Mercoledì, 01 Maggio 2024
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"MARTA VERGANI, l’ULTIMO RIGORE è TUO!!"

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Quando un Mister dice così ad una sua giocatrice si vede che si FIDA al 100%, sa che “consegna” il rigore che può essere decisivo ad una atleta con un carattere forte e deciso, che sa mettere a freno l’EMOZIONE del momento per concentrarsi poi SOLO sul pallone decidendo freddamente dove tirarlo per ingannare il portiere.
Marta è tutto questo, un compendio di energia fisica e mentale che esprime sempre quando è in campo contro qualsiasi avversaria, lei per principio deve arrivare “prima delle altre ”.. è una “combattente nata” e se la statura non l’aiuta sui palloni alti, non se ne fa più di tanto un cruccio, lei è lì per evitare i cross dalle fasce laterali, lei è lì per pressare le avversarie, per non permettere loro dribbling e tiri pericolosi, compiti che lei assolve sempre senza molti problemi.
Ho rivolto a Marta qualche domanda per farla conoscere meglio ai tanti tifosi di Calcio Femminile che l’hanno seguita insieme alle sue SPLENDIDE compagne di squadra nella conquista del terzo posto ai Mondiali Under 17 in Costa Rica.
Raccontaci brevemente la tua avventura in Costa Rica, come hai vissuto le partite, come vivevi le tue giornate, il tuo rapporto con le compagne di squadra?
Innanzitutto, per me, questa esperienza è stata incredibile non solo per il bronzo che abbiamo portato a casa ma soprattutto per tutte le emozioni che abbiamo provato e fatto provare. Abbiamo vissuto un'avventura da vere professioniste, che ci ha permesso di notare i piccoli dettagli che fanno la differenza, come in altri Paesi si creda davvero nel calcio femminile al contrario dell’Italia e come veramente ci si dovrebbe allenare per arrivare ad alti livelli. Quando siamo arrivati in Costa Rica tutti ci hanno accolto con calore. Quando andavamo in giro le persone che incontravamo ci chiedevano di firmare autografi, volevano fare delle foto con noi… insomma ci facevano sentire importanti, che anche noi contavamo qualcosa. Non come accade in Italia che il calcio femminile non importa a nessuno e tu non conti niente. Li ogni giorno lo vivevamo al meglio. Con allenamenti, riunioni tecniche, video analisi… cercavamo sempre di arrivare alla partita con la giusta preparazione, sia mentale che fisica. Andavamo in campo per dare il massimo con la grinta e la determinazione che ci hanno sempre distinte. Con la voglia di vincere, di far vedere che ci siamo anche noi e che il calcio femminile può essere bello come qualsiasi altro sport.
Mi ricordo che quando siamo andate ad allenarci per la prima volta sul campo di San José, avevamo tutte gli occhi lucidi, non ci credevamo: quello era un vero e proprio stadio di 35 mila persone. Quella immensa struttura era stata messa a disposizione per noi, noi che fino ad una settimana prima eravamo abituate a giocare in dei campi che se c’era l’erba era già un buon campo. Io ero emozionatissima e non vedevo l’ora di giocare quelle partite, di far vedere a tutti quanto valevamo e che anche noi potevamo realizzare qualcosa di grande.
Quando arrivava il momento dell’inno di Mameli i nostri pensieri andavano alle famiglie, a chi in Italia ci guardava da un televisore anche in piena notte, alle nostre compagne di squadra, ai nostri allenatori, a chi ha sempre creduto in noi. Io, personalmente, pensavo a quanta strada avevo e ho fatto per arrivare fino a li. Che tutto questo è iniziato da una spiaggia e dai miei fratelli.
Al termine degli inni, per far passare la tensione, ricordavo a me stessa che era solo una partita di calcio, il mio gioco preferito, quello per cui ho iniziato a sognare. E, consapevole che le mie compagne mi avrebbero dato un mano e un sostegno in caso di bisogno durante la partita, entravo in quel rettangolo verde a testa alta, cosciente di quello che dovevamo fare: provare a raggiungere il nostro sogno, un obbiettivo storico.
Credo che ad averci portato fino a li, sia stato soprattutto il legame che si è instaurato tra di noi durante questa nostra avventura. Siamo rimaste sempre unite sia che vincevamo sia che perdevamo. Ci aiutavamo le une con le altre e inoltre in campo non mettevamo solo la bravura tecnica e tattica, ma anche il cuore. Ci mettevamo passione. Cercavamo di divertirci dando il meglio di noi stesse. E quando le gambe non andavano più era proprio il nostro cuore a mandarci avanti, a farci proseguire.
Quali sono state le emozioni più grandi che hai vissuto in campo durante le partite, l’inno di Mameli… i goal…segnati e anche subiti,…i rigori….?
