stata una delle prime calciatrici e sicuramente la più famosa in assoluto, a che età ha iniziato a giocare e cosa dicevano amici e genitori di questa sua scelta?
Ho iniziato a livello agonistico a 11 anni nel Ca' Bianca, una squadra di serie C vicino a Venezia. Non ho mai avuto problemi nè con gli amici né con i miei genitori. Mio padre mi ha sempre seguito essendo un vero patito del gioco del calcio. La preoccupazione di mia madre agli inizi della mia carriera era soltanto che non mi facessi male, giocando con ragazze che erano più grandi di me.
2) Rispetto a quando giocava lei, come e se è cambiato il calcio femminile in Italia?
A mio avviso è migliorato a livello tecnico ma peggiorato a livello tecnico individuale. Ai miei tempi le straniere che giocavano in Italia erano le migliori al mondo ed ispiravano le italiane a migliorarsi.
Mi riferisco a giocatrici come Susy Augustensen, Conchi Sanchez, Anne O'Brien, Rose Rally e tante altre...
3) Ora ci sono calciatrici che giocano anche fino e oltre i 40 anni. Lei ha smesso intorno ai 34 anni, perché?
Perché i suggerimenti del mio cervello si traducevano in movimento con impercettibile ritardo per gli altri, quello è bastato per non farmi più sentire in equilibrio. E poi 35 anni mi sembra un'età giusta per cominciare a fare altro.

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Intervista a una grande ex giocatrice e ora allenatrice della squadra campionessa d'Italia, la Torres

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tesse-manu21) Siete alle battute finali del girone di andata, prime in classifica ma con l'ultimo big match della stagione contro il Brescia, come lo vedi?
Abbiamo chiaro l'obbiettivo e sappiamo quali sono le nostre possibilità, il match contro il Brescia qualunque risultato ne scaturisca non stravolgerà la classifica, il campionato è lungo ci sono tante partite da giocare.
2) Qual è la squadra o le squadre che temete di più e che potrebbero ambire come voi allo scudetto?
Penso che la classifica sia già delineata, siamo tre squadre a contenderci il titolo e a lottare per un posto in Champions, la squadra che temo di più e' la Torres, noi stesse, capaci di magiche imprese, ma molto brava alcune volte a complicarci la vita
3) Siete entrate negli ottavi di finale in Champions League, è da due anni che siete impegnati anche in competizioni europee, quale è la realtà del calcio femminile all'estero?
La Womens Champions League sta rasentando quella maschile: stadi gremiti, partite che si giocano ad alta intensità, dirette televisive; noi affronteremo nei quarti un colosso del calcio femminile europeo, negli ultimi anni la Germania ha fatto da padrona sia con la nazionale che con la vittoria del Walsbrugh nell'ultima edizione della Womens Champions League. A livello di club, la Francia con il Lione si è abbonata alle finali delle ultime champions league e quest'anno con grande sorpresa è stata eliminata proprio dal Postam. Essere per il secondo anno consecutivo tra le prime otto d'Europa mi riempie d'orgoglio: la Champions é un sogno e noi possiamo ancora sognare.

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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