Sabato, 27 Aprile 2024
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LA MENTE… un motore fondamentale nello SPORT

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Nell’ultimo STAGE CALCIO+ tenutosi a Norcia con la ragazze dell’UNDER 15 Femminile ci sono state diverse riunioni durante le quali si è affrontato l’aspetto psicologico dell’atleta nell’ambito della competizione sportiva.
Mi è sembrato interessante approfondire i temi trattati in questo ed altri Stage, con la Dottoressa Sara Landi, psicologa dello sport che, da ormai diversi anni, affronta queste tematiche con le giocatrici che di anno in anno seguono questi Stage organizzati dal Settore Giovanile e Scolastico della FIGC.
Sara, come sono strutturati questi Stage per quanto riguarda l’aspetto psicologico delle ragazze?

Come Settore Giovanile e Scolastico F.I.G.C. siamo particolarmente interessati alla crescita delle ragazze non solo come atlete ma soprattutto come persone a 360°: questo significa che, attraverso tali esperienze di Stage, ci prefiggiamo un duplice obiettivo: il primo è conoscere in modo più approfondito le giovani partecipanti, le loro storie, le principali motivazioni alla pratica sportiva, le caratteristiche delle realtà da cui provengono, per ottenere informazioni utili a strutturare progetti di sviluppo del calcio femminile quanto più possibile rispondenti ai bisogni percepiti; il secondo obiettivo è quello di fornire loro quante più possibili informazioni e strumenti per vivere con un approccio sano ed equilibrato l’esperienza sportiva.
Nello specifico, per quanto riguarda la parte di psicologia sportiva, durante la settimana vengono organizzate diverse sessioni di lavoro, alcune si svolgono in aula e altre in palestra o sul campo: si lavora sempre in gruppo o in piccoli gruppi e le attività vengono sviluppate anche sulla base delle indicazioni di Mister Sbardella. In aula le giovani calciatrici, divise in piccoli gruppi, vengono coinvolte in momenti di confronto sia su tematiche specifiche di psicologia sportiva che sulla loro esperienza: si cerca di far loro prendere consapevolezza di quelle che sono le abilità mentali importanti nello sport e su come possono essere allenate, nonché di rispondere alle loro domande. In palestra, invece, vengono loro insegnate tecniche utili al monitoraggio delle sensazioni corporee, alla gestione delle emozioni, dell’attivazione ottimale e della concentrazione; si lavora anche sul gruppo, mediante situazioni-stimolo opportunamente preparate da cui poi nascono momenti di riflessione sull’esperienza appena vissuta.
Come è l’approccio delle ragazze più giovani a queste vostre riunioni, quali sono le loro reazioni?
La stragrande maggioranza delle partecipanti allo stage non ha mai avuto la possibilità, nel proprio Club di appartenenza, di lavorare con uno psicologo dello sport. E’ quindi fondamentale, in prima battuta, spiegare loro perché sono lì e quali sono i miei obiettivi, per fugare qualsiasi possibile fraintendimento e avviare un rapporto di lavoro quanto più possibile trasparente e sereno. Una volto “rotto il ghiaccio”, le ragazze solitamente si mostrano piuttosto incuriosite e partecipano attivamente alle proposte. Molte di loro sembrano avere proprio una gran voglia di raccontarsi e confrontarsi sulla propria esperienza e ogni volta sono io la prima a tornare arricchita di nuovi spunti di riflessione da queste giornate di lavoro assieme .
Voi fate dei Test appropriati alle ragazze durante queste giornate, che giudizio date in generale sulle loro risposte?
Sì, ma come dicevo inizialmente, si tratta soprattutto di strumenti volti alla raccolta di informazioni (quindi, non valutativi!). Una prima parte è anamnestica e ci permette di conoscerle in modo più approfondito: ad esempio, siamo particolarmente interessati a sapere come si sono avvicinate al mondo del calcio, come la famiglia, secondo loro, vive questa scelta, quali sono stati i momenti di belli e quelli più difficili della loro carriera sportiva, se hanno iniziato a giocare in squadre maschili o meno e qual è stata la loro esperienza a riguardo … Le altre parti sono più specifiche e possono riguardare tematiche quali: principali motivazioni alla pratica sportiva, livello di efficacia sport-specifico percepito, clima di squadra percepito, caratteristiche del rapporto con lo staff tecnico nei Club di appartenenza …
In questi anni, tu hai seguito molte ragazze del settore giovanile, trovi delle notevoli differenze nei loro atteggiamenti, nella loro cultura, nei valori sociali, fra quelle di qualche anno fa e quelle che hai incontrato negli ultimi STAGE?
Seguo la parte di psicologia sportiva fin dal primo Stage Calcio + Under 15 femminile … stiamo parlando del 2007! Sicuramente le giovani atlete che oggi vengono coinvolte in questa esperienza formativa sono “avvantaggiate” rispetto a coloro che le hanno precedute: il movimento del calcio femminile è cresciuto molto in questi ultimi anni, sia in termini di numeri che di investimenti e attenzione mediatica. Nei corsi destinati ai tecnici, la FIGC, ha deciso di dedicare maggiore spazio alle tematiche riguardanti differenze di genere e pratica sportiva: promuovere una cultura più specifica a livello di staff tecnico e dirigenziale, significa soprattutto dare la possibilità alle giovani atlete di beneficiare di una progettazione delle attività sempre più adeguata alle loro esigenze specifiche. E i risultati, in tal senso, si vedono. Inoltre, la possibilità di confrontarsi maggiormente con modelli adulti di riferimento, grazie alla crescente attenzione mediatica dedicata al calcio femminile durante le principali competizioni nazionali e internazionali, ha permesso il superamento di molti pregiudizi anche tra le stesse atlete e le loro famiglie.
