Mercoledì, 01 Maggio 2024
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A tutto Elisa Camporese!

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In occasione del Gran Galà del Calcio del Triveneto tenutosi a Vicenza il 28 novembre, Elisa Camporese è stata premiata come miglior calciatrice in Trentino, Veneto e Friuli.
La centrocampista del Tavagnacco aggiunge anche questo premio in bacheca, dopo 4 Campionati italiani, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane, definendolo più un “premio alla carriera”.
Nei suoi 20 anni di calcio ha calpestato tutti i campi, dalla Serie C alla Seria A, dalle sere di Champions alle sfide fuori confine indossando la maglia della Nazionale.
Al suo 10° anno tra le file della squadra di Udine (con in mezzo una breve parentesi alla Torres) è una delle veterane di questa squadra.

1) Qual è stata la sua reazione quando le hanno detto che avrebbe ricevuto il premio di miglior giocatrice del Triveneto? “Molto onorata, ovviamente. Credo, tuttavia, sia stato un riconoscimento per la mia carriera e non meramente in riferimento alla passata stagione sportiva, nella quale, sicuramente, ci sarebbero state altre giocatrici premiabili. Per questo motivo, ringrazio l'AIC per aver pensato a me.”

2) Quando e come è cominciata la sua passione per il calcio? E’ stata appoggiata nella sua scelta? “Sono nata con un pallone tra i piedi, è stato tutto molto naturale e, per mia fortuna, i miei genitori mi hanno sempre sostenuta e sempre seguita per tutta Italia! Ancora oggi, non mancano mai.”

3) Si ricorda un aneddoto divertente della sua lunga carriera? “Sicuramente, un aneddoto divertente risale ai primi anni in cui giocavo al Gordige, in Serie C. 
Sono sempre stata cagionevole e mia madre, costantemente preoccupata che io fossi ben coperta per giocare, urlò ad alta voce mentre entravamo in campo: "Elisa hai messo la maglia di lana???". Scoppiò a ridere tutta la tribuna!!!”

4) Dopo una lunga carriera a sudare in campo, le piacerebbe guidare le ragazze dalla panchina? “Allenare sarà il prossimo step. Anzi, precisamente, il capire se fa o meno per me. Premesso ciò, sono seriamente intenzionata a seguire il corso per ottenere il patentino e poi intraprendere questa nuova avventura. In questi ultimi anni, circondata da giocatrici molto più giovani di me, e' stato automatico pensarlo, poiché sono loro le prime a chiedere e vedere in noi "vecchie" (ma sarebbe meglio definirci esperte) dei riferimenti in campo.
Credo di avere tanto da dare e, soprattutto, voglia di insegnare .

5) Ha notato cambiamenti nel movimento calcistico femminile italiano? Cosa farebbe per migliorarlo? “Il cambiamento, e lo dico da sempre, c'è stato in termini di volontari, persone incredibilmente disponibili e generose, che si sono messe a disposizione per curare soprattutto l'aspetto social delle società: dalla carta stampata ai siti internet, video, Facebook.
Queste figure hanno reso molto più visibile e condivisibile il nostro calcio, rendendo tutto più facile ed immediato. Quindi, inevitabilmente, creando interesse e coinvolgimento. Purtroppo, il vero cambiamento dovrebbe avvenire in termini di strutture, di organigramma, di tutele; tutto ciò dipende dalle istituzioni, non certo dalle persone che nel quotidiano donano il loro tempo e la loro passione a nostro favore.
La svolta, per ora abbracciata da pochissimi casi e comunque con limitazioni determinanti, consisterebbe nel costringere i Club di Serie A ad avere il settore femminile, curandolo con i mezzi appropriati”

6) Cosa consiglierebbe ad una giovane che vuole cominciare a giocare a calcio? “Di giocare! Non c'è altro modo per migliorarsi e per divertirsi!”

7) E’ laureata in lingue all’università. E’ stato difficile conciliare attività sportiva e studi universitari? “Sono sempre riuscita a studiare e giocare, nonostante gli spostamenti in treno o i ritiri in nazionale. Come dico sempre alle giovani, prima lo studio poi il calcio.
Io ho raggiunto traguardi importanti, ma la legge in casa era chiara: se studi e porti buoni voti a casa, ti è concesso giocare . Così e' sempre stato, fino alla laurea”

8) Vuole fare una dedica particolare per questo premio? “Questo premio lo dedico alla mia famiglia, perché sono i miei primi tifosi, i miei primi giudici nel bene e nel male, i miei riferimenti.
Senza di loro, senza la loro educazione, senza il loro esempio di vita, non sarei mai riuscita a raggiungere certi traguardi”

Marco Bedin

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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