Giovedì, 28 Marzo 2024
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Mister Roberto Genta: il modulo 4-4-2

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genta 4 4 2
Un testo importante e completo realizzato da mister Roberto Genta per tutti gli allenatori che amano il modulo 4-4-2. Queste le argomentazioni trattate:

MODULO 4-4-2

• il modulo considerato più equilibrato • marcamento a uomo • i movimenti del libero • i marcatori • il terzino di fascia • la superiorità numerica • la superiorità numerica garantita dal terzino di fascia • compiti e movimenti dei centrocampisti centrali • compiti e movimenti dei centrocampisti laterali (uno più difensivo) • spostamento dei marcatori una volta saltati dal proprio avversario • posizione delle punte • le punte in condizioni di non possesso • movimenti delle punte in condizioni di possesso • mobilità dell’intera squadra in fase di possesso e di non possesso • possibili modifiche al nostro modulo (4-4-2)

SCAGLIONAMENTO, AMPIEZZA E PROFONDITÀ

• passaggi per linee diagonali • lo scaglionamento visto come ricerca della profondità • effetti indesiderati di un mancato scaglionamento (passaggi orizzontali che rischiano di far saltare 2 giocatori) • il passaggio in condizione di scaglionamento visto come sistema economico e in grado di saltare più linee difensive • creare ampiezza tramite i laterali (4-4-2) • creare ampiezza tramite il movimento delle punte • creare ampiezza tramite il cambio di gioco • la profondità come scopo primario a discapito del possesso palla • le verticalizzazioni come sistema economico e sicuro (rispetto al condurre palla in zone vicine alla propria porta) per garantire profondità.

SMARCAMENTO

• dove smarcarsi • quando smarcarsi • come smarcarsi (movimento) • creazione delle zone d’ombra • smarcamento per linee orizzontali • ampliamento degli angoli di apertura • il movimento di smarcamento finalizzato alla creazione di spazi per altri giocatori • smarcamento di più persone per dare possibilità di passaggio

MARCAMENTO

• come evitare il puntamento • corsa rapportata alla velocità dell’attaccante • posizione del corpo in azione di marcamento • indirizzamento dell’attaccante in base alla posizione di attacco • valutazione del lato debole • concetto di marcamento “palla-centro della porta” • fase di temporeggiamento • quando eseguire l’intercettamento (non posso arretrare all’infinito) • marcamento a centrocampo, marcatura a uomo nella zona (valido soprattutto per i centrocampisti centrali) • quando il libero diventa un marcatore (deve sempre essere garantita la superiorità numerica) • 2 contro 1 in fase difensiva

PUNTAMENTO

• finalità del puntamento (passaggio o dribbling) • come superare un difensore più lento di un attaccante • come superare un difensore più veloce • tempi di azione e reazione (attaccante-difensore) • concetti di protezione della palla in fase di puntamento • movimenti delle compagne in relazione ad una giocatrice che sta attuando un puntamento (in profondità, in appoggio) • scelta del piede per il passaggio ad una compagna in seguito a puntamento • motivazioni che impediscono il puntamento nella nostra metà campo (1 contro 1) • la finta di corpo e piedi quale azione concreta per finalizzare un puntamento • il puntamento finalizzato al tiro in porta • 2 contro 1 in fase offensiva

VISIONE PERIFERICA

• analisi preventiva delle situazioni in campo, cercando di interpretare le possibili mosse delle compagne, con lo scopo di rendere la costruzione del gioco meno prevedibile • visione periferica in fase di conduzione palla (meno guardo la palla, più analizzo il gioco) • tempi d’osservazione (sguardo basso quando tocco la palla, alto quando la palla corre) • visione periferica in fase di non conduzione • concetto “do la palla dove vedo” • situazione di gioco con spalle rivolte alla porta avversaria (preferibile l’appoggio, almeno che non ci si trovi in corrispondenza della porta con netta possibilità di concludere)

STOP

• metodologia nell’esecuzione di uno stop • scelta del tipo di stop in base alla posizione dell’avversario • scelta dello stop in base al punto di caduta più vicino (evitando l’anticipo avversario) • postura nell’effettuare uno stop • indicazioni delle compagne sulla situazione periferica della ricevente (libero o marcato)

CONDUZIONE PALLA

• atteggiamento anti-economico e poco produttivo • sistema non in grado di superare rapidamente più linee difensive (passaggio in profondità) • sistema poco sicuro, soprattutto se nella nostra metà campo • soluzione spesso prevedibile • sistema molto utile nel caso di superiorità fisica (velocità), soprattutto se innescato sulle linee d’attacco • metodologie di conduzione

CONCETTI GENERALI

• appoggio indietro visto come costante di gioco (vedi concetti di scaglionamento) • aiuto e copertura nell’1 contro 1 (la punta si avvicina al centrocampista coperto, etc.) • passaggio alla compagna sul piede a lei più congeniale • scelta del passaggio privilegiando la profondità • do la palla dove vedo • palla controllata dal giocatore con le fronte rivolta alla porta

MOMENTI CRITICI DI UNA PARTITA

• condizionamento psicologico di inizio gara (mi presento all’avversario) • foga iniziale: come rispondere ad un pressing ultra offensivo a sfavore • reazioni dell’avversario in caso di nostro vantaggio (contromisure) • comportamento nostro in caso di svantaggio • gestione degli ultimi minuti di gara in caso di vantaggio o svantaggio • temporeggiare in caso di vantaggio ed attuare una forte pressione

CONCLUSIONI

MODULO 4-4-2

Tra tutti i moduli attualmente utilizzati, il 4-4-2 è considerato da molti quello più equilibrato, soprattutto in fase di non possesso palla, poiché i 4 difensori ed i 4 centrocampisti creano una forte barriera difensiva posta su 2 linee.

In questo modulo è particolarmente garantita la copertura sulle fasce laterali ed al centro campo, a differenza del modulo 4-3-3, dove le fasce laterali sono più sguarnite.