In questo ultimo Stage di Norcia è stato affrontato il tema “approccio mentale alla gara”: quale è secondo te il comportamento migliore da mettere in pratica, prima, durante e dopo la partita da parte delle giocatrici?
Il primo punto importante su cui porre l’attenzione è che non esiste un unico “approccio mentale alla gara” che possa andar bene per tutti, ovvero non esiste una ricetta magica: la presa di consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e delle aree di miglioramento è forse l’elemento che può fare la differenza. Ovvero, è importante che ogni atleta comprenda come, tendenzialmente, risponde alle condizioni di stress che l’esperienza sportiva può implicare. Per fare degli esempi, un atleta potrebbe trovare difficoltà a ri-focalizzare correttamente la propria attenzione nel “qui e ora” dopo aver commesso un errore e attivare quindi dei pensieri disfunzionali che non gli permettono di riprendere a giocare in modo ottimale; un altro atleta potrebbe entrare in difficoltà per la paura di deludere gli altri (genitori, allenatore, amici), avendo sviluppato un senso di efficacia sport-specifico basso: pensieri auto-svalutanti possono arrivare a dominare il suo pensiero e diventare delle vere e proprie profezie che si auto-adempiono … Una volta sviluppata una buona consapevolezza del modo in cui tendenzialmente funziona, è quindi possibile per l’atleta imparare a fronteggiare adeguatamente tali aree di miglioramento con opportune strategie di allenamento mentale, ovvero prepararsi.
Un secondo punto importante, più specificamente legato all’esperienza Stage Calcio +, riguarda invece l’idea di “agonismo” che cerchiamo di trasmettere alle giovani partecipanti: è per noi fondamentale che sviluppino un atteggiamento positivo ed equilibrato in rapporto al risultato: saper perdere è molto più difficile ed importante che saper vincere. Nello sport, come nella vita, non ci sono solo vittorie e dopo una caduta bisogna sapersi rialzare e soprattutto, avere la capacità di assumersi la responsabilità del proprio operato. Al contempo, è per noi importante che l’esperienza sportiva continui ad essere, per queste ragazze, un gioco fonte di divertimento oltre che di soddisfazioni personali e di squadra. Siamo convinti che una corretta pratica sportiva debba essere commisurata all’età: la sana crescita della persona non può che essere anteposta all’esasperata ricerca del successo agonistico.
Negli ultimi due Stage, sono stati coinvolti anche i genitori delle ragazze attraverso delle riunioni mirate sui vari argomenti, riguardanti il rapporto con le figlie-atlete, nell’ambito della loro passione sportiva. Quali sono le tue impressioni a riguardo e quali consigli pratici puoi dare ai genitori, per seguire nel modo più corretto possibile le loro ragazze in questo sport?
L’incontro con i genitori viene organizzato e condotto in sinergia col Coordinatore dello Stage, Massimo Tell: in questo modo si ha la possibilità di trattare le numerose tematiche riguardanti il delicato rapporto con le figlie-atlete e col loro contesto sportivo, di spiegare chiaramente qual è mio ruolo all’interno del percorso di Stage, ma anche di informarli in modo dettagliato sui regolamenti che disciplinano il calcio femminile nel nostro Paese. I genitori che decidono di partecipare all’incontro si mostrano generalmente molto attivi e curiosi, fanno tante domande, si aprono raccontando la propria esperienza, in alcuni casi arrivano con dubbi e preoccupazioni che accogliamo prontamente. Per alcuni di loro non è stato facile accettare che la propria figlia abbia scelto con tanta determinazione e passione uno sport che ancora in molto contesti è considerato squisitamente “maschile”: molti sono ancora i pregiudizi e le paure che caratterizzano questo contesto. Il nostro ruolo, in tali casi, è quello di informarli per aiutarli a guardare all’esperienza sportiva della propria figlia con occhi nuovi. Altri ancora sono invece i primi sostenitori di questa scelta e arrivano pieni di entusiasmo. Rinforziamo inoltre lo sforzo, in termini di tempo energia e denaro, di quelle famiglie che per supportare la passione della propria figlia ogni settimana macinano kilometri e kilometri per accompagnarla agli allenamenti, spesso in realtà sportive molto distanti da casa: nel nostro Paese tanto è stato fatto, anche grazie all’impegno della Uefa in tal senso, ma molto ancora c’è da lavorare per far crescere il movimento.
Una prima indicazione che mi sento di dare ai genitori è quello di provare a interrogarsi e riflettere con onestà sulle aspettative che nutrono per le proprie figlie come atlete, sul proprio ruolo nell’ambito della Società per arrivare a definire chiaramente sia i possibili contributi sia i propri limiti di azione. Credo che questo possa essere un passaggio fondamentale per poter così stabilire anche con allenatore e staff dirigenziale un rapporto di piena collaborazione in vista di obiettivi comuni, creando così un clima più sereno per le proprie figlie.
E’ inoltre importante che i genitori si rendano conto che, nel valutarsi, le ragazze tendono a fare maggior affidamento sul giudizio altrui (Mister, compagne, genitori) che sul proprio e sono, generalmente, molto severe e autocritiche: dobbiamo quindi prestare molta attenzione al modo in cui esprimiamo le nostre impressioni e valutazioni, provare ad ascoltarle con genuino interesse, incoraggiarle e stimolarle in modo costruttivo.

Ringrazio la Dott.ssa Sara Landi anche a nome della redazione di calciodonne.it per la disponibilità data a rispondere alle mie domande e alla sua professionalità.

Mario Merati

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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