Martedì, 30 Aprile 2024
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Spazio Calciatrici

"CARO CALCIO, GRAZIE PER...": LA LETTERA DI ADDIO DI LORI LINDSEY

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Non c'è solo un oceano fra Stati Uniti ed Italia, né sei ore di fuso orario. C'è un mondo, calcisticamente parlando. Non solo perché “the soccer” è (forse...) l'unico sport in cui i nostri maschietti non uscirebbero dal campo presi a bastonate, ma perché se capitaste ad una partita di calcio femminile trovereste più tifosi che sulle curve di Chievo, Udinese e Cagliari messe insieme. Ma neanche a voler essere così superficiali. Lasciamo stare i numeri. Sono freddi, anche se significano molto. E poi la matematica piace a pochi. Le parole, invece... A chi non piacciono le parole? Stamattina, io, le prendo in prestito da Lori Lindsey, “Lightning” per tutti in America, la trentaquattrenne centrocampista centrale ex Washngton e Philaedelphia che ha annunciato il proprio ritiro. Senza aggiungere altro, se non qualche nota nella traduzione per rintracciare volti e personaggi. Sono righe sincere, emozionanti e pregne, che fanno capire molte cose su quell'oceano di cui parlavo sopra.

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LE REGINE DEI SOCIAL #6

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bTorna la rubrica più social sul calcio femminile e sulle sue protagoniste più attive su social netwrok come Facebook, Twitter o Instagram! Anche questa settimana tra vacanze, sgomitate e selfie ci sarà da divertirsi!

Ha provato a lanciare la nuova moda dell'estate Siobhan Chamberlain, portiere dell'Arsenal Ladies, con la "selfie-tartaruga"; chissà se i VIP di Hollywood la seguiranno!

Chamberlain che si è resa ancora protagonista durante la presentazione del kit per la nuova stagione; che abbiano sbagliato la taglia?

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NON MOLLARE MAI... OMAGGIO AD UNA CALCIATRICE DELL'OROBICA

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Articolo di sfogo scritto da un tifoso del calcio femminile, dedicato ad una calciatrice dell'Orobica.

Cosa vi viene in mente quando sentite la parola calcio? Se fermassimo delle persone in giro per strada ti parlerebbero ora come ora dei Mondiali brasiliani appena conclusi, oppure della crisi della Serie A, il nostro campionato. Se trovassimo invece uno juventino non farebbe altro che maledire il buon Massimiliano Allegri, appena giunto sulla panchina della “Signora” al posto di Antonio Conte tra lo scetticismo generale; con il tifoso bianconero, che senza nasconderlo, potrebbe avere l’insulto facile.

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ACCADEMIE CALCISTICHE ANCHE PER DONNE CON L'AIUTO DI PAMELA CONTI

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Pamela Conti è una giocatrice che non sta ferma un attimo, da brava attaccante va in velocità sia nelle azioni di gioco sia nella vita. Dopo un'importante esperienza in Svezia ora Pamela si dedicherà anche alle accademie di calcio. In particolare ora è in Belgio per collaborare con l'amico Francesco La Cavera, preparatore dei portieri professionista, ma i progetti della talentuosa calciatrice sono tanti e la vedranno impegnata su vari fronti per la futura realizzazione di un sogno.
L'accademia portieri La Cavera Goalkeeper Academy nasce nel 2010 ed è l'accademia più importante ad ora esistente in Belgio.

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ILARIA INCHINGOLO, PASSIONE E PROFESSIONALITÀ AL SERVIZIO DELLA RES ROMA