1Nel 4-4-2 l’inserimento dei laterali o di un centrale è d’obbligo in fase di attacco per avere una buona proporzione tra attaccanti e difensori. Per questo motivo i laterali del 4-4-2 devono assolutamente essere dei “fondisti” in grado di garantire copertura e profondità. Se questo non accadesse e quindi un laterale non tornasse in seguito ad un affondo, il modulo 4-4-2 si trasformerebbe in 4-3-3, con un netto sbilanciamento su una fascia, come nello schema mostrato in figura.

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Difesa

Nel modulo 4-4-2 possiamo applicare un marcamento a zona oppure a uomo.

Noi prenderemo in considerazione il marcamento a uomo, in cui il reparto difensivo è disposto su 2 linee. La prima linea difensiva è garantita dal libero che, giocando a zona e in posizione più arretrata, può uscire in copertura in tutte quelle situazioni che lo richiedono.

Il libero uscito in copertura deve temporeggiare sull’avversario ed assicurarsi che il proprio compagno (precedentemente saltato) rientri in copertura; solo allora il libero può tentare l’intercettamento.

Nel sistema a uomo i difensori devono individuare la propria marcatura, cercando di individuarne gli eventuali punti deboli (osservazione) ed applicando le metodologie difensive in fase di marcamento (vedi capitolo sul Marcamento).

Se l’avversario gioca con un modulo 4-3-3, i difensori laterali e lo stopper applicano marcatura fissa, coperti in seconda battuta dal libero, in modo da garantire copertura e superiorità numerica. Nel caso l’avversario giocasse con un modulo meno spinto (4-4-2 oppure 4-5-1), uno dei difensori può giocare come terzino di fascia, oppure aggiungersi al centrocampo (nel caso del 4-5-1 è consigliabile) per creare parità o superiorità numerica.

In questi casi, in cui l’avversario gioca con 1 o 2 punte, sarà inoltre possibile che un laterale di centrocampo applichi un gioco più offensivo, potendo contare sull’eventuale copertura del terzino libero da marcature (terzino di fascia). Nel caso invece in cui il terzino di fascia decida di intraprendere un’azione personale, un centrocampista deve garantire la copertura e la superiorità numerica in fase difensiva.

Una difesa efficace deve essere sempre in grado di confrontarsi con il reparto offensivo avversario in condizione di superiorità numerica, con lo scopo di garantire migliore copertura ed un eventuale raddoppio di marcatura.

Centrocampo

Nel 4-4-2 i due centrocampisti centrali hanno il compito di creare un muro difensivo alle incursioni avversarie; per questo motivo i centrali devono avere spiccate caratteristiche difensive e capacità d’intercettamento, oltre, naturalmente, a caratteristiche propositive in situazioni di possesso palla.

E’ indispensabile che la zona centrale del campo non venga lasciata scoperta: se un centrale si sposta in avanti, il compagno di reparto deve assicurare copertura applicando, se necessario, un marcamento a uomo nella zona.

Nel caso in cui la palla fosse in possesso della nostra difesa e l’avversario cercasse il pressing ultraoffensivo, uno dei centrocampisti deve andare in appoggio, mentre l’altro può cercare soluzioni di smarcamento.

I laterali in fase difensiva devono cercare la massima copertura, applicando una corretta e pressante marcatura a uomo.

In fase offensiva, i due laterali si devono muovere in maniera coordinata e razionale, in modo da garantire l’eventuale copertura nel caso in cui da una situazione di possesso si passasse ad una fase difensiva. In particolare dovrebbero essere identificati un incursore laterale con spiccate attitudini offensive, con lo scopo di dare alla formazione profondità ed ampiezza, ed un laterale marcatore, posto sull’incursore di fascia avversario.

Attacco

Nel modulo 4-4-2 l’attacco è composto da una prima e da una seconda punta.

Generalmente la prima punta è dotata di spiccate doti tecniche e di una notevole rapidità nei movimenti, mentre la seconda punta è dotata di maggiore resistenza e velocità negli scatti.

Per questi motivi la prima punta staziona in area, mentre la seconda occupa una posizione leggermente più arretrata. Solitamente le punte si dispongono l’una davanti all’altra (in verticale), con lo scopo di garantire l’appoggio ai centrocampisti (seconda punta) e la profondità per l’eventuale passaggio (prima punta).

In linea di massima le due punte devono garantire profondità ed ampiezza con incroci ed inserimenti; solamente nel caso in cui il portatore di palla fosse pressato, la seconda punta si deve avvicinare al centrocampo per garantire l’appoggio al compagno in difficoltà.

In base alla posizione che occupa, la prima punta ha una migliore visione di gioco rispetto alla seconda punta, la quale si trova spesso con le spalle rivolte alla compagna. Per questo motivo è la prima punta a doversi adattare agli spostamenti della compagna, e non viceversa; se, ad esempio, la seconda punta si avvicina al centrocampo, la prima punta si allarga in profondità.

Nel caso in cui gli avversari siano in possesso palla nella nostra metà campo, una nostra punta deve stare alta, con lo scopo di non far abbassare troppo la retroguardia avversaria e per garantire in ogni caso la possibilità di un eventuale contropiede. Questo ruolo viene occupato da una persona piuttosto rapida, capace di affrontare in velocità la difesa avversaria. In base alle caratteristiche descritte in precedenza è evidente che in queste situazioni è possibile assistere ad uno scambio di posizione tra le due punte, poiché la seconda punta (veloce e resistente) è in grado di rendere più efficace l’eventuale azione di contropiede.

E’ indispensabile che l’intera formazione sia consapevole dell’importanza della mobilità dei vari reparti. Ogni giocatrice, una volta effettuato un passaggio, non deve considerarsi appagata, ma posizionarsi in modo da essere ancora utile (in copertura o in proposizione) allo svolgimento dell’azione.