L’emozione più grande credo sia stata quando abbiamo vinto ai rigori contro il Venezuela per conquistarci il terzo posto perché comunque avevamo e abbiamo tuttora raggiunto un obbiettivo storico che rimarrà nella storia. Ma un’altra grande emozione che ho provato è stata quella di aver tirato l’ultimo rigore decisivo contro il Ghana perché in quel momento avevo sulle spalle una grossa responsabilità, ma sapevo che tutte le mie compagne, il mister, lo staff.. riponevano la loro fiducia in me.
Questo VOSTRO gruppo vincente è nato tre anni fa, puoi ripercorrere velocemente questo periodo, tutto il lavoro svolto durante gli allenamenti…, il vostro “dialogo” continuo con i Mister, la soluzione dei problemi in campo e fuori…?
A ripensarci, non pensavo proprio che da quel lontano stage di Norcia saremmo arrivate fino a qui, a disputare i mondiali. Il lavoro che abbiamo svolto è stato molto, con il mister ci siamo occupate delle parte tattica, mentre con Rita della parte tecnica. Tutti i raduni che abbiamo fatto servivano a farci crescere e a migliorare. Ogni volta che avevamo qualche dubbio su qualcosa ci bastava chiedere, senza problemi, e il mister o Rita ci rispondevano senza alcuna difficoltà. Secondo me, questo dialogo ci ha aiutato molto nella nostra avventura per capire i nostri sbagli e cercare di non commetterli più. Inoltre avendo trascorso un percorso così lungo il rapporto tra noi giocatrici e i mister si reso sempre più forte, e alla fine eravamo diventate un vero gruppo, all’interno del quale non c’erano differenze ma solo l’amicizia e il rispetto per l’altro. Credo sia stato questo elemento che ci ha fatto raggiungere questo traguardo storico.
Come è nata questa tua passione per il calcio, la tua prima squadra, i tuoi primi allenatori….?
Questa mia passione per il calcio è nata da quando ero piccola su una spiaggia al mare. Avendo due fratelli maschi che giocavano a calcio anch’io ho iniziato ad appassionarmi a questo sport e all’età di 6 anni, con mio fratello gemello Matteo, ho cominciato a giocare nella squadra dell’oratorio del mio paese: l’Azzurra. A questa società devo molto poiché qui ho avuto diversi allenatori che mi hanno dato tanto. Mi hanno insegnato a giocare a calcio, ma anche ad avere rispetto dell’avversario, a non mollare mai fino all’ultimo secondo e soprattutto che si vince solo se si è squadra e non singolarmente.
Oggi giochi nel Real Meda, che sta disputando un ottimo campionato di vertice; come ti trovi in questa Società e quali sono i tuoi obiettivi personali che vorresti raggiungere sia in questa Società che in Nazionale?
Nella società del Real Meda mi son sempre trovata bene fin dal primo momento che lo conosciuta. Questo è il mio quarto anno in questa squadra e quest’anno, con la prima squadra stiamo disputando un buon campionato. Siamo li al vertice e mi piacerebbe vincere questo campionato. Anche se abbiamo fatto qualche passo falso durante il nostro percorso e ora siamo terze, sono sicura che non è ancora finita. Abbiamo ancora due partite da andarci e giocare e se la fortuna ci assisterà potremo superare le altre squadre e andare a prenderci la vittoria.
Per quanto riguarda la nazionale invece mi piacerebbe far parte della nazionale under 19, e magari un giorno anche di quella maggiore.
Raccontaci adesso un po’ la tua vita privata: i tuoi studi, cosa vorresti fare DA GRANDE, le tue speranze, le tue ambizioni…..?
Studio al liceo artistico Amedeo Modigliani di Giussano e questo è il mio terzo anno. Una volta raggiunto il diploma mi piacerebbe continuare il mio percorso formativo studiando architettura in università, anche se confesso, mi piacerebbe dedicarmi solamente al calcio. Ma purtroppo so bene che, diversamente dai ragazzi, noi ragazze dobbiamo crearci un futuro fuori dal campo poiché questa nostra attività non è riconosciuta come una vera professione.
Ora raccontaci dei tuoi HOBBY, le tue letture, i tuoi cantanti e attori preferiti… hai qualche canzone che senti sempre e che ti dà un emozione particolare ? Hai qualche FILM che ti ha colpito in questo ultimo periodo?
Un mio hobby è fare puzzle con la mia famiglia. Invece riguardo ai cantanti o attori non ne ho di preferiti, però mi piacciono molto i film di azione e fantascienza.
Un viaggio che vorresti fare…..la Nazione o la città che vorresti visitare…. sia da sola…che in compagnia…?
Mi piacerebbe vedere gli splendidi paesaggi che compaiono sulle fotografie delle riviste, dei giornali…, visitare città diverse, come Madrid, Barcellona, Sidney, Atene, Londra... insomma vorrei guardare un po’ tutte quelle meraviglie che ci circondano, fare una specie di giro del mondo anche da sola, ma sarebbe molto più bello se potessi farlo in compagnia delle mie amiche o anche della mia famiglia.

Grazie Marta per la tua disponibilità e simpatia… e ancora tantissimi complimenti a te e alle tue compagne UNDETR 17… per quello che “avete combinato” in Costa Rica!

Intervista di MARIO MERATI — Calciodonne.it

 

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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