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resroma-inghingolo-ilariaCon la festa finale del “6° Grassroots Festival” organizzato dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc a Coverciano, si è conclusa la trionfale stagione 2013-2014 del team “Giovanissime” della Res Roma, campione regionale Lazio 2014.
Tra le artefici del successo, oltre alle ragazze e alle allenatrici Ceccarelli e Sergi, c’è di sicuro la responsabile del settore giovanile giallorosso, Ilaria Inchingolo: 25 anni, appassionata di calcio femminile, che divide la sua vita tra l’università, dove frequenta la facoltà di Informatica, e il calcio, dove svolge la doppia mansione di calciatrice della prima squadra e dirigente del team “Giovanissime”, ruolo affidatole dal responsabile del settore giovanile, Roberto Cunsolo, viste le sue attitudini nella parte organizzativa e nei rapporti con le giovani calciatrici e i loro genitori.
“Ricevere l’incarico mi ha lasciata al contempo felice e preoccupata – ha dichiarato la giovane dirigente romana e romanista - perché non ero certa di poterlo svolgere nel migliore dei modi. Con il tempo, e con l’aiuto dei vari dirigenti della Res Roma, mi sono sentita sempre più calata nel ruolo e tutto è andato per il verso giusto. Abbiamo vissuto una stagione strepitosa, che oserei definire indimenticabile: siamo partite con il campionato “esordienti”, che abbiamo vinto utilizzando tutto il nostro gruppo storico di calciatrici; abbiamo disputato un campionato straordinario, vincendo ogni gara contro tutte squadre maschili, lasciando spesso a bocca aperta i nostri avversari.

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INTERVISTA A MARTA CARISSIMI: DALLA NAZIONALE ALL’ISLANDA, UNA RAGAZZA DI FORTE CARATTERE E DETERMINAZIONE

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1)
Raccontaci un po’ di te, dalla tua laurea in ingegneria gestionale al Politecnico di Torino alla collaborazione con FootbalLab di Rita Guarino, dalle tue passioni ai tuoi interessi?
Ho intrapreso il percorso universitario alcuni anni fa, conseguendo la laurea triennale in Ingegneria dell’organizzazione di impresa nel 2011. Ho proseguito con la magistrale, e a Luglio mi laureerò in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino. La mia vita si snoda principalmente tra università e calcio. Calcio non solo fatto di allenamenti e partite, ma il calcio a FootbalLab, il centro di formazione tecnica individuale di Rita Guarino. E’ una scuola per ragazzi e ragazze nella quale si lavora individualmente o con un massimo di 4 allievi per ogni insegnante, con una progressione didattica ben definita che utilizza attrezzature innovative studiate e realizzate dal team di FootbalLab. Ogni allievo intraprende un percorso specifico personalizzato, nel quale si pongono degli obiettivi e si lavora in maniera graduale per raggiungerli. Insomma una sorta di scuola di ripetizioni di calcio, che lavora a tutto tondo: dalla tecnica, alla tattica, all’aspetto condizionale e a quello psicologico: avere fiducia in se stessi e migliorarsi nel rapporto con gli altri è uno degli elementi di differenziazione di FootbalLab. Un modo completamente diverso di fare calcio, perché possiamo seguire il singolo allievo e curarne tutti gli aspetti, a differenza dei club dove un allenatore ha 10-20 bambini e deve guardare principalmente al risultato della partita. Noi non abbiamo fretta, vogliamo solo che l’allievo migliori. Io la vivo sotto il duplice aspetto di allieva e trainer, quindi nella sua interezza, e penso sia veramente un valore aggiunto sia per i ragazzi, che per le società, che possono contare su un supporto esterno e un lavoro non facile da inserire all’interno dei club. L’attività si svolge tutto l’anno e si conclude in estate con i camp estivi: insomma una vera scuola di 11 mesi all’anno, che, prima di averla conosciuta, l’avevo sempre sognata.
Sicuramente sono calcio, università e FootbalLab le attività che per ora occupano le mie giornate, ma il tempo libero mi piace utilizzarlo per viaggiare, scoprire nuovi posti e nuove culture nonché sperimentare con gli amici sport estremi. Se il tempo non è sufficiente allora navigo in internet alla scoperta di nuova musica o leggo un bel libro.

