Domenica, 28 Aprile 2024
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Intervista a Elisabetta Spina

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Elisabetta Spina, centrocampista classe 1983
-D- La partenza di campionato è stata difficile con 2 sconfitte nelle prime due partite. Se andiamo a rivedere le immagini delle due gare forse il primadonna è più forte di quanto possa apparire per chi guarda oggi la classifica... cosa ne pensi di questo inizio di campionato e come vedi la squadra dall'inizio della preparazione ad oggi.

-R- Partenza difficile ma nonostante tutto c'è molto entusiasmo per le due prestazioni avute fino ad oggi. Il Primadonna ha espresso un buon gioco con la Lazio ed è riuscito a contenere molto bene il Brescia, squadra in concorrenza per lo scudetto insieme a Torres, Bardolino e Tavagnacco.

Se tutto ciò è stato possibile è soprattutto grazie al grande lavoro fatto dall'inizio della preparazione fino ad oggi dal Mister col suo staff e dalla grande volontà dalle ragazze di migliorarsi giorno dopo giorno. Penso che dentro di noi debba rimanere la consapevolezza di lottare per la salvezza cercando di esprimere un buon gioco migliorando partita dopo partita.

-D- Hai militato nel Firenze nella stagione 2005/2006, rispetto ad allora cosa è cambiato in Elisabetta e come mai hai scelto di ritornare? E' stata una scelta di comodità oppure c'è qualcosa di più profondo che ti lega a questa città e a questa società?

-R- Quando sono venuta via da Firenze un pò del mio cuore era rimasto qui perché mi sono sempre trovata molto bene con le ragazze e la società. Sono tornata volentieri senza pensarci su due volte.

-D- Martedì si è svolta a Coverciano la doppia sessione di allenamento dimostrativo a cui hanno preso parte le formazioni del Primadonna Firenze Under 19 e Prima Squadra sotto la direzione di Milena Bertolini tua ex allenatrice a Reggio Emilia. Tu eri assente per gli impegni di lavoro in Lettonia. Che rapporto avevi con Mister Bertolini e quale pensi possa essere il suo futuro come allenatrice? Nuovamente in qualche società di calcio femminile oppure potrebbe essere una delle prime allenatrici donna che approda in serie A maschile? Potrebbe per te sostituire Ghedin alla fine del suo mandato come allenatore della Nazionale?

-R- Sì sono a dirigere un Milan Junior Camp in Lettonia a Riga in collaborazione con Graziano Mannari. Alleniamo per una settimana 70 ragazzi Lettoni di età compresa tra 6 e i 12 anni. L'esperienza a Reggio Emilia è stata per la mia crescita veramente importante sia dal punto di vista umano che professionale. Con la Reggiana ho vinto una Coppa Italia e Milena è una persona molto competente, coerente e distinta nel calcio e nella vita privata. Le auguro di poter avere la giusta gratificazione per quello che le spetta per quanto dimostrato in questi anni.

Dubito che il calcio professionista apra la possibilità di allenare alle donne a livello di prime squadre ma se dovesse succedere sicuramente lei sarebbe all'altezza . La Nazionale penso le spetti di diritto. Ha vinto per tre anni consecutivi la panchina d'oro, e quest'anno ha partecipato al master allenatori...dovrebbe avere dimostrato già abbastanza.

-D- Vista la tua lunga esperienza in serie A ti senti un po' la sorella maggiore dello spogliatoio con la quale le compagne possono parlare e confrontarsi e chiedere consigli visto che molte di loro sono alla prima esperienza nella massima serie?

-R- Tutto quello che ti viene trasmesso e insegnato, tutta l'esperienza che hai accumulato speri sempre che non vada perduta ma di poterla ritrasmettere un giorno a qualcuno che ne faccia tesoro. Ho imparato moltissimo dalle mie compagne di squadra, ma per fare questo ci vuole molta umiltà. A Firenze ci sono molte ragazze giovani che hanno fretta e voglia di imparare spero di potere lasciare loro il più possibile di ciò che e stato trasmesso a me.

-D- Uno dei limiti della crescita della spettacolarità di questo sport è talvolta proprio la non perfetta forma fisica delle calciatrici. A vedere la tua atleticità in campo mi vengono in mente atleti senza età del calcio maschile come Pippo Inzaghi (anche se tu sei una centrocampista e lui un attaccante). Qual è la ricetta segreta per mantenere un perfetto equilibrio atletico anche nel calcio femminile? Avresti un suggerimento da dare alle giovani calciatrici che intraprendono questo sport ?

-R- La professionalità comporta dei sacrifici in campo e fuori se si vuole giocare ad un certo livello bisogna essere disposti a farli.

Spesso nel calcio femminile finiamo per accontentarci. La professionalità non dipende solo dai soldi. Se faccio una cosa la voglio fare al meglio delle mie possibilità, indipendentemente dal ritorno economico che possa avere, altrimenti non la faccio. Questo dovrebbe essere un punto di riferimento per tutti anche per le giovani.

-D- Sappiamo che il calcio femminile in Italia ancora non ha raggiunto un livello di risonanza e di qualità tale da fargli fare il salto da dilettantistico a professionistico. All'inizio della scorsa stagione sono arrivati i proclami di aiuto a tutto il movimento del calcio femminile da personaggi autorevoli come Aurelio De Laurentiis attuale presidente del Napoli Calcio. Ed invece a fine stagione sembrava che proprio la Divisione Calcio Femminile dovesse sparire. Parallelamente in Germania, agli ultimi mondiali, la media degli spettatori per partita è stata altissima. Come mai in Italia questo sport al femminile non riesce proprio a prendere campo e quali potrebbero essere gli ingredienti giusti a far cambiare il gusto della ricetta?

-R- In Italia in questo momento ci sono molti problemi da risolvere anche nel calcio maschile a livello giovanile. Il salto al professionismo dovrebbe essere imposto dall'alto, perché per scelta nessuna società maschile aprirà le porte al calcio femminile. Mi auguro che un giorno anche in Italia possa accadere quanto accaduto in Germania ovvero che gli investimenti fatti nel settore femminile si equivalgano o si avvicinino a quelli fatti nel maschile... magari sarà tardi per me come giocatrice ma me lo auguro fortemente.

-D- Non sarà mai tardi per chi lo sport lo vive in prima persona come te, ne siamo certi.

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