Ogni giocatrice deve avere a propria disposizione sempre 3 passaggi scaglionati, con lo scopo di evitare di essere troppo prevedibili nelle manovre d’impostazione.

Il modulo che verrà utilizzato dalla nostra formazione può subire delle variazioni in relazione all’impostazione delle avversarie: in determinate occasioni si può giocare con un'unica punta (4-5-1), mentre in altre può essere utilizzato un trequartista d’appoggio alle punte (4-4-1-1).

SCAGLIONAMENTO, AMPIEZZA E PROFONDITÀ

Con il termine scaglionamento s’intende una particolare disposizione della squadra, atta alla creazione di corridoi posti su più linee diagonali.

Vediamo nella seguente figura un esempio di scaglionamento ed uno di mancato scaglionamento.

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Come si può chiaramente vedere nella prima figura, il portatore di palla ha 2 possibilità di concludere un passaggio, uno in profondità ed uno in appoggio.

Il portatore sceglierà per l’appoggio solamente se pressato da un avversario o per far girare la palla, altrimenti deve essere sempre ricercata la profondità.

Nella seconda figura invece, il portatore di palla si trova sempre con lo stesso numero di giocatori disposti vicino a lui, ma con una sola possibilità di effettuare il passaggio (passaggio orizzontale pericoloso). Tale passaggio non soddisferebbe nessuna delle caratteristiche ottimali definite in fase di possesso palla, poiché non genererebbe profondità, ampiezza, mobilita e imprevedibilità.

4Facciamo ora un esempio di passaggio in orizzontale intercettato da un avversario, ed analizziamo assieme i fattori di rischio più evidenti.

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In fase di possesso palla è importante avere chiaro il concetto di ampiezza , cioè la capacita di una formazione di “giocare largo”, con lo scopo di creare spazi per inserimenti e manovre d’attacco.

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Più una squadra si allarga in fase di costruzione, maggiori sono gli spazi che si creano in prossimità della porta avversaria.

Il modulo 4-4-2 risulta essere molto adatto al gioco largo: a garantire l’ampiezza sono i laterali di centrocampo, con le loro incursioni radenti alla linea laterale e, soprattutto, con i repentini cambi di gioco (lanci lunghi che tagliano il campo).

Anche le punte, tramite il movimento d’incrocio, favoriscono il gioco in ampiezza, creando spazi per i centrocampisti che provengono dalle retrovie.

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8In questo esempio si vede chiaramente che il giocatore “a” può creare un corridoio per il compagno “b”, in possesso di palla. Se “a” si sposta (senza ricevere palla) verso destra, la sua marcatura lo segue e si crea una zona centrale completamente sgombra da avversari, che consente a “b” di accentrarsi e concludere a rete.


Naturalmente nel calcio è importante la ricerca della profondità, vale a dire l’avanzamento tramite passaggi verticali verso la porta avversaria.

La ricerca della profondità deve essere la conseguenza di una corretta manovra di possesso palla in situazioni di scaglionamento e ampiezza.

La profondità deve essere vista come l’obiettivo primario (nelle prime squadre) di una formazione; è per questo motivo che le verticalizzazioni sono da considerarsi sistemi economici, veloci ed imprevedibili che una formazione deve assolutamente adottare.

E’ naturale che tali verticalizzazioni vanno eseguite correttamente, considerando forza, direzione e situazione di gioco presente.

Ad esempio, è inutile effettuare una verticalizzazione dove il ricevente è marcato da 3 persone, mentre è assolutamente consigliata nel caso in cui lo stesso ricevente fosse marcato da 1 o 2 persone e avesse lo spazio adeguato per l’incursione. Chi esegue la verticalizzazione deve tenere presenti le capacità tecniche e fisiche del ricevente.

N.B. Il possesso palla va messo in secondo piano rispetto alla ricerca della profondità.

SMARCAMENTO

Con il termine “smarcamento” intendiamo la capacità di un individuo di liberarsi dalla propria marcatura per ricevere palla da un compagno. Affinché lo smarcamento sia efficace, la manovra deve essere imprevedibile, repentina e soprattutto eseguita nei giusti tempi.

9Il movimento di pre-smarcamento è fondamentale, perché spiazza il difensore e fa guadagnare terreno all’attaccante.

Movimento all’indietro (braccio alto) che allontana la marcatura, seguito da un repentino movimento verso la zona libera (zona di smarcamento).

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Lo smarcamento deve essere eseguito solo in alcune condizioni:

1)   il compagno deve essere in grado di giocare la palla (palla libera)

2)   il compagno deve avere pieno possesso della palla (palla vicina)

3)   deve esserci comunicazione visiva tra chi esegue il passaggio e chi lo riceve 

Risulta altresì importante trovare la zona di smarcamento, dove non devono trovarsi giocatori e dove deve esserci lo spazio adeguato per concludere il movimento.

11Il passaggio che il possessore di palla eseguirà deve essere preferibilmente eseguito per linee diagonali, con lo scopo di far ricevere al compagno la palla in copertura (palla protetta) e di aumentare gli angoli di apertura, rendendo l’intercettamento più difficoltoso.

Può anche accadere che un giocatore in azione di smarcamento non riceva palla, in quanto il portatore lo ha utilizzato per creare un’azione diversiva e ha successivamente deciso una diversa soluzione (verso un altro giocatore).

Uno smarcamento in fascia può servire per generare ampiezza e, quindi, maggiori spazi liberi all’interno dell’area.

Da quanto detto, risulta chiaro che in una buona manovra offensiva devono cercare di smarcarsi il maggior numero di giocatori possibili, per evitare di essere troppo scontati e, quindi, prevedibili. Durante la manovra di smarcamento sono fondamentali delle efficaci finte di corpo, che ci permettono di dare imprevedibilità all’azione.

