Azzurre umiliate dalla Svezia, di chi le colpe?
- Walter Pettinati
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Da Ragazze Mondiali a ragazze umiliate il passo non è stato breve, sono occorsi ben 4 anni. Ma alla fine ce l‘hanno fatta!
Ho esitato a riportare le mie riflessioni perché da un pò di tempo mi sono seduto sulla sponda del fiume a guardare le evoluzioni di questo nuovo movimento di calcio femminile. Bisogna capire quando è il momento di tirarsi da parte. E io l’ho fatto.
Non ho però mai smesso di guardare le partite e seguire quello che doveva essere uno sviluppo, ma che non lo è stato. Indipendentemente dalla qualificazione o meno di questo Mondiale quello che mi appare sono le scelte sbagliate che stanno portando alla distruzione di un movimento che per oltre 30 anni ho seguito, spesso a braccetto, senza interesse alcuno.
Mancanza di promozione e visibilità
Il Mondiale di Francia aveva conquistato l’opinione pubblica Italiana, tutti ne eravamo orgogliosi. Tante persone che disconoscevano questo movimento (o che lo criticavano) ne furono rimasta attratte. Invece di “sfruttare” questa positiva situazione il calcio femminile di serie A è stato chiuso a regole ferree che hanno allontanato il pubblico:
- partite in diretta tv a pagamento;
- restrizioni per accedere alla tribuna degli stadi;
- accrediti per la tribuna stampa;
- mancanza di promozione pubblicitaria nelle grandi città ( a Londra ci sono schermi giganti che promuovono il calcio femminile);
- mancanza di spazi sui quotidiani sportivi nazionali.
Tutte una serie di scelte che hanno allontanato il pubblico e che hanno chiuse le porte in faccia a chi il calcio femminile lo aveva seguito con passione, professionalità e responsabilità.
Si è pensato di più, ovviamente e mio avviso, a sfruttare il successo delle ragazze Mondiali che a promuovere e sviluppare maggiormente la crescita.
Unico importante successo è stato l’arrivo del calcio femminile nei club professionistici, voluto e ottenuto dal presidente Carlo Tavecchio. I Club professionistici hanno potuto usufruire di introiti e le ragazze si sono ritrovate in una situazione, finalmente, professionale. Senza nulla togliere a quelle società dilettantistiche che hanno cresciuto, in modo sano e professionale, il movimento. I dirigenti di queste società sono stati completamente esclusi dal nuovo sistema. Sono state rispolverate (imposte?) ex calciatrici, ormai fuori dal movimento, con il supporto di tecnici qualificati di fiducia dei club prof.
Non faccio nomi, perché sicuramente dimenticherei tanti protagonisti. Cito due persone in rappresentanza di tutti gli esclusi: Fabio Melillo, ottimo e vincente allenatore, esperto di calcio femminile; Daniele Perina, addetto stampa, storica mente e organizzatore sempre disponibile con tutti.
La crescita che non c’è stata
Si è propagandato una grande crescita di nuove iscritte, io non ho i numeri per contrastare questo dato. Posso solo dire che le società sono diminuite. Questo significa che il coinvolgimento locale è diminuito.
C’è stato un taglio netto con il calcio dilettantistico LND, e anche la serie cadetta (FIGC) è andata in oblio. Da quest’anno c’è stata anche una separazione dalla Divisione FIGC di Serie A che, sempre a mio avviso, non promette nulla di buono. Vedremo!
C’è stato una significativa crescita organizzativa nel campionato di serie A, senza però dare seguito ai numeri di paesi come Spagna, Inghilterra etc etc. Gli stadi non si riempiono, anzi, latitano di pubblico. Per vedere le gare in TV bisogna sottoscrivere abbonamenti, Nazionale a parte. Della serie: meno se ne parla e meglio è.
La pensa diversamente la UEFA e la FIFA che trasmettono in chiaro tutte le partite.
Empoli FC, uno dei pochi club professionistici in attivo ha abbandona il calcio femminile.
Sebbene che la dirigenza abiti a pochi km dalla mia abitazione, non mi sono mai preoccupato di conoscere i veri motivi che hanno portato il club a questa dolorosa quanto importante decisione. Il club toscano ha mantenuto solo il settore giovanile.
Credo però, che il ritorno mediatico/economico della prima squadra femminile in Serie A, non sia stato soddisfacente per la dirigenza. Altri club hanno fatto un passo indietro, altri hanno ridotto le ambizioni. Altre sono andate avanti in punta di piedi.
Il professionismo
Non credo che il calcio femminile fosse pronto per questo passo. Ho come l’impressione che si voglia mettere alla prova il movimento di Serie A: vediamo se siete pronti per reggere l’impatto del professionismo, se non lo siete si chiude il capitolo.
Spero che questo sia solo un mio pensiero insensato. Tornare indietro sarebbe la fine.
Diritto al lavoro sportivo
Io sono per il professionismo individuale, in qualsiasi sport, senza necessitare dell'approvazione delle Federazioni. Devono essere le richieste di mercato a fare l'atleta professionista e non una legge federale che impone le regole.
