Psicologa Roberta Cappelluti (Calciodonne): "lo sport non tutela la figura femminile"

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Ha preso il via alle ore 10.30 di Lunedi mattina, presso la Sala Mechelli del Consiglio Regionale del Lazio in via della Pisana, il Convegno sul tema “Lo Sport contro la violenza sulle Donne. Per vincere insieme”, organizzato dal segretario del GS Flames Gold, Carmelo Mandalari.
L’evento è stato promosso in collaborazione con l’UNAR-ANG (Presidenza del consiglio dei ministri), Consiglio regionale Lazio, ASI (Ente di promozione sportiva), le Associazioni: Donne per la sicurezza snlus, Hands off woman, Valore persona, Centri territoriali volontari, Blue berets international voluntary corps.

L’obiettivo è stato quello di sensibilizzare le Società sportive per contribuire a vincere insieme la sfida di un cambiamento culturale, facendo leva sulla straordinaria capacità dello sport di veicolare messaggi. A moderare gli interventi il giornalista Alberto GUARNIER. Tra i relatori il prefetto Francesco Tagliente, Virginia Ciaravolo, presidente Associazione mai più violenza Infinita, Anna Silvia Angelini, presidente A.I.D.E. Lazio, Luana Campa, avvocato criminologa, Laura Bortolo, presidente dell’ Associazione Italiana Psicologia dello Sport, Fabio Caiazzo, dirigente nazionale ASI, Caterina Grillone, avvocato criminologa, Stefania Munari, presidente dell’APS Casa Lazzara, Lia Strapoli, presidente associazione ConDivisa e Silvia Strada, Agenzia nazionale per i giovani.

Interessanti anche gli interventi di Daniele Leodori presidente del Consiglio regionale del Lazio, Lucia Valente, Assessore alle pari opportunità della Regione Lazio, Orazio Santagati presidente Premio Piersanti Mattarella e Claudio Castagna consigliere regionale Lazio della Federazione Italiana Canottaggio.

Ho preso parte all’evento in qualità di madrina, portando l’attenzione sul fatto che ad oggi è lo stesso sport che non tutela la figura femminile. Di fatti la legge 23 Marzo 1981, n 91 che sancisce le norme in materia dei rapporti contrattuali tra società e sportivi professionisti non riguarda le donne. Ho voluto sottolineare come nessuna disciplina femminile è ad oggi qualificata come professionistica, di conseguenza ciò determina pesanti ricadute non solo a livello morale per la discrepanza di sesso, ma anche in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché di trattamenti salariali adeguati all’attività svolta. Soprattutto ho voluto sensibilizzare i presenti di fronte al fatto che il primo luglio scorso è stato presentato il ddl AS 1996 titolato “Modifiche alla legge 1981 n.91 per la promozione dell’equilibrio di genere nei rapporti tra società e sportivi professionisti”. Un disegno che mirava ad essere approvato l’8 Marzo scorso, in onore della festa della donna, ma che ad oggi ancora non è stato approvato.
Per questo motivo richiedo un intervento lampo per fare in modo che la legge cambi e con lei anche la visione della figura della donna italiana all’interno del mondo dello sport.

Roberta Cappelluti