MARCAMENTO

Un buon difensore deve essere in grado di mantenere per lungo tempo una buona concentrazione, controllando “visivamente” l’avversario (vista periferica), cercando di deviare o intercettare passaggi a lui diretti e interponendosi tra palla e porta e neutralizzando anche eventuali tiri in porta.

Analizziamo ora la metodologia che un difensore deve attuare per evitare di essere superato e per garantire alla propria porta la massima copertura, basandoci sul concetto che un difensore deve cercare di togliere più spazio possibile al diretto rivale impedendogli di ricevere o giocare la palla. Un buon difensore deve sfruttare i primi minuti della partita per rispondere ad alcune domande riguardanti le caratteristiche dell’attaccante che deve marcare:

-          destro o mancino / veloce o lento

-          giocatore tecnico (bravo negli stop, per esempio) oppure no

-          fa molte finte di corpo o è abbastanza prevedibile

-          utilizza uno o più metodi di incursione

-          è un giocatore solitario o scambia spesso la palla con i compagni

-          è un colpitore di testa o predilige le palle basse.

Una volta eseguita questa analisi preliminare, il difensore deve essere in grado di muoversi di conseguenza ed adottare le contromisure necessarie.

Ad esempio, se l’attaccante è molto veloce, repentino ed imprevedibile nei cambi, in grado di fare moltissime finte, la marcatura non può essere troppo vicina, in quanto si rischia di essere superarti con facilità, ma dovrò mantenere una distanza “di sicurezza” adeguata. Il tipo di marcamento che sarà trattato in questa relazione sarà unicamente quello a uomo, dove ogni giocatore controlla la propria marcatura.

In difesa dovremmo sempre cercare di essere in superiorità numerica, condizione molte volte garantita dal libero che, posto dietro i difensori e con marcamento a zona, può intervenire per effettuare raddoppi.

Nel caso non ci fosse superiorità numerica, la difesa deve attuare una manovra di temporeggiamento, rallentando la discesa avversaria in attesa dell’arrivo dei compagni.

Un errore grossolano che potrebbe essere commesso da un difensore sarebbe quello di affrontare l’attaccante in maniera decisa e diretta (senza sicurezza di riuscita) nel caso di inferiorità o parità numerica.

Si parlerà di marcamento con pressione quando il giocatore attacca il portatore di palla molto da vicino e, posizionandosi sempre fra la palla e la porta, cerca di non far guadagnare campo al diretto avversario attendendo il momento opportuno per sottrargli la palla. In generale tale marcatura è più utilizzata quando l’avversario non è particolarmente dotato tecnicamente e non è, quindi, in grado di effettuare con successo stop a seguire, finte di corpo o tocchi smarcanti.

Si parlerà invece di marcamento senza pressione quando il difensore mantiene un po’ più di spazio tra sé e la palla, ma impedendo comunque la conclusione a rete al fine di attendere un raddoppio di  marcatura di un compagno. In generale questa azione difensiva è utilizzata quando l’avversario è particolarmente dotato tecnicamente.

Vediamo graficamente la disposizione di una difesa in un modulo 4-4-2

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In figura rappresentiamo il marcamento a uomo con gli ipotetici coni di luce al cui vertice c’è l’attaccante avversario da marcare. Dietro si può notare, pronto al raddoppio di marcatura, il libero con il proprio cono di luce rispetto ai due possibili attacchi avversari.

I difensori devono seguire costantemente i movimenti dei diretti avversari e mantenere un buon posizionamento e le distanze giuste risulta fondamentale. L'intelligenza del difensore sarà decisiva e indirizzata a non farsi portare mai troppo fuori area difensiva dal movimento degli attaccanti avversari.

Il difensore deve, in linea generale, impedire all’avversario di arrivare in zona di tiro, cercando di indirizzare lo stesso verso la parte esterna del campo, scegliendo la direzione meno congeniale all’attaccante stesso. Se un attaccante mancino sceglie un’incursione centrale, il difensore cercherà di portarlo sulla sinistra, in modo da obbligarlo a controllare la palla con il piede destro, a lui meno congeniale.

13Allontanare l’attaccante dalle zone centrali vuol dire rendere il tiro in porta meno pericoloso; è per questo motivo che portare l’attaccante verso l’esterno deve diventare uno degli obiettivi primari di un buon difensore.

Il difensore deve fare attenzione a non farsi mai superare, mantenendo sempre una posizione che lo veda in linea tra la palla e il centro della porta.

 

Per fare questo è importate mantenere una determinata distanza e una velocità proporzionale e relativa all’avversario, di cui vanno analizzati i singoli movimenti.

In fase difensiva succede molto spesso di dover affrontare una situazione di 1 contro 1, vediamo, quindi, come questa situazione deve essere affrontata dal difensore.

Come precedentemente detto, il difensore, non deve affrontare l’avversario in maniera diretta, ma avvicinarsi per poi arretrare, cercando di indirizzare l’avversario sull’esterno del campo (lato debole) e di mantenere una distanza costante. In termine tecnico si usa dire che il difensore non deve farsi puntare (un difensore puntato è quel giocatore che non riesce a tenere una distanza adeguata ed è quindi facilmente superabile). L’attaccante farà di tutto per puntare il difensore, in modo da eseguire un dribbling oppure un passaggio smarcante in profondità.

E’ naturale che il difensore giunto nelle vicinanze della porta, non possa più arretrare ma sia obbligato a cercare l’intercettamento, scegliendo il momento migliore per attuare questo gesto tecnico (es. mentre l’attaccante sta caricando il tiro).

Un altro importante gesto tecnico, tipico di un difensore, è l’anticipo, cioè la capacità di un giocatore di impossessarsi di una palla indirizzata ad un avversario.

Prima di poter eseguire l’anticipo, il giocatore deve:

-          conoscere le caratteristiche della propria marcatura

-          assicurarsi che la difesa garantisca la copertura adeguata nel caso l’anticipo non andasse a buon fine (superiorità numerica)

-          scegliere la giusta traiettoria di anticipo

-          valutare precedentemente i possibili risvolti successivi.