2) Cosa è per te il calcio, quando hai iniziato a praticare questo sport e se i tuoi genitori ti hanno accompagnata e sostenuta nelle tue scelte fin dall’ inizio?
Ho iniziato a giocare a calcio a 10 anni nella squadra maschile del mio paese, Gassino. Con loro ho passato cinque anni, sfruttando una proroga da parte della federazione che mi consentì di giocare a 15 anni con i pari età. Dal Gassino il passaggio al Torino, direttamente con la prima squadra. Dopo nove anni, ho lasciato a malincuore la maglia granata per approdare a Verona. Due anni di grandi soddisfazioni e la qualificazione in Champions, per poi passare quest’anno all’Inter.
Il calcio per me è passione pura, è dedizione, sacrificio, gioia e rabbia nello stesso tempo. Lo ami così tanto da dedicare tutto il tuo tempo per questo sport, ma se non ottieni quello per cui hai lavorato duramente lo odi, pensi di aver sprecato tempo e vorresti abbandonarlo. Un’ora dopo questo pensiero ti ritrovi sul campo, più determinata e vogliosa di prima per raggiungere l’obiettivo.

3) Quindi ricapitolando: nove anni nel Torino, due anni nel Verona con una bellissima esperienza in Champions, un anno all’Inter e ora in Islanda, quanto sarà importante per te questa esperienza e cosa ti aspetti dal campionato islandese?
L’Islanda sarà un’esperienza sicuramente positiva e formativa. Mi darà tanto, non solo da un punto di vista calcistico, ma soprattutto umano. Il valore aggiunto di questa avventura sarà l’incontro con una cultura e una mentalità completamente diversa dalla mia, sarà il confronto con le ragazze islandesi, ma anche con l’americana e la serba che giocano nello Stjarnan. Mi aspetto di tornare in Italia arricchita e migliorata, non solo come atleta, ma soprattutto come persona.

4) Nel corso della tua carriera calcistica finora quali sono stati i tuoi momenti più felici e quali quelli che ricordi con meno piacere?
La prima soddisfazione l’ho avuta da subito passando dall’U.S. Gassino alla prima squadra del Toro che militava in serie A. Dopo sei mesi la convocazione, sotto età, in nazionale under 19. Due europei e il mondiale in Tailandia nel 2004 sono stati momenti di grande realizzazione. Poi il 18 febbraio 2007 la prima chiamata in nazionale, e nel 2009 l’Europeo in Finlandia. Con i club ricordo con piacere l’annata 2006-07 con il Torino, nella quale arrivammo ovunque seconde dopo il Bardolino: un’annata intera raccontata nel film documentario “Il profumo del prato verde” , molto emozionante, sebbene il risultato finale non abbia premiato noi.
E poi l’approdo in Champions con il Verona e la storica rimonta contro il Birmingham davanti a 4.000 spettatori al Bentegodi.
Ogni infortunio non è un ricordo piacevole, soprattutto quelli alle ginocchia, con lunghi tempi di recupero, e nel bel mezzo di momenti importanti della stagione o della carriera…this is football. E i momenti negativi ci sono, ma più che ricordarli con dispiacere, li ricordo come tappe dalle quali ho imparato qualcosa e che mi hanno fatto crescere come atleta e come persona.

5) In Islanda parlerai soprattutto inglese, lo conosci bene? Pensi sia importante per le calciatrici italiane fare almeno una esperienza all’estero?
Il mio livello di inglese è mediocre: l’aver accettato la proposta dall’Islanda nasce proprio dalla volontà di perfezionare l’inglese e li lo parlano tutti come i madrelingua. Se non avessi giocato a calcio avrei fatto un erasmus universitario, proprio perché l’inglese è ormai basilare conoscerlo alla perfezione.
Quindi mi sento di consigliare un’esperienza all’estero per crescere, al di là dell’aspetto puramente calcistico.
Da italiana, per quanto riguarda il calcio, preferirei vedere tante straniere approdare nel nostro campionato, arricchendolo e innalzandone il livello, piuttosto che vedere tante italiane partire e impoverire ulteriormente il campionato.

