La decisione di non ripescare il Napoli Calcio Femminile potrebbe portare le due aziende napoletane ad abbandonare anche le altre sponsorizzazioni. 
Il Napoli Calcio Femminile è ancora in attesa di una risposta sulla possibilità di ampliare il campionato di serie A1 a 16 squadre. La decisione della Divisione Calcio Femminile potrebbe avere gravi ripercussioni su numerose realtà del panorama sportivo campano e nazionale: "Siamo delusi – spiega il presidente della Carpisa Yamamay Napoli Calcio Femminile, Lello Carlino – Noi siamo l'unica realtà solida nel meridione in questo campo, lavoriamo a Napoli da anni e siamo preoccupati perché non sappiamo come dire ai nostri tecnici e alle tante ragazze del nostro club che potrebbe non esserci più la possibilità di proseguire questo progetto. Se la scelta rimanesse questa siamo pronti a lasciare".

"Eravamo convinti del ripescaggio in serie A1 – aggiunge il manager della Carpisa, Maurizio Carlino – e la società, di conseguenza, stava lavorando per costruire una squadra in grado di affrontare il massimo campionato. Siamo delusi perché nel momento in cui questa disciplina, dopo il successo del Mondiale, stava iniziando a suscitare grande interesse, Napoli è stata dimenticata e abbandonata. Se questa decisione fosse confermata, saremmo pronti a ritirare la sponsorizzazione, non solo alla società di calcio femminile, ma anche a tutte le altre società sportive che seguiamo da anni, perché con queste decisioni prese all'interno dei palazzi di potere si strumentalizza lo sport per altri scopi".

"Abbiamo ricevuto anche l'appoggio del Comitato Campano della Figc e del suo presidente, Salvatore Colonna – spiega il dg del Napoli Calcio Femminile, Italo Palmieri - e siamo convinti che al rientro dalle ferie il dottor Tavecchio possa riconsiderare la situazione per non dare un ulteriore colpo al meridione e al movimento del calcio femminile napoletano. Pensiamo che la presenza della nostra società in serie A1 possa essere il biglietto da visita migliore per promuovere la disciplina in tutto il meridione d'Italia. Se le cose non dovessero cambiare si corre il rischio di tornare indietro di oltre dieci anni".

Napoli, 9 agosto 2011