14Il marcatore saltato deve essere coperto dal libero che, giocando a zona, può uscire e frenare, temporeggiando, l’incursione avversaria, lasciando cosi il tempo al marcatore saltato di mettersi in posizione di raddoppio. A questo punto il libero può effettuare la manovra di intercettamento.

Molte volte il termine marcamento ci fa pensare alla difesa, ma deve essere chiaro che i centrocampisti in fase di non possesso sono a tutti gli effetti dei difensori e devono seguire il proprio avversario nelle modalità precedentemente descritti.

A differenza di un terzino o di uno stopper, i cui compiti sono quasi esclusivamente difensivi, i centrocampisti, devono riuscire a modificare il proprio atteggiamento in base a chi ha la palla: in fase di possesso devono spingersi in appoggio alle punte, mentre in fase di non possesso devono cercare la marcatura e l’intercettamento. Per questi motivi devono essere dotati di buona velocità e, soprattutto, di grande resistenza allo sforzo.

Con il modulo 4-4-2 il centrocampo è formato da 4 giocatori, 2 di fascia e 2 centrali.

I giocatori di fascia devono essere in grado di affrontare più volte la lunghezza del campo, garantendo alla formazione una buona ampiezza.

Un grosso errore che può essere commesso un centrocampista è quello di giocare unicamente come fantasista offensivo (almeno che questo non sia stato indicato dall’allenatore), senza pensare alla propria funzione difensiva, poiché con questo atteggiamento verrebbe compromesso l’assetto e l’equilibrio dell’intera squadra.

In particolare, i due centrocampisti centrali devono avere spiccate doti difensive e devono essere in grado di pressare l’avversario, anticipandolo e riproponendo giocate verso le proprie punte.

Quando un centrocampista si sgancia in azione propositiva, il resto del reparto si deve organizzare di conseguenza, analizzando i movimenti degli avversari, e garantendo la possibilità di difendersi.

Nel caso in cui si sgancino più centrocampisti, la copertura al reparto centrale deve essere garantita da un terzino laterale, generalmente privo di marcatura (terzino di fascia), il quale può accentrarsi e produrre una marcatura a uomo nella zona.

A volte può avvenire che un difensore si trovi in situazione di inferiorità numerica es. 2 contro1. In questo caso il marcatore non deve focalizzarsi sulla propria marcatura, ma deve posizionarsi in modo da garantire la massima copertura alla propria porta, temporeggiando in attesa dell’arrivo di un compagno (vedi figura).

15In questo caso se il difensore andasse in copertura sul portatore di palla, lo stesso cercherebbe di puntare il marcatore con lo scopo di eseguire un passaggio al compagno posto sulla destra. Questa manovra farebbe saltare la copertura e avvantaggerebbe gli attaccanti.

PUNTAMENTO

In condizione di possesso palla “puntare” un avversario significa avvicinarsi allo stesso, con lo scopo di eseguire un passaggio in profondità ad un compagno oppure di eseguire un dribbling.

Questa manovra, se eseguita correttamente, è molto efficace e, soprattutto, può rendere l’azione imprevedibile.

Allo stesso tempo, il puntamento è una manovra pericolosa se non viene eseguita in modo corretto e, quindi, nei tempi e nelle modalità corrette, poiché rischia di innescare un contropiede avversario.

Per questo motivo, il puntamento è una manovra che non deve essere eseguita assolutamente in fase difensiva, né dai centrocampisti (almeno che gli stessi non si siano spostati in zona d’attacco e quindi coperti da qualche altro giocatore), i quali molte volte invece abusano di questa soluzione, compromettendo l’assetto della squadra.

Se un giocatore dovesse comunque iniziare una manovra di puntamento in una zona pericolosa, i compagni di reparto devono comprendere la situazione di pericolo e disporsi in modo da non essere sorpresi nel caso di perdita della palla.

In fase di puntamento si deve cercare di “nascondere” e coprire la palla all’avversario; per fare questo viene utilizzando l’esterno piede o l’interno in fase di conduzione, con la possibilità, nel caso in cui il difensore provi l’intercettamento, di girare la schiena al marcatore, interponendo il corpo tra l’avversario e il pallone, cercando di mantenere la palla il più lontano possibile (braccia larghe in modo che il difensore non possa superarmi).

Nel caso in cui il puntamento avesse come finalità un passaggio, il ricevente deve trovare pronto in appoggio il giocatore che gli ha passato la palla, cercando cosi di chiudere una triangolazione che garantirebbe profondità, scaglionamento e, soprattutto, una manovra economica.

Il passaggio che il puntatore deve eseguire al proprio compagno deve essere eseguito con il piede corrispondente alla direzione del passaggio stesso. Un passaggio verso destra deve essere fatto con il piede destro, un passaggio verso sinistra con il piede sinistro; questo per evitare un facile intercettamento.

Se la manovra di puntamento non avesse gli spazi per eseguire un’incursione in profondità, un giocatore deve garantire sempre la possibilità di poter effettuare un passaggio d’appoggio.

Assodato che la manovra di puntamento viene eseguita preferibilmente da un giocatore in fase di attacco, vediamo ora le considerazioni che devono essere fatte per innescare questa manovra.

Possibili situazioni:

-          Il difensore è più lento dell’attaccante: puntamento finalizzato al dribbling. Se lo spazio lo consente, l’attaccante allunga il pallone per poi inseguirlo in velocità e cercare quindi la conclusione.

-          Il difensore è nettamente più veloce dell’attaccante: puntamento finalizzato al passaggio. Qualora l’attaccante si trovasse in prossimità della porta (magari in una situazione 1 contro 1), dovrebbe cercare di azzerare il vantaggio (velocità) del difensore, puntando l’avversario con continui cambi di direzione e ripetute finte di corpo, sfruttando al massimo il fattore tempo di reazione.