6) Sei una centrocampista ma sai giocare in diversi ruoli, cosa consiglieresti
a una ragazzina che sta iniziando a praticare questo sport?
Divertiti e segui la tua passione. Ascolta i consigli di tutti, elaborali e traine degli insegnamenti. Osserva, ascolta e immagazzina, mettiti al servizio della squadra e, se necessario, impara un altro ruolo: ti farà crescere come calciatrice, e ti permetterà di capire meglio le tue compagne. Sii sempre umile, ma esprimi con determinazione la tua personalità.
7) E’ da anni che si dice che il calcio femminile in Italia non decolla, cosa a tuo avviso si potrebbe fare per rilanciarlo? Come secondo te si può fare a cancellare il pregiudizio che le donne che giocano a calcio sono dei “maschiacci” e che il calcio è uno sport solo per uomini?
Si parla tanto del passaggio dei club femminili sotto quelli maschili, e sicuramente potrebbe essere la chiave di volta almeno per far fronte alle difficoltà economiche. Perché venga rilanciato, il calcio femminile ha bisogno di visibilità, quindi di progetti, di idee concrete che portino ad associare la figura femminile al calcio. Penso agli sponsor, e alle sinergie che si possono creare, agli spot che ora legano i calciatori e che potrebbero essere creati in parallelo per le donne: creme, abbigliamento intimo, abbigliamento tecnico. Sarebbe il modo più veloce e di maggiore impatto per creare il connubio calcio e donna.
Abbiamo bisogno della professionalità degli staff maschili e dei loro impianti, dell'organizzazione e dei loro uffici marketing.
Tutti passi possibili, ma alla base di questa svolta deve esserci un radicale cambiamento di mentalità in Italia, inteso come Paese: deve mutare la concezione della donna sportiva, della donna manager, della donna calciatrice. Siamo lontani anni luce rispetto a tutti gli altri Paesi, anche quelli che sono meno sviluppati del nostro. Deve cambiare proprio la figura della donna all’interno della società. Quando succederà tutto questo allora non sarà più una stranezza se una bambina si presenta al campo entusiasta di giocare a calcio, o se una donna decide di essere mamma e calciatrice allo stesso tempo.
Di esempi ce ne sono tantissimi fuori dall’Italia, ma partendo per l’Islanda, penso anche solo a loro, che non sono nelle prime posizioni del ranking FIFA né sono modello di innovazione tecnologica e sviluppo. Le ragazze sono dilettanti, come in Italia e come nella maggior parte dei Paesi. Lo stipendio è un rimborso spesa, come in Italia. Una cosa però la differenzia dall’Italia: hanno gli stessi trattamenti dei colleghi maschi. Le 10 squadre della serie A sono tutte sotto il maschile, con cui condividono impianti, strutture e fans. Stesso sponsor per i due campionati, la Pepsi, stessi diritti tv e uguale premio per chi vince il campionato. La nazionale riceve quote identiche di sponsorizzazione e la diaria giornaliera è la medesima per la nazionale femminile e per quella maschile.
Non è un Paese che ti permette di vivere di calcio, ma ti dà la possibilità di giocare a calcio indistintamente, che tu sia donna o uomo.

Ringrazio Marta Carissimi per la disponibilità complimentandomi con le parole spese in questa intervista per il calcio femminile e le auguro che l'esperienza in Islanda sia positiva e indimenticabile.
Ringrazio inoltre il suo agente Nicola Iachelli per i contatti, per la sua disponibilità e professionalità.

 

Laura Pressi

MELANIA 100 VOLTE AZZURRA!

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gabbiadini-nazionale14Il capitano di Agsm Verona Melania Gabbiadini ha raggiunto le 100 presenze in gare ufficiali con la Nazionale Italiana!
Il traguardo, che poche calciatrici e calciatori possono vantare, è arrivato in sordina in occasione della gara contro il Bahrein disputata l'altra settimana a Firenze. Incontro amichevole che trattandosi comunque di un match ufficiale FIFA ha fatto raggiungere prima del previsto la quota delle 100 presenze.
L'attaccante azzurra verrà doverosamente premiata dai vertici della FIGC nella prima gara casalinga ufficiale che disputerà la Nazionale di Cabrini nella prossima stagione sportiva.
La numero otto di Agsm Verona è stata intanto convocata per l'incontro di qualificazione mondiale Repubblica Ceca - Italia che avrà luogo sabato 14 giugno a Praga dove Melania avrà modo di raggiungere la presenza numero 101.
La Nazionale si radunerà domenica sera a Novarello dove svolgerà gli allenamenti di preparazione fino a giovedì 12 quando la comitiva azzurra volerà a Praga per l'ultimo importante impegno ufficiale della stagione sportiva 2013/14.

