Martedì, 30 Aprile 2024
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Martina Rosucci si racconta a Calciodonne!

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rosucci martina

Ciao Martina, innanzitutto per me è un onore intervistare una dei più forti centrocampisti italiani in circolazione, pluricampionessa d'Italia e detentrice della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana con la maglia del Brescia.

Quest'anno avete fatto il triplete in Italia e in Europa siete arrivate agli ottavi di Champions, un ottimo risultato direi! Pensi che in futuro il divario con squadre come Lione e Wolfsburg, finaliste di Champions a Reggio Emilia quest'anno, si potrà ridurre? Quanto tempo ci vorrà? Come bisogna lavorare?


"Credo che ora il divario sia netto e lo sarà ancora per alcuni, spero non troppi, anni. Ci va un progetto di diversi anni per raggiungere certi livelli e credo che l'unica soluzione sia, come è accaduto in Europa, che i club professionisti maschili subentrino e rendano disponili tutti i mezzi per essere professioniste a tutti gli effetti. Ed in primis dare la possibilità alle bambine piccole piccole di allenarsi in un settore giovanile professionista con staff super preparati ed organizzati, in modo che crescano già in un certo modo. Servono progettualità, competenza e strutture".

Con la Nazionale abbiamo raggiunto la qualificazione all'Europeo chiudendo seconde il gruppo 6 alle spalle della Svizzera. Quali sono gli obiettivo per la fase finale che si disputerà l'anno prossimo in Olanda? Tokyo 2020 è raggiungibile o ora come ora è un'utopia?
"La Svizzera ha qualcosa in più di noi a livello di individualità, quindi tutto sommato credo sia giusto essere passate per seconde. Ovviamente qualificarci per gli europei era un obiettivo base ed ora si può cominciare a lavorare in un certo modo per l'Europeo. L'Italia si presenterà al massimo delle sue possibilità a livello fisico e di organizzazione poi sarà il campo che parlerà. Sicuramente vogliamo dire la nostra con personalità, nonostante abbiamo davanti colossi come Germania, Francia e Svezia. Tokyo rimane un sogno per ora, ma i sogni a volte diventano realtà. A me però piace essere realista, quindi un passo alla volta".

A proposito di Olimpiadi, Roma 2024 rappresenta un'occasione persa o giusto non candidarsi in un momento come questo secondo te?
"Io ovviamente la vedo come un'occasione persa a livello calcistico, giocare un'olimpiade credo sia davvero un grande sogno. E credo anche che, aldilà del calcio, gli eventi sportivi di un certo livello rivoluzionino a livello culturale una città e i suoi abitanti. Io l'ho vissuto con la mia città, Torino, nel 2006. Torino, i torinesi e la cultura della mia città si sono evoluti da quell'evento in poi. Per cui sì, un'occasione persa; ma non mi permetto di entrare in discorsi politici che non mi competono".

Hai fatto tutta la trafila nella Nazionali giovanili, vincendo anche un'Europeo e ottenendo un terzo posto in entrambe le occasioni con l'under 19 rispettivamente nel 2009 e nel 2012. Cosa si prova a vincere qualcosa con la propria Nazionale e ad indossare la fascia di capitano?
"Già solo indossare la maglia azzurra di per sé è un orgoglio ed un'emozione fortissima, che sia quella di allenamento o quella da gioco. Vincere con la Nazionale, seppure fossero giovanili, ha un sapore diverso. Non rappresenti una città, ma una nazione intera e ti confronti con l'Europa o con il mondo quindi è un grande motivo di vanto. La fascia da capitano è un simbolo che ti carica di responsabilità e bisogna avere molta forza per indossarla perché devi essere costantemente un esempio per le compagne che devi guidare. La cosa più emozionante però non è indossarla, ma sentire il gruppo, le tue compagne, che ti seguono e prendono la forza di cui hanno bisogno appoggiandosi anche a te. Ora aspetto di vincere qualcosa con la nazionale maggiore però; non so quando ma è uno dei miei più grandi sogni calcistici".

Come ti sei avvicinata al calcio?
"La mia passione per il calcio è nata grazie a mio fratello gemello Matteo; lo andavo sempre a veder giocare tanto da diventare la mascotte della squadra, finché un giorno il mister Mario Fiore mi disse di andare a provare. E dal momento in cui iniziai a correre dietro quel pallone capii che non c'era cosa che mi facesse sentire più libera".

Chi è Martina Rosucci fuori dal rettangolo verde?
"Martina Rosucci fuori dal campo è una persona molto legata ai valori importanti della vita e molto attenta a non trascurare le cose/persone importanti. La mia famiglia è la mia forza e mio fratello gemello Matteo la mia anima. Sono innamorata della mia vita e delle persone che ho scelto nel mio cammino. Sono permalosa e molto testarda. Ricerco le persone vere perché sono quelle che mi arricchiscono e credo che l'amore e la condivisone siano il motore del mondo".

Ci tengo molto a ringraziare questa splendida atleta, grandissima giocatrice ma persona molto umile, disponibile e alla mano per questa bellissima intervista.

 

Articolo di Federico Scarso.


Foto di Fabio Fazzari e Mara Ramella (nella foto Martina si trova in fase di disturbo sul portiere avversario nella gara di Champions League tra il suo Brescia e la squadra danese del Fortuna Hjørring).

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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