Va ricordato che un difensore puntato cercherà sempre di condurre l’attaccante sul suo lato più debole; per questo motivo l’attaccante deve cercare di non farsi trascinare nella zona a lui meno congeniale o, comunque, verso le zone laterali.

Visto che nei pressi della porta il puntamento può essere finalizzato alla conclusione, l’attaccante deve considerare, oltre alla difficoltà di svincolarsi dall’avversario, tutti i concetti relativi al tiro in porta (vedere la posizione del portiere, scegliere il tipo e la direzione del tiro, analizzare la situazione attorno, ecc.), ponendo molta attenzione nella velocità di esecuzione delle varie manovre (cambio velocità, imprevedibilità, massima velocità di reazione).

Nel caso in cui il reparto offensivo si trovasse in superiorità numerica (2 contro 1), il giocatore senza palla deve muoversi cercando di smarcarsi per ricevere il passaggio oppure per facilitare l’incursione del compagno.

VISIONE PERIFERICA

Il concetto di “visione periferica” indica la conoscenza di ciò che avviene attorno a noi ed è molto importante per tutte quelle formazioni che decidono di giocare un calcio tecnico e tattico. Alla base del buon gioco, infatti, c’è la capacità di “leggere” il gioco e di vedere e prevedere i movimenti della propria squadra e degli avversari.

La visione periferica è la conseguenza di una buona capacità di giocare e correre con la testa alta, analizzando ed elaborando le situazioni di gioco che man mano vanno a crearsi durante una partita.

Un giocatore che riceve palla dovrebbe già conoscere i possibili sviluppi di un’azione, altrimenti, dopo aver controllato palla, si deve preoccupare di trovare gli appoggi,  rendendosi vulnerabile alla propria marcatura.

A volte può succedere che siano presenti più possibilità di passaggio; in questi casi un buon giocatore deve utilizzare la visione periferica su più livelli, scegliendo il passaggio che può dare (magari tramite altri passaggi) più profondità alla squadra o più possibilità di sviluppo dell’azione stessa.

I concetti sopra descritti valgono anche in fase di non possesso, poiché un buon giocatore dovrebbe essere in grado, tramite una accurata osservazione, di comprendere le “future” mosse dell’avversario, per attuare una buona copertura o un’azione di intercettamento.

Il concetto di visione periferica deve trovare applicazione anche in fase di conduzione palla: il portatore deve guardare il pallone nel momento d’ impatto con il piede, per poi alzare la testa e fotografare la situazione circostante.

I giocatori senza palla hanno una maggiore visione periferica, pertanto devono aiutare il portatore di palla (soprattutto nel caso in cui sia pressato) e guidarlo con indicazioni essenziali (es. dai la palla in fascia, appoggia dietro, etc.).

E’ buona regola, in assenza di precise indicazioni delle compagne, giocare la palla nelle zone visibili (“gioco dove vedo”), per evitare l’intercettamento avversario.

Naturalmente, esistono delle situazioni dove si possono giocare dei palloni in zone non visibili, ma solamente seguendo degli schemi stabiliti ed analizzati in precedenza. Questi automatismi devono essere provati e ricercati anche in fase d’allenamento, con lo scopo di riuscire ad applicarli con la massima sincronia durante le partite.

Per effettuare i vari movimenti nei giusti tempi è necessario inserire nel gioco dei comandi vocali semplici e molto chiari (es. taglia, parti etc.).

STOP

Quando si sta per ricevere una palla, è molto importante decidere quale tipo di stop effettuare, tenendo conto del fatto che il migliore stop è quello eseguito sul punto di caduta più lontano (anticipando la palla).

Se, ad esempio, arriva una palla alta, lo stop ottimale è quello eseguito di testa (se possibile) o di petto. Se si decide ti eseguire uno stop di piede, l’avversario avrà più tempo e maggiori possibilità d’intercettamento. In fase di ricezione, lo stop è caratterizzato da un saltello all’indietro che, combinato con un’azione di smorzamento, fermerà il pallone nella posizione desiderata.

Nello stop di testa in elevazione, lo smorzamento sarà garantito da un salto in anticipo (fuori tempo), che ci farà “colpire” la palla in fase discendente, accompagnandola poi verso il basso. Se si esegue lo stop di testa con i piedi a terra, si devono flettere le ginocchia e, ammortizzando, si cerca il controllo della palla.

La postura del corpo ricopre un ruolo fondamentale nell’esecuzione corretta di uno stop, in quanto deve garantire la massima protezione del pallone che si andrà a ricevere.

Se, ad esempio, si riceve una palla rasoterra, lo stop più indicato sarà quello eseguito con la suola della scarpa, facendo attenzione ad utilizzare il piede più distante dall’avversario e, soprattutto, ad utilizzare le braccia per evitare al marcatore l’intercettamento e l’anticipo.

Anche nello stop (visto che è una fase di ricezione palla) è importante che il ricevente si avvicini alla palla, anticipando il marcatore in modo da rendergli più difficoltoso l’intercettamento.

I compagni possono inoltre fornire indicazioni sulla posizione del marcatore al compagno che sta per ricevere una palla, in modo che il ricevente possa decidere quale tipo di stop eseguire.

Ad esempio se un compagno dice “libero”, il ricevente può eseguire uno stop a seguire con lo scopo di velocizzare l’azione; se, invece, si detto “ coperto” o “marcatura”, il ricevente deve prestare molta più attenzione e regolarsi di conseguenza.

Qualsiasi sia il tipo di stop intrapreso, risulta di primaria importanza nascondere la palla al proprio marcatore, interponendo il corpo o parti di esso (ginocchio in copertura, gamba, braccia larghe) tra lui e il pallone.