L’Ufficio Stampa

UNA STORIA A LIETO FINE

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Elena, capitano delle Giovanissime del Tradate, nasce 13 anni fa e rinasce per la seconda volta nel settembre 2012, quando, dopo un brutto male, torna a sentirsi viva. In un intervallo di tempo così breve tutto dovrebbe scorrere senza pensieri, i giochi dovrebbero avere più spazio dei compiti e i nemici non dovrebbero ancora avere un senso ma restare rinchiusi nei libri degli adulti. Elena invece un nemico cattivo l’ha conosciuto nell’ottobre 2011 quando, durante una partita del Campionato Giovanissime Regionali, si accorge di avere un nodulo sulla coscia sinistra. Comincia per lei un viaggio difficile che la porta prima dal fisioterapista della società, poi al pronto soccorso, infine in pediatria dove rimane ricoverata per due settimane.

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"MARTA VERGANI, l’ULTIMO RIGORE è TUO!!"

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Quando un Mister dice così ad una sua giocatrice si vede che si FIDA al 100%, sa che “consegna” il rigore che può essere decisivo ad una atleta con un carattere forte e deciso, che sa mettere a freno l’EMOZIONE del momento per concentrarsi poi SOLO sul pallone decidendo freddamente dove tirarlo per ingannare il portiere.
Marta è tutto questo, un compendio di energia fisica e mentale che esprime sempre quando è in campo contro qualsiasi avversaria, lei per principio deve arrivare “prima delle altre ”.. è una “combattente nata” e se la statura non l’aiuta sui palloni alti, non se ne fa più di tanto un cruccio, lei è lì per evitare i cross dalle fasce laterali, lei è lì per pressare le avversarie, per non permettere loro dribbling e tiri pericolosi, compiti che lei assolve sempre senza molti problemi.
Ho rivolto a Marta qualche domanda per farla conoscere meglio ai tanti tifosi di Calcio Femminile che l’hanno seguita insieme alle sue SPLENDIDE compagne di squadra nella conquista del terzo posto ai Mondiali Under 17 in Costa Rica.
Raccontaci brevemente la tua avventura in Costa Rica, come hai vissuto le partite, come vivevi le tue giornate, il tuo rapporto con le compagne di squadra?
Innanzitutto, per me, questa esperienza è stata incredibile non solo per il bronzo che abbiamo portato a casa ma soprattutto per tutte le emozioni che abbiamo provato e fatto provare. Abbiamo vissuto un'avventura da vere professioniste, che ci ha permesso di notare i piccoli dettagli che fanno la differenza, come in altri Paesi si creda davvero nel calcio femminile al contrario dell’Italia e come veramente ci si dovrebbe allenare per arrivare ad alti livelli. Quando siamo arrivati in Costa Rica tutti ci hanno accolto con calore. Quando andavamo in giro le persone che incontravamo ci chiedevano di firmare autografi, volevano fare delle foto con noi… insomma ci facevano sentire importanti, che anche noi contavamo qualcosa. Non come accade in Italia che il calcio femminile non importa a nessuno e tu non conti niente. Li ogni giorno lo vivevamo al meglio. Con allenamenti, riunioni tecniche, video analisi… cercavamo sempre di arrivare alla partita con la giusta preparazione, sia mentale che fisica. Andavamo in campo per dare il massimo con la grinta e la determinazione che ci hanno sempre distinte. Con la voglia di vincere, di far vedere che ci siamo anche noi e che il calcio femminile può essere bello come qualsiasi altro sport.
Mi ricordo che quando siamo andate ad allenarci per la prima volta sul campo di San José, avevamo tutte gli occhi lucidi, non ci credevamo: quello era un vero e proprio stadio di 35 mila persone. Quella immensa struttura era stata messa a disposizione per noi, noi che fino ad una settimana prima eravamo abituate a giocare in dei campi che se c’era l’erba era già un buon campo. Io ero emozionatissima e non vedevo l’ora di giocare quelle partite, di far vedere a tutti quanto valevamo e che anche noi potevamo realizzare qualcosa di grande.
