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Spogliatoio, gioie e dolori!

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genta_4254_thumb_other150_204Il tema che oggi voglio affrontare risulta essere molto delicato perché ci si addentra nel difficile mondo dello spogliatoio femminile.

Ho usato il termine delicato perche si parlerà di metodologie  applicabili  nello spogliatoio e queste da sempre hanno generato grandi problemi a tutti coloro che hanno cercato di mettere regole all'interno dei gruppi. La gestione dello spogliatoio non è un compito facile e il mister che decide di affrontare un avventura sportiva di questo genere deve assolutamente mettere in conto questo tipo di problematica.

 

I risultati durante la stagione possono avere condizionamenti importanti a seconda delle motivazioni e il concetto "mente" che abbiamo sviluppato nel precedente articolo abbiamo visto quanto possa essere determinante sui risultati. Allo stesso modo credo che il fattore gruppo abbia un po' le medesime possibili ricadute e per questo ho deciso di provare una analisi oggettiva  cercando anche il contributo di giocatrici e addetti ai lavori.

 

Molto spesso si dice che i mister che gravitano nel calcio femminile siano sempre gli stessi, ma ci si dovrebbe chiedere la motivazione di questa scelta operata dalle società e comprendere se la stessa sia legata alla difficoltà di reperire allenatori che oltre ad essere in grado di formare una squadra debbano avere nel proprio bagaglio la difficile capacità di gestire un gruppo.

Chi ha seguito una formazione di calcio femminile sa benissimo quali sono gli equilibri che regolano l'assetto del intero gruppo e per questo ritengo importante curare questo aspetto cercando di capire i punti fondamentali della buona gestione.

Come abbiamo visto le società conoscono la problematica della gestione del gruppo e cercano di tamponare questa situazione affidandosi ad allenatori "esperti" capaci di evitare la formazione di gruppetti e di fazioni che sistematicamente si scontrano con le società, gli allenatori e i preparatori. In alcuni casi il problema legato al gruppo non viene considerato e spesso ci si trova a metà campionato con guerre interne che spesso sfociano in vere e proprie ribellioni difficili da gestire.

Credo che sia normale parlare di problemi di spogliatoio quando si parla di calcio femminile e talvolta alcuni  risultati indicano proprio eventuali problematiche che sfociano in una serie di risultati negativi.

Lo spogliatoio femminile è spesso luogo di critica dove le prime vittime sono gli allenatori che sistematicamente "sbagliano le formazioni" o fanno scelte che il gruppo non condivide. Le critiche poi spesso si spostano sul modulo utilizzato e la capacità di produrre un gioco all'altezza di certe ragazze.Molto criticati sono gli allenamenti che pur essendo gestiti con una logica professionale e legati alle metodologie di allenamento correnti spesso risultano,  a detta di alcune giocatrici, sbagliati e non adatti alle caratteristiche del gruppo stesso.

Naturalmente oltre a questi problemi spesso esistono problematiche relazionali tra singole ragazze e altrettanto spesso si assiste a divisioni interne in gruppetti che minano le funzionalità della squadra.

Quella  appena descritto è la realtà normale che si puo trovare all'interno di uno spogliatoio, ma perché succede questo? Perche è possibile che sia normalità assistere all'incapacità di stare nei propri ruoli e cercare comunque di entrare nell operato dello staff e in taluni casi della presidenza?

Sicuramente non in tutte le squadre la situazione è cosi marcata, ma molto spesso parlando con colleghi esce questa problematica che in qualche modo rallenta l'operato dello staff perche impegnato a risolvere le cosiddetta "beghe" interne.

Le metodologie usate per arginare questo problema sono molte , c' e' chi non affronta il problema sperando che la situazione rientri da sola, altri invece intervengono da subito cercando di individuare le persone che fomentano il problema e le allontanano, in altri casi si cerca di trovare un compromesso per arrivare a fine stagione...

Di sicuro un vantaggio importante per la squadra è la presenza di un capitano all'altezza di gestire sul nascere alcune problematiche e evitare che le stesse sfocino in qualcosa che poi nessuno è piu in grado di gestire.

Per questo motivo la scelta del capitano dovrebbe essere fatta in maniera molto accurata cercando una persona carismatica e soprattutto riconosciuta quale leader all'interno dello spogliatoio.

Il leader naturalmente dovrà  essere supportato dal mister e la comunicazione tra mister e capitano dovrà essere continua e costante non escludendo anche scontri diretti nel caso di problematiche con ideologie divergenti.

Molto spesso quando lo staff prende delle decisioni comportamentali che penalizzano una o più giocatrici, assistiamo alla "solidarietà" di una parte del gruppo e anche in questo caso il compito del mister risulta molto difficile. Naturalmente le problematiche maggiori arrivano dalle giocatrici che giocano meno , le quali riescono a fomentare il gruppo cercando la precedentemente descritta " solidarietà" , situazione che nel mondo maschile possiamo ritenere inesistente.

Dopo questa descrizione apparentante catastrofica dello spogliatoio femminile , credo che vada detta una cosa molto importante che in alcuni casi rende questo sport unico e bellissimo da gestire e allenare.

Esistono realtà dove lo spogliatoio è molto unito e i risultati vanno in sintonia con questa situazione dando importanti soddisfazioni allo staff e a tutta la dirigenza.

Normalmente questo accade in formazioni locali dove tutte le ragazze bene o male si conoscono e dove il legame ragazze società è molto forte, i problemi normalmente iniziano quando gli ottimi risultati portano a categorie nazionali e di conseguenza inizia la campagna acquisti e molto spesso i nuovi arrivi portano ideologie diverse e scontri interni.

Anche in questo caso non si deve assolutamente generalizzare, ma l'esperienza ventennale in questo campo mi porta a queste considerazioni che vorrei fossero discusse ed analizzate da atlete e addetti ai lavori.

Roberto Genta

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