Se ricevo un pallone con le spalle rivolte al mio avversario, devo evitare di girarmi e procedere affrontando il mio marcatore faccia a faccia, perché nella rotazione ho un altissima probabilità di perdere il possesso palla. In questo caso sono importanti i giocatori di appoggio i quali ricevono la palla “diritta” e possono reimpostare l’azione.

Esempio

16In questo caso il giocatore con la palla risulta marcato e con le spalle rivolte all’avversario. La soluzione più razionale e sicura è quella di appoggiare al compagno, cercando poi la ricezione di palla protetta e con faccia rivolta alla porta avversaria. Come si può notare, l’appoggio è posto scaglionato rispetto al giocatore che ha la palla, poiché lo scaglionamento facilita il passaggio in profondità. Se il giocatore in appoggio si fosse posizionato dietro (non scaglionato) al giocatore con possesso palla, il passaggio in profondità sarebbe stato più difficile (vedi figura sotto) e, soprattutto, più intercettabile per via dell’angolo d’apertura molto stretto. L’appoggio è una soluzione più sicura e meno dispendiosa rispetto al tentativo di girarsi e dribblare; inoltre genera maggior profondità in breve tempo.

In questa manovra tattica ritroviamo moltissimi concetti precedentemente analizzati:

  1. 1-2
  2. visione periferica
  3. scaglionamento
  4. profondità
  5. imprevedibilità
  6. scelta del passaggio

scelta dello stop


CONDUZIONE PALLA

Una partita di calcio è un’attività sportiva di media durata e, a seconda di alcune condizioni, può essere considerata una prestazione più o meno faticosa.

Alcune condizioni che possono influenzare il carico di una gara sono le seguenti:

-          preparazione atletica della squadra

-          condizioni atmosferiche

-          tipo di terreno di gioco

-          tipo di gioco delle avversarie

-          preparazione atletica delle avversarie

-          tipo di gioco della nostra formazione.

In linea generale, una gara si basa sulle regole dell’economia, volte ad ottenere il “massimo risultato con il minimo sforzo senza incorrere in troppi rischi”.

Per questo motivo, l’impostazione tattica deve tener conto dei parametri sopra elencati, che possono sicuramente condizionare il tipo di gioco che una formazione esprime.

Il “portare palla” non risponde a requisiti economici, poiché, oltre ad essere una manovra faticosa e con scarso guadagno di profondità, è anche una scelta molto pericolosa, in quanto ci obbliga a ripetuti 1 contro 1 (con una percentuale di riuscita del 50%).

Naturalmente esistono casi in cui la conduzione della palla è consigliata: se ci trovassimo in fascia con un ampio corridoio a nostra disposizione, si dovrebbe sicuramente procedere verso la porta avversaria portando la palla.

Per i motivi precedentemente trattati , la conduzione palla in situazioni di 1 contro 1 nella nostra metà campo è da considerarsi in linea di massima un errore tattico, mentre in fase offensiva è una possibilità che l’attaccante deve considerare. Naturalmente se l’azione personale di un attaccante viene più volte neutralizzata dalla difesa avversaria, si devono trovare metodologie di incursione alternative.

In fase di conduzione, il portatore deve sempre avere pieno controllo del pallone e, soprattutto, deve fare in modo di proteggerlo dall’avversario con le varie parti del corpo.

Durante la conduzione si deve abbassare lo sguardo unicamente sul contatto palla – piede, mentre nel rimanente tempo si analizza la situazione per decidere le mosse successive (visione periferica).

La conduzione prolungata della palla, oltre a portare agli inconvenienti precedentemente descritti, non ha carattere di imprevedibilità, altra componente importante nel gioco del calcio. A volte ci si trova nella condizione di condurre “troppo” la palla perché non si trova collaborazione con i compagni che, invece di scaglionarsi e proporsi, si nascondono dietro le proprie marcature, oppure non accompagnano l’azione che si sta sviluppando.

In questo caso si assiste ad una partita giocata senza la coralità ed il collettivo, ma basata su singole azioni che vengono innescate dal portatore di palla di turno.

La continua e prolungata conduzione potrebbe anche derivare dalla scarsa visione periferica del portatore, cioè dall’incapacità di alzare la testa e di vedere i compagni cui poter passare la palla.

La conduzione è da considerarsi una manovra dispendiosa, lenta, intuitiva e che genera poca profondità. Vediamo, quindi, quale atteggiamento tattico si potrebbe adottare per avvicinarci maggiormente ai principi di un calcio economico.

La tattica sicuramente più economica che permette di ottenere maggiore profondità e imprevedibilità è data dalle verticalizzazioni (=lanci), anche se è evidente che una formazione non possa basare il proprio gioco su questa tattica, in quanto rende l’azione troppo prevedibile e consente all’avversario di porre facilmente delle contromisure adeguate.

Durante una partita di calcio si devono cercare di utilizzare ed armonizzare varie metodologie per il raggiungimento di un obiettivo (GOAL). Tali metodi vanno decisi in base alla situazione, all’avversario, alla fase della partita, al risultato da ottenere e in base, soprattutto, ai giocatori disposti in campo ed alle relative caratteristiche.

Se, ad esempio, recuperiamo palla nella nostra area ed abbiamo la possibilità di effettuare un lancio alla nostra prima punta, dobbiamo prima valutare se l’attaccante è in grado di effettuare uno scatto senza farsi intercettare dalle retroguardie avversarie (si deve valutare la velocità della punta rispetto ai loro difensori). Se la valutazione fosse negativa, deve essere abbandonata questa strategia e si devono trovare altre soluzioni.

17Questa soluzione è da considerarsi ottima nel caso in cui la prima punta sia molto veloce.

In presenza di una punta lenta questa soluzione sarebbe da evitare.


CONCETTI GENERALI

Nel corso di un’azione, un giocatore in possesso palla dovrebbe avere sempre almeno due possibilità per eseguire il passaggio, uno in profondità (scaglionata) ed uno in appoggio (sempre scaglionata). Per questo motivo è importante che gli altri giocatori si muovano in modo da creare queste possibilità.