Quando arrivava il momento dell’inno di Mameli i nostri pensieri andavano alle famiglie, a chi in Italia ci guardava da un televisore anche in piena notte, alle nostre compagne di squadra, ai nostri allenatori, a chi ha sempre creduto in noi. Io, personalmente, pensavo a quanta strada avevo e ho fatto per arrivare fino a li. Che tutto questo è iniziato da una spiaggia e dai miei fratelli.
Al termine degli inni, per far passare la tensione, ricordavo a me stessa che era solo una partita di calcio, il mio gioco preferito, quello per cui ho iniziato a sognare. E, consapevole che le mie compagne mi avrebbero dato un mano e un sostegno in caso di bisogno durante la partita, entravo in quel rettangolo verde a testa alta, cosciente di quello che dovevamo fare: provare a raggiungere il nostro sogno, un obbiettivo storico.
Credo che ad averci portato fino a li, sia stato soprattutto il legame che si è instaurato tra di noi durante questa nostra avventura. Siamo rimaste sempre unite sia che vincevamo sia che perdevamo. Ci aiutavamo le une con le altre e inoltre in campo non mettevamo solo la bravura tecnica e tattica, ma anche il cuore. Ci mettevamo passione. Cercavamo di divertirci dando il meglio di noi stesse. E quando le gambe non andavano più era proprio il nostro cuore a mandarci avanti, a farci proseguire.
Quali sono state le emozioni più grandi che hai vissuto in campo durante le partite, l’inno di Mameli… i goal…segnati e anche subiti,…i rigori….?
L’emozione più grande credo sia stata quando abbiamo vinto ai rigori contro il Venezuela per conquistarci il terzo posto perché comunque avevamo e abbiamo tuttora raggiunto un obbiettivo storico che rimarrà nella storia. Ma un’altra grande emozione che ho provato è stata quella di aver tirato l’ultimo rigore decisivo contro il Ghana perché in quel momento avevo sulle spalle una grossa responsabilità, ma sapevo che tutte le mie compagne, il mister, lo staff.. riponevano la loro fiducia in me.
Questo VOSTRO gruppo vincente è nato tre anni fa, puoi ripercorrere velocemente questo periodo, tutto il lavoro svolto durante gli allenamenti…, il vostro “dialogo” continuo con i Mister, la soluzione dei problemi in campo e fuori…?
A ripensarci, non pensavo proprio che da quel lontano stage di Norcia saremmo arrivate fino a qui, a disputare i mondiali. Il lavoro che abbiamo svolto è stato molto, con il mister ci siamo occupate delle parte tattica, mentre con Rita della parte tecnica. Tutti i raduni che abbiamo fatto servivano a farci crescere e a migliorare. Ogni volta che avevamo qualche dubbio su qualcosa ci bastava chiedere, senza problemi, e il mister o Rita ci rispondevano senza alcuna difficoltà. Secondo me, questo dialogo ci ha aiutato molto nella nostra avventura per capire i nostri sbagli e cercare di non commetterli più. Inoltre avendo trascorso un percorso così lungo il rapporto tra noi giocatrici e i mister si reso sempre più forte, e alla fine eravamo diventate un vero gruppo, all’interno del quale non c’erano differenze ma solo l’amicizia e il rispetto per l’altro. Credo sia stato questo elemento che ci ha fatto raggiungere questo traguardo storico.
Come è nata questa tua passione per il calcio, la tua prima squadra, i tuoi primi allenatori….?
Questa mia passione per il calcio è nata da quando ero piccola su una spiaggia al mare. Avendo due fratelli maschi che giocavano a calcio anch’io ho iniziato ad appassionarmi a questo sport e all’età di 6 anni, con mio fratello gemello Matteo, ho cominciato a giocare nella squadra dell’oratorio del mio paese: l’Azzurra. A questa società devo molto poiché qui ho avuto diversi allenatori che mi hanno dato tanto. Mi hanno insegnato a giocare a calcio, ma anche ad avere rispetto dell’avversario, a non mollare mai fino all’ultimo secondo e soprattutto che si vince solo se si è squadra e non singolarmente.