Quattro anni di lavoro
In effetti, non sono tanti 4 anni per pareggiare il gap con le Nazioni più evolute della nostra Italia, che tanto parla ma poco rimedia. Mi riferisco alle disparità di genere ovviamente, di cui il calcio femminile è sempre stato vittima.
Per costruire atleticamente un’atleta ci vogliano anni e anni di duro lavoro, c’è bisogno di cambiare mentalità, di acquisire nuovi pensieri di umiltà, essere consapevoli di ciò che siamo e di dove vogliamo arrivare. Una squadra gioca insieme ma è composta da singole ragazze che dovrebbero fare di tutto per crescere atleticamente.
Si preferisce importare dall’estero
Certo, sono stati fatti passi da gigante ma senza lavorare abbastanza sui nostri vivai. Si preferisce importare ragazze straniere che crescere nuovi talenti. I risultati li vediamo in Champions League e con le Nazionali minori dove non otteniamo risultati. Il Bardolino Verona che nel 2008 conquistò una semifinale di Champions League e rimane tutt’ora un’icona, se pensiamo che era made in Italy.
Obiettivo raggiunto anche dalla Torres.
Nella nuova gestione, Roma e Juventus, composte da una metà di straniere, hanno raggiunto gli stessi risultati, prima della deludente eliminazione.
In quel Bardolino Verona di Melania Gabbiadini, c’era una giovane di nome Cristiana Girelli. Sempre nel 2008 c’erano giovani ragazze che conquistarono il Campionato Europeo Under 19, che oggi, dopo 4 anni di semi-professionismo, ci sogniamo anche di poter lottare.
Giovani che crescendo sono diventate le Ragazze Mondiali, quelle che hanno conquistato il cuore degli italiani.
Poi c’è stato Il terzo posto Mondiale Under 17 con mister Sbardella, da dove, però, non siamo stati bravi a far uscire un gruppo coeso di ricambi a sostegno della Nazionale maggiore.
In tutto questo, dove sono i miglioramenti?
E’ colpa di Milena Bertolini (per eventuali errori di formazione), come qualche opportunista vorrebbe far credere, oppure è colpa di una gestione sbagliata che non ha saputo preparare la nazionale a questo Mondiale e portare avanti il successo mediatico quanto insperato del Mondiale di Francia ?
Da quello che ho visto in tv, le azzurre hanno iniziato un buon primo tempo con un maggiore possesso palla. Senza mai riuscire, però, ad impensierire le svedesi che quando hanno deciso di alzare il baricentro e arrivare sulla trequarti ci hanno messo in seria difficoltà. Ho visto un’Italia bellina a vedersi (giocare), immatura quanto impreparata, inconcludente in fase offensiva e inesperta e senza carattere in fase difensiva. Passando da un centrocampo apprezzabile ma senza sostanza. Un’Italia da applaudire per l’impegno e le cose positive fatte vedere, ma in proiezione futura.
Ragazze impreparate e fin troppo illuse
Dissento, come al solito, da chi giustifichi la sconfitta con la diversa corporatura delle svedesi: non è la stazza che fa la differenza ma la preparazione atletica. Nel calcio ci sono migliaia di esempi che dimostrano la mia tesi. Giocatori o giocatrici indomabili per la loro classe e preparazione fisica/atletica, che nessun gigante è riuscito a fermare.
Ritorno a ribadire quanto detto in precedenza: un’atleta si costruisce nel tempo; la qualità, la fantasia, la tecnica vanno ispirate e lasciate crescere individualmente.
Questa mia convinzione mi ha portato a immaginare cosa avrebbe potuto fare la stessa formazione con valori atletici pari a quelli delle svedesi. Siamo leggerine non per la corporatura ma per la incompleta preparazione fisico/atletica.
Per chi non lo avesse capito, io sollevo le ragazze da questa grande umiliazione che hanno dovuto subire e punto il dito su chi doveva fare in modo che tutto questo non accadesse. Assegno le colpe su tutte le componenti Federali che dovevano e dovranno fare di meglio. Senza illudere le giovani emergenti.
Spero che la squadra si sollevi da questa batosta e possa sfornare una bella prestazione contro il Sudafrica, necessaria per la loro autostima e fiducia oltre che per conquistare almeno il passaggio del turno. Non aspettiamoci altro perché al momento, almeno per me, non possono fare di più. Servono altri 4 anni ben spesi con nuove idee e proposte concrete e più professionali.
Anch’io avrei voluto vedere Girelli in campo. Davanti per trattenere il pallone con la sua solita eleganza e magari dare un’incornata vincente (come ha fatto con l'Argentina), dietro per evitare la catastrofe difensiva sui corner. Ma non è certo una ragazza che può cambiare le sorti di una nazionale ad un Mondiale. E nemmeno un’allenatrice.
Spero che chi ha preso in mano le sorti del calcio femminile, faccia una profonda, matura e responsabile riflessione.
Walter Pettinati