Nel caso in cui un giocatore in possesso palla inizi un puntamento, lo stesso, deve assolutamente essere supportato dai compagni, per offrirgli alternative al dribbling (va ricordato che nell’ 1 contro 1 si può scegliere il dribbling o il passaggio).

Naturalmente, il passaggio deve privilegiare la profondità come da figura seguente.

18In questo caso, a parità di condizioni (es. tipo di marcamento applicato) il giocatore in possesso palla deve privilegiare il giocatore più avanzato, in quanto il passaggio genera maggiore profondità.

 

Quando si esegue un passaggio, ci sono due regole da seguire:

-          Evitare che il passaggio venga intercettato da un avversario. Si devono adottare tutte le precauzioni del caso, come l’utilizzo del piede più vicino al compagno per effettuare il passaggio (fascia sinistra, piede sinistro).

-          Avvantaggiare il compagno che riceve il passaggio, dandogli la palla sul suo piede migliore ed in modo protetto, oltre, naturalmente, a scegliere una traiettoria facilmente gestibile dal ricevente.

Un altro concetto da valutare in fase di possesso consiste nel giocare palla nell’ambito del visivo (“dove vedo”) anche se, in alcune circostanze, soprattutto se l’intesa con le compagne è molto alta, sarà possibile utilizzare delle giocate ceche, che risultano più rischiose (facilmente intercettabili), ma allo stesso tempo meno prevedibili.


MOMENTI CRITICI DI UNA PARTITA

L’aspetto psicologico è una componente fondamentale e primaria in una competizione sportiva, ed è per questo motivo che ora affrontiamo alcune problematiche ad essa collegate.

Fase iniziale

Innanzitutto risulta molto importante l’atteggiamento che una formazione propone ad inizio gara: se una squadra entra in campo mostrando da subito determinazione, grinta e capacità organizzative, mette l’avversario in una condizione di attesa, normalmente collegata ad una fase tipicamente difensiva.

In questa fase offensiva e propositiva, sarà possibile infierire sull’avversario con una tattica di pressing offensivo o ultraoffensivo, oppure avanzare un difensore al centrocampo, rinforzando il muro centrale ed alzando cosi il baricentro della squadra.

Naturalmente quest’atteggiamento “grintoso” non deve essere programmato (recitato), ma deve derivare da un auto-convincimento tipico della squadra.

E’ per questo motivo che le fasi precedenti alla gara dovrebbero essere vissute in maniera coerente alla competizione stessa ed atte alla ricerca della massima concentrazione.

E’ naturale che anche le formazioni avversarie potrebbero scendere in campo con grinta e determinazione, cercando di sfruttare la cosiddetta “foga iniziale”.

Se la nostra formazione subisse questa tattica iniziale da parte dell’avversario e si trovasse in difficoltà (pressati nella nostra metà campo), il metodo più efficace sarebbe quello di verticalizzare con dei lanci, evitando il pressing avversario.

In questa condizione, con l’avversario sbilanciato in attacco, sarà possibile innescare un contropiede che, se finalizzato, potrebbe mortificare psicologicamente l’avversario.

Se invece cercassimo di fronteggiare il pressing ultra-offensivo dell’avversario uscendo palla al piede e con passaggi corti, sicuramente avvantaggeremo l’avversario.

La nostra formazione si porta in vantaggio

Generalmente l’avversario aumenta il ritmo per alcuni minuti e con grande determinazione tenta di riportarsi in parità; lo stesso fenomeno è riscontrabile anche nei momenti conclusivi di ogni singolo tempo qualora ci si trovi in condizione di svantaggio.

Anche in questo caso per far fronte agli attacchi avversari la metodologia più consigliata è quella relativa alle verticalizzazioni finalizzate al contropiede.

Immaginiamo la condizione psicologica di una squadra se, in seguito ad una rete subita, si sbilancia per cercare il pareggio e come conseguenza di questa mossa ottiene il raddoppio avversario in contropiede.

Minuti finali in condizione di vantaggio

Nel caso in cui una formazione si trovi nei minuti finali di una partita con un vantaggio minimo sulla squadra avversaria, deve cercare di far girare la palla e temporeggiare, mantenendo il possesso di palla in condizioni di massima sicurezza.

Anche in questo caso, se l’avversario effettua un pressing offensivo o ultraoffensivo, si utilizzano le verticalizzazioni, con lo scopo innescare un possibile contropiede. Nel caso esaminato, è consigliabile giocare con una sola punta dotata di buona velocità e abile in situazioni di 1 contro 1 o 2 contro 1.

In base a quanto detto si ricava che il comportamento di una formazione nelle situazioni critiche dovrebbe essere comunque razionale e tale da evitare pericolosi sbilanciamenti che potrebbero solo peggiorare la situazione.


CONCLUSIONI

In queste pagine ho cercato di descrivere alcuni dei concetti fondamentali che governano il gioco del calcio, senza i quali si assisterebbe ad un gioco basato unicamente sull’istinto dei giocatori.

Per ottenere il massimo risultato è necessario trovare un giusto equilibrio tra la componente razionale e  quella istintiva.

Nel calcio il concetto di equilibrio è molto importante, infatti un giocatore è considerato “bravo” quando riesce ad armonizzare le seguenti componenti:

-          PSICOLOGICHE

-          FISICHE

-          TATTICHE

-          TECNICHE

Nel momento in cui un giocatore fosse carente in una delle suddette caratteristiche, si dovrà lavorare per colmare la lacuna e ritrovare il bilanciamento con le altre componenti. Questo è uno dei motivi per cui nella prossima stagione molti allenamenti saranno studiati a livello individuale, con delle esercitazioni personalizzate, basate sui ruoli e le caratteristiche di ogni singolo giocatore (un centrocampista di fascia dovrà allenare maggiormente la resistenza rispetto al libero e alla prima punta).

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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