Oggi giochi nel Real Meda, che sta disputando un ottimo campionato di vertice; come ti trovi in questa Società e quali sono i tuoi obiettivi personali che vorresti raggiungere sia in questa Società che in Nazionale?
Nella società del Real Meda mi son sempre trovata bene fin dal primo momento che lo conosciuta. Questo è il mio quarto anno in questa squadra e quest’anno, con la prima squadra stiamo disputando un buon campionato. Siamo li al vertice e mi piacerebbe vincere questo campionato. Anche se abbiamo fatto qualche passo falso durante il nostro percorso e ora siamo terze, sono sicura che non è ancora finita. Abbiamo ancora due partite da andarci e giocare e se la fortuna ci assisterà potremo superare le altre squadre e andare a prenderci la vittoria.
Per quanto riguarda la nazionale invece mi piacerebbe far parte della nazionale under 19, e magari un giorno anche di quella maggiore.
Raccontaci adesso un po’ la tua vita privata: i tuoi studi, cosa vorresti fare DA GRANDE, le tue speranze, le tue ambizioni…..?
Studio al liceo artistico Amedeo Modigliani di Giussano e questo è il mio terzo anno. Una volta raggiunto il diploma mi piacerebbe continuare il mio percorso formativo studiando architettura in università, anche se confesso, mi piacerebbe dedicarmi solamente al calcio. Ma purtroppo so bene che, diversamente dai ragazzi, noi ragazze dobbiamo crearci un futuro fuori dal campo poiché questa nostra attività non è riconosciuta come una vera professione.
Ora raccontaci dei tuoi HOBBY, le tue letture, i tuoi cantanti e attori preferiti… hai qualche canzone che senti sempre e che ti dà un emozione particolare ? Hai qualche FILM che ti ha colpito in questo ultimo periodo?
Un mio hobby è fare puzzle con la mia famiglia. Invece riguardo ai cantanti o attori non ne ho di preferiti, però mi piacciono molto i film di azione e fantascienza.
Un viaggio che vorresti fare…..la Nazione o la città che vorresti visitare…. sia da sola…che in compagnia…?
Mi piacerebbe vedere gli splendidi paesaggi che compaiono sulle fotografie delle riviste, dei giornali…, visitare città diverse, come Madrid, Barcellona, Sidney, Atene, Londra... insomma vorrei guardare un po’ tutte quelle meraviglie che ci circondano, fare una specie di giro del mondo anche da sola, ma sarebbe molto più bello se potessi farlo in compagnia delle mie amiche o anche della mia famiglia.

Grazie Marta per la tua disponibilità e simpatia… e ancora tantissimi complimenti a te e alle tue compagne UNDETR 17… per quello che “avete combinato” in Costa Rica!

Intervista di MARIO MERATI — Calciodonne.it

 

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INFORTUNI ALLE GIOVANI CALCIATRICI

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Articolo tradotto e liberamente tratto da“ Injuries in Young Elite Female Soccer Players” di Le Gall et all. sulla rivista The American Journal of Sports Medicine.
I dati epidemiologici sugli infortuni riguardanti le giovani calciatrici sono molto scarsi e pochi studi sono stati fatti su questo argomento.
Il ginocchio e la caviglia sono le parti anatomiche più soggette a lesioni nelle atlete che giocano a calcio e la maggiore incidenza in assoluto di infortunio è al legamento crociato anteriore.
E’ stato fatto uno studio per 8 stagioni prendendo un range di ragazze francesi dai 15 ai 19 anni. Da questo studio emergono dati interessanti.

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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